- Paolo Messere - Tutti gli strumenti
1. Distant Way
2. Ancus Martius
3. Extraordinarie
4. Ian Hungar
5. Desert Quiet
6. Namid Grey
7. Falbrav
8. Lautarj
9. Electrocutionist
10. Gentlewave
11. Rockmaster
12. Balabiot
Violet Pharmacy
Eccoci di fronte all'opera prima di Alessio Pinto, giornalista che nel 2007 esordisce nella scena rock italiana con un disco particolare e ricco di notevoli sfumature: Violet Pharmacy.
Pinto, sotto il monicker di Fish Of April, ha dato vita ad un disco fresco e di facile assimilazione, in cui atmosfere tipicamente post rock vengono tagliate da aloni dark e leggere sfumature elettroniche che aggiungono un tocco di peculiarità ad un album interessante nei suoi linguaggi, anche se non sempre di buon livello. A suonare e registrare il disco è stato Paolo Messere, conosciuto per la sua Seahorse Recordings, per la quale è uscito questo lavoro, e per i Blessed Child Opera di cui è la mente principale.
Ma iniziamo a parlare di Violet Pharmacy, aperto dalla lenta e sfumata Distant Way in cui leggeri effetti elettronici si fanno spazio nella struttura portante, poco movimentata e a tratti addirittura stancante per quanto la canzone sia incapace di colpire fino in fondo. Sicuramente di miglior livello è la successiva Ancus Martius, più dinamica e caratterizzata da riff decisamente più coinvolgenti nonostante siano presenti alcuni cali di tensione che scompaiono letteralmente con la terza Extraordinaire, elettronica, pulsante e capace di avvolgere nella sua atmosfera dark che riporta la nostra mente ai tempi della wave degli '80.
Più si va avanti, più il disco presenta nuove sfaccettature stilistiche, come per la movimentata Ian Hungar o per la semplice e orecchiabile Lautarj in cui melodie immediate si susseguono colpendo l'ascoltatore per l'eleganza con cui vengono arrangiate, caratteristica poco riscontrabile nel disco dato che le atmosfere suggerite vengono sostenute da un riffing più marcato e pungente come quello che si può tirare fuori da canzoni come Namid Grey, Desert Quiet e la conclusiva Balabiot, bizarra e originale negli arrangiamenti come nelle melodie, a cavallo tra sfumate radici post rock e leggere sperimentazioni elettroniche.
Da notare è anche la buona prova di Alessio Pinto in Electrocutionist, canzone spessa e corposa nel suo riffing in cui le chitarre tessono melodie pungenti come quelle che si trovano a metà brano, e altre più aperte ed emozionanti, basti prendere come esempio il riff finale che chiude la canzone con notevole intensità, nonostante la voce che accompagna l'arrangiamento strumentale sia di decisamente di basso livello (caratteristica presente in quasi tutto l'album, purtroppo).
Violet Pharmacy rimane un'opera ascoltabile e interessante, ma decisamente migliorabile sotto molti punti di vista, soprattutto per quanto riguarda la voce, la registrazione e la discontinuità che ogni tanto viene fuori se si ascolta tutto l'album nella sua interezza. Ma d'altronde farsi notare in generi di nicchia come questi comporta alcuni sbilanciamenti stilistici che vanno inevitabilmente ad influire sugli esiti finale di una musica che Alessio Pinto ha saputo però esprimere con apprezzabile coraggio. Manca un bel pò, ma il miglioramento è già visibile.