Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Spikefarm Records
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Katla – Voce e Liriche
- Wilska – Voce
- Somnium – Chitarra
- Trollhorn – Tastiera
- Tundra – Basso
- Skrymer – Chitarra
- Beast Dominator – Batteria

Tracklist: 


Suohengen Sija (2:58) Asfågelns Död (3:46) Försvinn Du Som Lyser (2:38) Veripuu (1:15) Under Varje Rot Och Sten (3:17) När Allt Blir Is (2:36) Den Sista Runans Dans (3:44) Rov (2:05) Madon Laulu (4:01) Svart Djup (3:57) Avgrunden Öppnas (2:19)
“This album is dedicated to our dear friend and bandmate Teemu “Somnium” Raimoranta – 1977 / 2003” - Finntroll

Finntroll

Visor Om Slutet

“Jaktens Tid” fu un vero e proprio punto di svolta nella carriera dei Finntroll: nel bene e nel male, il destino ha giocato alcuni tiri davvero beffardi alla band finlandese, sottoponendola a una fama sempre crescente e a colpi morali davvero devastanti. Sto parlando degli avvenimenti che, a cavallo tra il 2002 e il 2003, portarono i Finntroll a perdere entrambi i membri fondatori della band: il vocalist Katla si trovò impossibilitato a cantare per colpa di un tumore alle corde vocali, mentre il chitarrista Somnium morì in seguito alla caduta da un ponte di Helsinki. In questo periodo sfortunatissimo, la band si concentrava sulla realizzazione di questo “Visor Om Slutet”, un EP di canzoni acustico-atmosferiche che riflettono il manto di tristezza e cupezza stesosi sugli altrimenti festaioli Troll nord-europei.

“Visor Om Slutet” quindi rappresenta un episodio a sé stante nella carriera di questa band, solitamente travolgente nei suoi assalti di Folk-Black Metal, che qui vengono totalmente accantonati; questo ‘esperimento’ contiene invece moltissima musica Ambient, riflessiva, misteriosa e ricreante un’atmosfera notturna e forestale, insieme a qualche episodio Folk cantato, in cui la band da sfogo alle proprie velleità acustiche in brani talvolta giocosi e, più spesso, melanconici.

I vari segmenti Ambient danno continuità ed atmosfera al disco, utilizzando un ampio campionario di suoni e rumori: è il caso di brani come “Suohengen Sija” e “När Allt Blir Is”, silenziose sinfonie in cui le evoluzioni delle tastiere vengono commentate dal gracidio delle rane e dal frinire dei grilli, o di capitoli più inquietanti come la strana “Rov”, che ci presenta una qualche bestia intenta ad addentare il proprio pasto serale, o come la guerresca e cupa sinfonia finale “Avgrunden Öppnas”; è particolarissima invece la nona “Madon Laulu”, ancestrale ed esoterico mantra sciamanico invocato con toni ossessionanti.

Ma il vero motivo per cui il disco ha avuto così tanto apprezzamento da parte dei fans è sicuramente la qualità delle ‘canzoni’, in realtà solamente quattro, a cui però si può aggiungere, per varietà, anche la corale “Under Varje Rot Och Sten”; in questa traccia, dopo un’introduzione di sublime e delicata poesia descrittiva dei synth, veniamo investiti dai canti e balli delle bande dei Troll, che scesa la notte spuntano ‘da sotto ogni radice e pietra’ e incominciano a ballare sui loro ritmi spensierati, fra cori alcolici, tamburelli e sonagli, flauti e armoniche, in un crescendo danzante dal grande fascino.
Ma andiamo ai brani cantati: fra questi, il primo che incontriamo è “Asfågelns Död”, lenta e cadenzata recita Folk, alquanto monotona e ipnotica, caratterizzata da un’atmosfera greve e da parti strumentali dal tono oscuro, ma capaci di crescere in un climax ossessivo, marziale e colmo di tensione; questa tensione verrà liberata dal ritmo scanzonato della successiva “Försvinn Du Som Lyser”, uno dei pezzi più fortunati del repertorio Finntroll: strofe esilaranti, ritmate e saltellanti, sono il prologo per un refrain ricchissimo di armonie, cantato più volte in coro, finché d’improvviso tutto si ferma: i Troll saltano, fanno cerchio e battono le mani, incitando con grida, urla e risate il loro leader, che poco dopo si getta nuovamente fra loro a dare spettacolo, cantando e maledicendo il Sole oramai tramontato, coperto dai delitti e dalle razzie delle orde della notte.

Di ben altro tono invece “Den Sista Runans Dans” e “Svart Djup”, capolavori del disco: la prima, la ‘danza dell’ultima runa’, è una traccia d’immensa tristezza, aperta dall’eco di un corno ed avviluppata a cori tanto malinconici quanto dimessi; la voce principale racconta lenta, stanca, con sospiri che sanno di fine, di abbandono, di rassegnazione, su un sottofondo disegnato dalle chitarre acustiche e dal ritmo del munnharpe – delicatissima e raccolta, “Den Sista Runans Dans” può esser considerata l’ode dei Finntroll ai compagni che hanno perso o staranno per perdere.
Il richiamo di un gufo è l’incipit per l’altrettanto intima ‘oscura profondità’ in decima posizione: le ostinazioni del Folk si uniscono alle aperture spaziali delle tastiere e del pianoforte per aumentare il proprio potere espressivo, mentre le chitarre acustiche suonano oscure come non mai nella loro monumentale gentilezza: “Svart Djup” è una ballata atmosferica di grande effetto, con la voce di Wilska sugli scudi.

“Visor om Slutet” è un lavoro che (sintetizzando all’estremo e semplificandone le chiavi di lettura) può essere riassunto in tre parole: unico, per come trasforma il suono della band; personale, nel senso che deve essere capito e rapportato al periodo in cui fu concepito; affascinante, perché di canzoni così belle il mondo del Folk-Viking ne ha viste comporre davvero poche. “Visor Om Slutet” va ascoltato solo dopo essersi avvicinati ai Finntroll per la ‘porta principale’, ovvero dopo aver gustato i loro tre dischi completi, festeggiando e suonando nell’antro principale della loro caverna; a quel punto, nascosto in fondo alla grotta, dietro a stracci luridi, rudimentali armi accatastate e ossa rose dal tempo, potrete andare a recuperare questa piccola ma eclettica gemma, nera d’oscurità e tristezza, ma capace di rapire come pochi altri esperimenti di questo stampo.

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