Voto: 
8.1 / 10
Autore: 
Dead
Genere: 
Etichetta: 
CGD
Anno: 
1979
Line-Up: 

- Faust'O - tutti gli strumenti


Tracklist: 

1. Vincent Price (3:53)
2. Cosa Rimane (02:55)
3. Attori Malinconici (04:25)
4. Oh! Oh! Oh! (04:25)
5. In tua Assenza (03:09)
6. Kleenex (03:10)
7. Il Lungo Addio (03:57)
8. Funerale Praga (07:08)

Faust'O

Poco Zucchero

Sarebbe opportuno parlare ore di questo grandissimo artista italiano che a suo modo ha rivoluzionato immancabilmente la scena italiana quanto quella Wave tutta. Ma a volte come signora musica ci insegna è meglio ascoltare e tacere.

Il cantautore friulano nella sua tormentata discografia ha cercato di vomitare quanto più possibile, seppure ad una ristrettissima cerchia, i suoi pensieri e la sua attitudine, tanto che tra i suoi solchi più persone hanno affermato di essersi ritrovate faccia a faccia con l'io di questo sciamanico personaggio musicale, come catapultati in un mondo a tratti onirico e quasi infernale e a tratti iper realistico da far quasi male.
Tutto questo è Faust'O, e chi ha avuto il piacere e la fortuna di ascoltarlo e capirlo, potrà sicuramente concordare con quanto scritto; contrariamente potrebbe essere davvero ostico comprendere l'essenza di quello che sto cercando di descrivere.
Fausto Rossi in arte Faust'O esordisce nel 1978 con Suicidio, e continua sotto questo nome fino al 1985, anno della pubblicazione di Love Story. Sette anni più tardi firmandosi col suo vero nome lo ritroviamo ancora più nichilista di prima; l'album si chiama Cambiano Le Cose, e come sempre è la nota autobiografica il trademark principale del friulano.
Qualche anno dopo è la volta del primo ed unico live che testimonia l'enorme valore artistico del cantautore, e nel 1997 quasi a tributare e a chiudere un ipotetico cerchio-sigillo aperto ed iniziato venti fa, arriva Exit col suo inconfutabile significato.

Troppo impegnati e riflessivi i testi, troppo spiazzante la musica e gli arrangiamenti, troppo scomodo il personaggio e le sue idee, troppo troppo...in un'Italia che come sappiamo l'avant-guardismo musicale non è mai andato troppo a genio.
Memorabile la sua apparizione nel 1980 al Sanremo; davvero scontato lo snobbismo che si creò nei suoi confronti.
Eppure al signor Fausto Rossi non è mai interessato il successo, sarebbe stato facile per uno come lui scrivere uno di quegli infantili pezzi estivi e sbancare in cassa. Ma a lui non interessava questo, ed ancora oggi a quasi trent'anni dal suo esordio di Faust'O come burattino del music biz non se ne è mai sentito parlare. Lui ha sempre fatto tutto come voleva, e a giudicare dalla bellezza delle sue opere, noi non possiamo che appoggiarlo. Non uno sbaglio, non un cedimento, perchè la musica quando la si compone con il cuore e senza dei paletti che ne obblighino una determinata forma non può far altro che spiccare il volo.
Non si nega che bisogna esser predisposti mentalmente ad un ascolto quale può essere quello di Faust'O, ma non si nega neanche che ai più riflessivi ed introspettivi, ai più sensibili e ai più tormentati, la musica del cantautore più oscuro d'Italia sicuramente soddisferà.

Partito con un album a metà strada tra il Dark, il Rock più sperimentale e la New Wave di Bowie-iana memoria (periodo berlinese docet), arriva al suo secondo atto cambiando un pochino pelle.
Poco Zucchero datato 1979 è infatti composto da otto tracce che quasi si scindono in due diversi atti: il primo che va dalla prima alla quarta traccia, e il secondo che va dalla quinta all'ottava.
Nei primi quattro episodi infatti troviamo un Faust'O più frizzante e rockeggiante, come dimostrano le opener Vincent Price e Cosa Rimane, ma anche più commediante e beat-oriented: Attori Malinconici e Oh! Oh! Oh! sono un chiaro esempio.
I testi sono sempre un ottimo bilanciamento tra fascino ermetico e significati introspettivi, ma questa piccola sterzata probabilmente spiazza un pochino, mettendo però in rilievo le grandi qualità camaleontiche del cantautore che comunque ci regala un piacevolissimo primo quarto d'ora composto da quattro originalissime tracce; su tutte la più bella è probabimente la terza con le sue incursioni simil tzigane sul finire.
Come per magia arriva In tua Assenza e già dal titolo si intravede una verve più triste, ed infatti il pezzo sebbene arioso con i suoi break vocali e quel sassofono di sottofondo si mostra più malinconico e più propriamente Faust'O. Kleenex è il pezzo più languido del lotto, molto pacato e quindi molto noir scivola via nei suoi tre minuti come da preambolo alla chiusura del disco che è affidata alle due più belle canzoni di questo album.

Parte il viaggio verso l'uscita da questo mondo con Il Lungo Addio.
A colpire è subito il ritmo molto cadenzato e le tastiere e i sintetizzatori usati qui in un modo tanto atmosferico quanto oscuro. Sembra di essere in un sogno cubico dove la voce fuori campo di Faust'O penetra il corpo; è il Dark italiano che prende forma e la voce profonda e tormentata, quasi metallica ma passionale che Faust'O fino ad adesso aveva cercato di camufare, che esplode qui in un suo commuovente quanto impassibile vocalizzo che riesce ad entrare dritto nella testa. Una ballata nera pseudo ossessiva che purtroppo ha come unico diffetto terminare troppo in fretta.
Chiude definitivamente questo disco uno dei migliori pezzi in assoluto nella discografia di questo artista, Funerale Praga.
Tutti gli strumenti si sposano per dar vita a sette intensissimi minuti di Dark Wave italiana accompagnati da funerei testi cupi e senza vita che si stagliano sopra un lavoro di tastiera e sintetizzatori di progressiva memoria come cari Goblin insegnano.
Una casa di marzapane persa in un bosco di streghe, questa è Funerale Praga. L'assolo di sassofono che accompagna i sintetizzatori e quanto di più nero la musica italiana possa aver concepito in quegli anni, un urlo di disperazione accompagnato da una batteria dal suono freddo che scandisce il tempo come tonfi di una marcia funebre, lentamente e sommessamente, come per una morte lenta e indolore.
Il fade out ci risveglia dal torpore di questa nenia come la pece, che somiglia ad un incubo cosi morbosamente affascinante da impaurire a morte chi nella notte ha sempre cercato una luce accesa...
Funerale Praga da solo vale l'acquisto di questo album, che comunque altro non è che un passaggio transitorio nella discografia di un cantante che solo nel prossimo futuro ci farà assaporare le sue migliori perle.

Consigliato a chi ama il Rock alternativo, a chi ama la New Wave e la Dark Wave, e sicuramente a chi ama le sperimentazioni elettroniche tipiche anche del primissimo Franco Battiato.
Faust'O è un artista molto singolare che certamente andrebbe conosciuto da chi ancora non ne ha mai sentito parlare, anche se purtroppo oggi giorno i suoi dischi sono quasi del tutto introvabili.
Poco Zucchero offre inoltre (a differenza degli altri lavori) a causa della sua versatilità una panoramica più ariosa che consentirà un facile ascolto anche a chi non si può definire un appassionato di queste sonorità.
Il voto di questo disco è in virtù anche di quelle che sono le prossime uscite, che oggettivamente parlando toccano livelli di bellezza nel genere poche volte raggiunti. Sicuramente un artista di cui patriotticamente parlando si può andar fieri.

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