- Aleister - chitarra, voce
- Steve DiGiorgio - basso
- Ghiulz - chitarra
1. Purple Children (05:36)
2. Wet Veils (05:58)
3. Sentimental Worship (04:21)
4. Golden Wine Countess (04:17)
5. Servants of Morality (04:51)
6. Carnal Beatitude (05:28)
7. Pig God Dog (02:27)
8. Holy Hole (04:51)
9. A Religion-free World's Dream (02:06)
From Glory to Infinity
Diciassette anni per pubblicare il loro primo album. Diciassette anni passati nel’underground, tra infiniti problemi come nella miglior tradizione italiana prima di vedere la luce in fondo al tunnel. Questa introduzione potrebbe appunto calzare a pennello per una miriade di bands underground del nostro Paese ma in questa occasione parliamo dei Faust da Milano, vero culto e tra i portatori principali, storici del verbo del death metal tricolore. Sovente ed erroneamente accostati stilisticamente ai Deicide, i Faust (capitanati dall’ormai leader storico, nonché unico membro originale dall’anno della formazione, Aleister) al contrario mostrano uno stile del tutto particolare che si distacca e di molto dal classico death metal floridiano, puntando maggiormente sulla melodia. Forse a trarre in inganno ci si mette il simbolismo satanico ricorrente nei loro booklet o i loro testi-invettive alla cristianità, tuttavia Aleister ha sempre avuto un occhio di riguardo per uno stile più personale del genere.
Per l’occasione Aleister e il secondo chitarrista Ghiulz (in formazione dal 2000) hanno deciso di puntare in alto per completare la band e registrare l’album. Steve di Giorgio al basso e Darek "Daray" Brzozowski dietro le pelli hanno dato la loro disponibilità per questo From Glory to Infinity, un album dalle molte sfaccettature che non deve trarre in inganno. I brani sono mediamente abbastanza lunghi e pregni di cambi di tempo ma il vero filo conduttore è la melodia poiché essa non viene mai dimenticata, anche se sovente unita alla velocità della sezione ritmica. Sin dall’iniziale Purple Children possiamo notare il gran lavoro delle chitarre in tremolo picking a gettare molta melodia su una base death metal, supportata dal growl profondo di Aleister e la capacità dei singoli membri di ritagliarsi il proprio spazio in un suono compatto e tagliente. Certo, vista la caratura degli special guests e della formazione in generale, non ci si poteva aspettare di meglio in termini di tecnica, fantasia e anima “progressive” mista al death metal classico. Assolutamente fantastiche le fasi soliste di Wet Veil e il suo break a base di chitarra acustica con una Sentimental Worship a seguire che ne riprende lo stile ma con alcune sezione più dirette in termini di velocità.
Si prosegue con l’intricata, arrembante e fantasiosa Golden Wine Countess, vero gioiellino di death metal melodico/progressivo e la più tagliente, veloce Servants of Morality. Fortissime influenze Death – The Sound of Perseverance si riscontrano in Holy Hole mentre la chiusura del disco è affidata alla strumentale, dalle chiare influenze dei Cynic dei tempi d’oro, A Religion-free World's Dream a riprova della bontà di un prodotto sempre articolato, ottimamente suonato e strutturato che farà la felicità di ogni amante del death metal melodico. Ora si spera che il gruppo non debba affrontare così tanti problemi affinché possa ritornare con un nuovo lavoro, magari senza aspettare tanti anni a causa di gente che non ne capisce un cavolo di buona musica.