- Kenny "Metal Mouth" Winter - vocals
- John Ricci - guitar
- Rob "Clammy" Cohen - bass
- Rik Charron – drums
1. Death Machine 04:14
2. Dungeon Descendants 03:55
3. Razor In Your Back 04:03
4. Pray For Pain 04:05
5. Power and Domination 03:08
6. HellFire 04:58
7. Demented Prisoner 04:25
8. Slaughtered In Vain 07:00
9. Skull Breaker 05:01
Death Machine
Il sole è caldo, l’acqua è bagnata e gli Exciter suonano speed metal. Con questi semplici paragoni vi introduco a Death Machine, decimo studio album per i Canadesi portabandiera del genere. Parlare degli Exciter vuol dire tirare in ballo parole come “inamovibilità”, “coerenza” e “costanza” che nel bene o nel male hanno sempre caratterizzato il sound dei Nostri, sin dalle origini per arrivare a varcare un traguardo importantissimo: 33 anni di carriera musicale!
Tantissimi avvicendamenti nella formazione hanno portato numerosi musicisti ad incrociarsi e scambiarsi ma nulla ha potuto fermare la macchina da guerra di Ricci, ora l’unico membro rimasto dal lontano 1978. Musicalmente parlando, come avete avuto modo di capire, il nuovo disco degli Exciter è praticamente uguale a qualsiasi vecchio disco degli Exciter. La chitarra del succitato Ricci traccia riffs veloci, taglienti e diretti a seguire i tempi veloci dell’ormai in pianta stabile Rick Charron, nella formazione dal 1996. In questo maelstrom fatto di velocità aggiungeteci l’ugola graffiante del singer Kenny "Metal Mouth" Winter, subentrato a Jacques Bélanger nel 2006 ed il quadro è completo. Puro speed metal che sembra uscire direttamente dagli anni 80 e ciò lo si può notare anche dai titoli delle canzoni e dall’artwork minimalista.
La produzione si è fatta notevolmente più sporca e ruvida rispetto a quella di un paio di dischi prima e lo possiamo notare immediatamente grazie alla title-track posta in apertura: tappeto di doppia cassa, riffing tirato, strofa-ritornello-strofa e tanto sudore. La voce di Kenny differisce da quella del suo predecessore per il minore utilizzo di picchi vocali molto acuti e per una maggior versatilità, cosa che può giovare al sound.
Alcuni episodi più interessanti si possono trovare nell’atmosfera lugubre che si viene a creare nel finale di una sempre monolitica e veloce Dungeon Descendants, ove il ritornello ripetuto costantemente crea una sorta di rituale, e nel riffing sporco e tetro di una coinvolgente Razor in your Back.
A dir poco devastante la marcia ossessiva di Pray for Pain, totalmente in contrasto con i tempi medi ed il riffing fangoso di Power and Domination, song con poche trovate degne di nota ma utile per spezzare la velocità d’esecuzione che finora ha regnato incontrastata.
Ora che la seconda parte del disco può iniziare, ci si aspetterebbe un ritorno alla velocità e così è con la canonica Hellfire. Poco da sindacare riguardo l’originalità perché ribadisco che si tratta sempre di un disco degli Exciter. Prendere o lasciare. Demented Prisoners mostra un leggero viramento in termini di velocità: pur non stazionando su tempi medi, la canzone possiede un maggior groove ed il riffing risulta essere più disteso. Un giro di basso distorto all’inverosimile ad opera di Rob "Clammy" Cohen ci introduce a Slaughtered in Vain, song priva di mordente e dalla durata eccessiva, sopratutto se si prendono in considerazione le variazioni dei riffs.
Si giunge così al termine dell’ascolto con la batteria martellante ed il ritorno allo stile classico del genere con Soul Breaker per un finale piacevole ma sicuramente non esaltante.
Death Machine è un lavoro Exciter al 100% e nonostante alcune carenze di idee, riscontrabili soprattutto nella seconda parte del disco, sarà sempre apprezzato dai nostalgici e criticato per lo stile da altri. Ciò che a me fa impazzire di gioia è vedere la capacità che il gruppo ha di fregarsene dei trend, rimanendo sulla scena per così tanti anni ed essere ancora capace di suonare il genere che loro stessi hanno inventato. Immortali.