- Luca Martello - chitarra e elettronica
- Vincenzo Di Leo - basso
- Stefano Manfrin - batteria
- Antonietta Scilipoti - voce, tastiera
1. Infected
2. Away
3. Limelight
4. Love Will Tear Us Apart (Joy Division cover)
5. Breakaway
6. I Do
7. About You
8. Misbecoming
9. For The Things I Care
10. Sleep
Teach Me How To Bleed
A scuotere il panorama Dark & Gothic italiano intervengono i valdostani Even Vast che, giunti al terzo album di studio, propongono un Gothic Rock ricco di influenze Dark e Electro: Teach Me How To Bleed si colloca infatti a cavallo tra la tradizione Dark degli anni Ottanta e le rivisitazioni contemporanee di elettronica, dimostrando di possedere una struttura convincente ed un sound originale. La voce di Antonietta Scilipoti emerge dal tessuto delle chitarre e delle tastiere, ma la registrazione a tratti non è ancora completamente valida, poiché appare difficoltoso distinguere con chiarezza le varie sezioni strumentali.
L’atmosfera è comunque parecchio decadente, come testimonia già l’opener Infected, in cui il pianoforte si esibisce in note sparse ma efficaci e in cui le tastiere sinfonico/elettroniche corrono parallelamente ai temi di chitarra. E se Away è un episodio fortemente debitore del Gothic Rock di vecchio stampo, Limelight presenterà un approccio Cure (del periodo di Seventeen Seconds/Faith) che affascinerà.
Tralasciando la cover di Love Will Tear Us Apart (Joy Division), si arriva a Breakaway, dai tratti sentimentali e dall’alone dimesso: in questo capitolo Antonietta dà il meglio di se stessa, riuscendo a variare il proprio tono vocale fino a raggiungere livelli elevati e tutt’altro che scontati.
Ciò che penalizza maggiormente gli Even Vast è appunto la produzione non eccezionale, poiché se le stesse tracce fossero state registrate con maggiore cura, Teach Me How To Bleed potrebbe costituire un’opera discografica davvero ben riuscita sotto ogni profilo.
In definitiva si consiglia l’ascolto della terza realizzazione degli Even Vast agli amanti delle sonorità tenebrose degli anni Ottanta e a coloro che non disdegnano le sperimentazioni elettroniche legate al Dark: si sarebbe potuto migliorare notevolmente l’album nelle strumentazioni, ma il risultato è più che accettabile. Si auspica comunque che il successore di Teach Me How To Bleed possa raccogliere l’esperienza dei lavori precedenti e presentare ancora un sound all’altezza dei tempi, poiché gli Even Vast hanno ottime doti di song-writing ed un’inventiva alquanto spiccata.