- Greg Chandler - Voce e Chitarra
- Gordon Bicknell - Chitarra
- Mark Bodossian - Basso
- Olivier Goyet - Tastiera
- Joe Fletcher - Batteria
- Kris Clayton - Chitarra
Disco 1
1. Circle
2. Beneath This Face
3. Quickening
4. Caucus of Mind
Disco 2
1. Silence
2. The Order of Destiny
3. Ignotum Per Ignotius
The Maniacal Vale
“Hallucinations enter the shadows...
Losing the mind
On this path to oblivion”
Come rimanere fedeli alle proprie più remote origini, pur maturando un suono sempre più particolare, evoluto e profondo: gli Esoteric, oggigiorno tra i più degni eredi di una tradizione Doom che in Inghilterra ha nobilissime radici, sono un gruppo di talento e dalla spiccata personalità, attivo da una quindicina d'anni e letteralmente idolatrato dai cultori del Funeral Doom più sperimentale e lisergico; la primavera del 2008 vede tornare sulle scene, sempre spalleggiato dalla Season of Mist, il sestetto guidato da Gerg Chandler e Gordon Bicknell con questo “The Maniacal Vale”, doppio-album che giunge a quattro anni di distanza dal precedente “Subconscious Dissolution into the Continuum” e che è pronto a confermare su livelli di assoluta eccellenza l'operato dei britannici.
Della line-up classica sono rimasti solo i due già citati fondatori: è stato invece inserito un tastierista, Olivier Goyet (principale responsabile della moltitudine di effetti che ritoccano e mutano le atmosfere degli Esoteric), mentre sono cambiati il bassista (c'è ora Mark Bodossian, con trascorsi in altri pesi massimi del genere, quali Pantheist e Mournful Congregation), il terzo chitarrista (è entrato Kris Clayton al posto dello 'storico' Steve Peters) e il batterista: il neo acquisto Joe Fletcher si rivela una delle carte vincenti di questo lavoro, visto che i suoi ritmi sono sempre interessanti e corposi: pur mantenendo il passo ferale tipico del Funeral Doom, egli riesce (grazie anche ad un sopraffino lavoro in fase di mixing e produzione) a riempire alla perfezione i suoi spazi, senza limitarsi ad un blando accompagnamento ma diventando parte integrante del flusso sonoro targato Esoteric. “The Maniacal Vale”, con i suoi due dischi per centouno minuti di musica, segna anche un inversione di tendenza rispetto ai due più immediati predecessori, responsabili di una riduzione del minutaggio, riallacciandosi invece alla struttura di quel “The Pernicious Enigma” che nel 1997 diede un impulso fondamentale alla carriera del gruppo inglese.
“The Maniacal Vale” è il disco più psichedelico ed intenso degli Esoteric, quello che più di tutti riesce a trasformare le apocalittiche sinfonie musicali del sestetto in immagini vivissime, sfumate allucinazioni e vibranti impressioni: le tre chitarre lavorano sapientemente su piani diversi, costruendo strati di melodie che s'incastrano tra loro con certosina precisione, disegnando lente spirali ed incomprensibili forme geometriche, i cui esatti confini vengono velati dalle tenebrose tastiere e dagli eterni boati della voce growl di Greg Chandler. Il tutto si coagula in un risultato estremamente compatto ed omogeneo, come forse mai è successo in questo genere prima d'ora: è una gemma multicolore, in cui ogni scintillìo è in armonia con gli altri, pur nascondendo un accorgimento tutto particolare.
E' quasi naturale, quindi, che una band del genere si esprima ai massimi livelli su distanze lunghe, lunghissime, interminabili (ma non per questo diluite!): lo dimostrano capolavori come “Circle” o “Ignotum Per Ignotius”, entrambi dei colossi da venti minuti l'uno costruiti con crescendo formidabili, che partono da arpeggi obliqui, neri come la pece, spersi sul vuoto elettronico delle tastiere, ma che dopo una marcia straziante si concluderanno in un maelstrom di vorticose chitarre soliste rigorosamente al rallentatore.
Nonostante un suono sempre coerente e fedele (e una durata impressionante), “The Maniacal Vale” non è un disco né noioso né tradizionalista: la varietà melodica è assicurata dallo svolgersi delle linee delle chitarre, quella ritmica dall'abilità di Fletcher (che, con i suoi compagni al seguito, ci porta addirittura a due passi dal Death Metal in “Caucus of Mind”), mentre, per quanto riguarda le atmosfere, saltuariamente si scorge addirittura una venatura di malinconica speranza (!) in taluni arpeggi, e altrove s'incontrano momenti in cui l'influenza della componente elettronica si fa più marcata: si senta il narcotizzante incipit di “Quickening”, che prima di essere sconquassato da un poderoso riff di chitarra, è caratterizzato da una voce distorta dall'eco e dagli ambigui sfondi Ambient, incurvati dalle evoluzioni digitali di Goyet, innesto vitale nell'ambito della creazione di questo “The Maniacal Vale”.
Non sarà un viaggio emotivamente piacevole, quello che vi aspetta nella 'valle maniacale' degli Esoteric: sarà un'esperienza ombrosa e sfiancante, fatta di fumosa psichedelia, di paurosi deliri e miraggi terrificanti, ma capace di mostrarvi una tavolozza di colori che va ben al di là del consueto range di grigi e neri cui troppo spesso gli artisti Funeral si limitano.
Mi sbilancio: nonostante la caratura dei propri, pur intoccabili, predecessori, toccherà a “The Maniacal Vale” essere ricordato tra gli apici assoluti del Doom di matrice estrema del nuovo millennio, al fianco dei (capo)lavori di giganti quali Shape of Despair, Evoken, Mournful Congregation e Dolorian.