Voto: 
7.4 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Helge Stang − Voce
- Rene Berthiaume − Chitarra e Tastiera
- Andreas Völkl − Chitarra
- Sandra Völkl − Basso
- Manuel DiCamillo − Batteria

Guests:
- Kurt Angerpower – Chitarra
- Ulrich Herkenhoff – Flauto di Pan
- Agnes Malich – Violino
- Gaby Koss – Voce
- Jörg Sieber
- Muki Seiler


Tracklist: 

:
1. Prolog auf Erden (03:39)
2. Wurzelbert (04:59)
3. Blut im Auge (04:45)
4. Unbesiegt (06:19)
5. Verrat (06:05)
6. Snüffel (05:45)
7. Heimwärts (02:34)
8. Heiderauche (02:31)
9. Die Weide und der Fluß (07:21)
10. Des Sängers Fluch (08:05)
11. Ruf in den Wind (04:54)
12. Dämmerung (05:55)
13. Mana (16:23)

Equilibrium

Sagas

Approdati sotto il colosso Nuclear Blast grazie al buon riscontro ottenuto dal piacevolissimo disco di debutto “Turis Fratyr” (Black Attakk Records, 2005), i germanici Equilibrium hanno ottenuto la chance per poter effettuare un netto salto di qualità e popolarità: nonostante la giovane età discografica (e per alcuni membri, anche anagrafica), il quintetto tedesco non ha sprecato la ricca occasione - “Sagas” si propone infatti come il nome 'caldo' dell'estate 2008 in ambito Folk/Viking Metal, in attesa del nuovo Amon Amarth in uscita a Settembre.

Il discorso musicale non fa che ampliare quanto già ben messo in mostra da “Turis Fratyr” (un gran disco trascinato a livello di diffusione dalla notorietà del Finntroll-esco inno “Met”), sviluppando pertanto un Folk Metal molto tastieristico, iper-melodico ed enfatico, stilisticamente vicino alla recente scuola finlandese cui fanno capo Ensiferum e Turisas: ad essi (specialmente ai primi) li accomunano le grandi dosi di melodia, le nettissime influenze del Power Metal e l'importanza degli arrangiamenti di tastiera. Nonostante un suono che potenzialmente potrebbe sembrar costruito più per adulare l'ascoltatore che per raccontare visioni, gli Equilibrium riescono a tirare fuori un disco convincente ed interessante, oltre che (ovviamente) di facile fruibilità e di piacevole ascolto: merito del saggio equilibrio (perdonate il gioco di parole) nel dosare stili e temi musicali, evitando di diventare ridondanti o smielati a livelli insopportabili a causa dell'accentuata vena Power Metal: intelligente quindi la decisione di far succedere alla splendida “Unbesiegt” (un brano dai toni inizialmente quasi latinoamericani, vicini agli Angra più Folk di “Holy Land”) una più grezza “Verrat” (basata su un riff 'quasi' Black Metal) e di inserire poi al centro della successiva “Snüffel” una sezione ai limiti dell'Hard Rock – ottimi accorgimenti atti a mitigare la noia derivante dalla scarsa espressività del cantato in screaming, a nascondere l'estrema artificiosità sonora del disco (ben lontano dalla genuinità degli storici nomi del settore) e ad accentuare la varietà melodica (questa sì, assolutamente straordinaria) dell'album.

Estremamente mutevoli sono infatti i capitoli di questa 'saga': “Heimwarts” riprova il giochetto di “Met” con la sua folkeggiante velocità condensata in due minuti di puro divertimento, “Die Weide und der Fluß” prova la carta epica (con i cori, una cadenza più posata e una lunga durata), “Blut Im Auge” e “Ruf in den Wind” sono inarrestabili anthem Folk-Power-Metal dal tiro formidabile, “Heiderauche” è un pessimo intervallo a metà tra la new-age e la pomposità tipica di molti degli intermezzi Metal di sola tastiera, la lunga “Des Sängers Fluch” propone una bella introduzione acustica in preparazione al solito, bene eseguito, Folk Metal (si segnala la presenza di un vero – e non sintetico – flauto di Pan), e via discorrendo, fino a raggiungere la conclusiva outro “Mana”, orgoglioso e magnifico, seppur retorico, affresco di sedici minuti che con la sua grandiosa magniloquenza è il culmine della poetica degli Equilibrium: tante idee, tante melodie, tanta varietà (i sontuosi cori sostituiscono, con buonissimi effetti, il canto arcigno ma ben poco significativo di Helge Stang) e si perdona qualche passaggio di dozzinale new age celticheggiante, le forzate citazioni classicheggianti o sezioni di vero e proprio, oltremodo sontuoso, Power Metal, in quanto ben inserite in un quadro generale che fa della propria grandiosità il marchio di fabbrica: è la chiusura di una “Saga”, dopotutto.

A parte un paio di passaggi a vuoto (l'inconcludente “Dämmerung” e la manieristica “Heiderauche”), un cantante che non regge minimamente il confronto con i mostri sacri del settore (che nel Viking Metal sono nomi pesantissimi, da Vintersorg a Thomas Vaananen, da Krystoffer Rygg a Grutle Kjellson) e una malcelata tendenza ad utilizzare alcuni cliché del Power Metal (batteria con doppia cassa in evidenza e una certa leggerezza del sound delle chitarre), gli Equilibrium riescono a confezionare un disco bello, trascinante e piacente (anzi, forse troppo volutamente 'piacione' in alcuni punti), ricco di spunti melodici degni di nota e di canzoni ben scritte ed arrangiate: pur non augurando al Folk Metal ulteriori sviluppi in questa direzione così leggera, ruffiana e Power-oriented, non si può che fare un plauso ai cinque tedeschi per l'efficacia della loro ultima realizzazione, capace di rimanere tutto sommato bilanciata tra estremo e melodico, tra epico e veloce, tra il dilettevole e il serio: i fan del Folk Metal più moderno e frizzante ne saranno entusiasmati.

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