:
- Victor Love - voce, chitarra, synth
- Noras Blake - synth, voce
:
1. Chronicles Of A Dying Era
2. 1600 A.D.
3. Substantia
4. The Flood
5. Creators
6. Needle Hive
7. Burning
8. Introspection
9. Of Shade And Light
Chronicles of a Dying Era
"Epochate è uno sguardo all'eterna lotta generate dal pensiero e dal potere. Epochate è il viaggio dell'umanità attraverso filosofie, ideali e credenze, politiche e religiose. Un resoconto degli sforzi, delle sconfitte e delle vittorie della razza umana durante un epoca di guerre, violenza e arroganza.
Mentre il mondo lentamente scivola verso l'oblio, incapace di sopportare il peso dei suoi arroganti sovrani, tutto ciò che possiamo fare è attendere che l'inevitabile sopraggiunga, e che l'equilibrio venga restaurato, al termine di questa era morente.
Epochate non è un nuovo inizio.
Epochate è la fine."
Prendendo spunto da quanto scritto direttamente sul sito ufficiale, mai parole furono più esplicative dell'atmosfera incombente e terrea e al contempo bellicosa e quasi apocalittica che si respira ascoltando Chronicles Of A Dying Era, debut album della nuova creatura musicale fondata dal vulcanico leader dei Dope Stars Inc., Victor Love, in compagnia di Noras Blake, già con Spineflesh ed Edenyzed, nel lontano 2008. Il progetto nasce da una circostanza favorevole di cui gli Epochate rendono conto sulla loro pagina web: tutto nasce quando Noras Blake sottopone all'attenzione della Subsounds Records, che già detiene nel proprio roster i Dope Stars Inc. di Victor Love, un promo interamente strumentale di canzoni industrial orchestrali; immediatamente il direttore della label, Davide Cantone, contatta Victor Love affinché si assuma la responsabilità della produzione dell'album. Dopo aver ascoltato le versioni demo, ques'ultimo si rende subito conto delle potenzialità di questo progetto e soprattutto della possibilità di trasformarlo in una band più completa, ed è così che i 2 artisti uniscono le proprie forze dando vita agli Epochate.
Ciò detto, è chiaro come sappiamo già cosa aspettarci da Chronicles Of A Dying Era: orchestrazioni maestose, beats tambureggianti, scenari post-apocalittici con evocativi richiami neoclassici, il tutto concepito in una prospettiva epico-drammatica di magniloquenza tangibile e volutamente asfissiante. Sin dall'opener-titletrack, infatti, assistiamo ad un crescendo strumentale nebuloso ed avvolgente, inquieto accompagnamento al nostro ingresso all'interno di un futuro prossimo incombente e catastrofico, di cui appena intuiamo oggi l'incipiente autodistruzione. I passaggi successivi proseguono questo viaggio parallelo secondo diverse sfumature stilistiche e con alterne situazioni emotive, ma tutte concorrendo a costruire una suggestione mentale di assoluta concretezza, a tratti esplorando vie più bellicose, a volte immergendosi nella più tetra rassegnazione, con l'obiettivo preciso di sovvertire le convinzioni più illusorie, di generare indomabili scricchiolii di paura, di minare alla base ogni forma di arrendevole speranza. La forma artistica entro la quale Victor Love e Noras Blake hanno scelto di esprimere questo severo spaccato di ciò che sarà spazia con disinvoltura dal rock all'elettro al glam, senza dimenticare naturalmente una predisposizione industrial di affascinante cultura neoclassica: se 1600 A.D. e Substantia si lasciano cavalcare da un groove piacevolmente indisponente, la prima denotando un appeal quasi sadico, la seconda afferrando propositi più combattivi e per nulla rinunciatari, The Flood introduce un primo oscuro rallentamento dalla dimensione quasi profetica, che, dopo un introduzione semplicemente affascinante, ci conduce a pezzo in assoluto più contraddittorio del platter in questione. Creators, dalla freddezza quasi metallica, è il primo momento in cui, al di là di un intermezzo comunque ammiccante, il concept posto alle fondamenta di Chronicles Of A Dying Era sembra vacillare: le partiture classiche sembrano confinate a mero orpello di sottofondo mentre in primo piano domina un tintinnio elettrico fortemente debitore della casa madre Dope Stars Inc., soprattutto se inserito nel recente contesto di 21st Century Slave; questa stessa immediata sensazione si ripropone in maniera ancor più sgradevole nella successiva Needle Hive, che potrebbe non stonare affatto sotto la pioggia luminescente di una dark disco ma certo fatica a proporsi con sufficiente convinzione nel qui presente LP.
Al di là delle due macchie rappresentate quindi da Creators e Needle Hive, decisamente fuori contesto rispetto al progetto artistico espresso, Chronicles Of A Dying Era può dirsi lavoro completo e soprattutto concreto, frutto d'un originalità spiccata e mai invadente, che riesce a snodarsi con disinvoltura entro molteplici confini stilistici senza con ciò rimanere ingabbiata entro stilemi prefissati e prevedibili. Non possiamo negare d'avvertire ancora un certa rimostranza nell'approfondire con maggiore decisione le orchestrazioni classiche ad opera di Noras Blake, che, oltre a meritare più spazio, dovrebbe a nostro avviso esplorare con più coraggio il lato epico delle sue fascinose partiture; tuttavia, trattandosi di un progetto dai forti connotati sperimentali, ed essendo solamente alla sua prima prova ufficiale, non possiamo che esprimerci in maniera nettamente positiva, augurando a questo duo innegabilmente talentuoso e dalle idee estremamente intriganti di proseguire sulla strada inaugurata da questo ottimo Chronicles Of A Dying Era.