- Enya – Voce, Cori, tutti gli strumenti
- Roma Ryan – Testi
- Nicky Ryan – Produzione, Arrangiamenti
Ospiti:
- Davy Spillane – Uillean Pipes in “Na Laetha Geal M'Óige”, Low Whistle in “Exile”
- Chris Hughes – Percussioni e Tamburi in “Storms in Africa”, Rototom in “River”
- Neil Buckley – Clarinetto in “On Your Shore”
1) Watermark
2) Cursum Perficio
3) On Your Shore
4) Storms In Africa
5) Exile
6) Miss Claire Remembers
7) Orinoco Flow
8) Evening Falls
9) River
10) The Longships
11) Na Laetha Geal M'Óige
Watermark
Fra gli eterei, mistici, spirituali paesaggi dell’isola di smeraldo e le tinte colorate, sensuali e variopinte del moderno villaggio globale, Enya si muove come un’impalpabile e venerata musa, come un angelo che disegna paesaggi incantati con la sua voce e la sua musica: “Watermark”, pubblicato nel 1988, è la sua realizzazione più autenticamente ispirata e meritevole di considerazione, essendo un disco talmente originale e brillante da affascinare anche a distanza di quasi vent'anni, a differenza delle sue recentissime uscite, nei quali troppo spesso imperano scipiti autocitazionismi.
Il viaggio musicale di Eithne Patricia Ní Bhraonáin, in arte semplicemente Enya, era cominciato circa un decennio prima di “Watermark”, quando ella entrò nei Clannad, una delle formazioni Folk più famose d’Irlanda, in cui militavano suoi fratelli e zii: dopo aver partecipato come ospite a due loro dischi (“Crann Úll” e “Fuaim”), la giovane Eithne lasciò il gruppo in concomitanza con il loro manager/produttore Nicky Ryan, personaggio destinato a diventare (assieme alla moglie, Roma Ryan) una delle colonne portanti del progetto solista di Enya, in procinto di decollare. La colonna sonora per il documentario “The Celts” della BBC, realizzata nel 1986, fu la base per la pubblicazione del primo album, (l’omonimo “Enya”, pubblicato nel 1987), comprendente un sunto del lavoro svolto per la televisione inglese – il disco fu ben ricevuto in Irlanda, arrivando al primo posto in classifica, mentre all’estero Enya rimaneva ancora una perfetta sconosciuta: situazione destinata a cambiare repentinamente e radicalmente, in quanto di lì a un anno arriveranno sia il contratto con la Warner che la pubblicazione di “Watermark”, il suo capolavoro.
Elemento centrale di questo disco (come di tutta la sua produzione, del resto) è la soave e sognante voce di Enya, cui spetta il compito di recitare i testi scritti per lei – in gaelico, latino od inglese – da Roma Ryan; a rendere peculiari le atmosfere di “Watermark” è però la scelta (o, per meglio dire, la geniale intuizione di Nicky Ryan) di registrare strati e strati di vocalizzi e linee melodiche, creando con la sola voce di Enya splendide armonie corali, intense e soffuse al tempo stesso, utilizzabili sia per effetti di background che per lo sviluppo del tema principale. Proprio le melodie sono l’altro punto forte del disco: le influenze celtiche e irlandesi segnano prepotentemente le atmosfere di questo disco, tanto pregne di spiritualità e celestiale ispirazione da far diventare “Watermark” un classico della musica New Age; dilatate, rinfrescanti e raffinate, le ambientazioni ricreate da Enya (che si occupa anche di tutti gli strumenti, con pianoforte, tastiere e sintetizzatori a recitare le parti principali) mettono i brividi e risultano toccanti grazie alla loro semplicità, come dimostrano gli spogli arrangiamenti di “Evening Falls...”, che semplicemente preparano il campo per la voce solista; altrove s’incontrano invece sia momenti di pura estasi strumentale, come nell’introduttiva title-track, nenia per solo pianoforte, sia sostanziosi break solisti in brani cantati – da segnalare, per la loro efficacia, i malinconici inserimenti del flauto nella magica “Exile”, così come il sentito assolo di cornamusa nella conclusiva “Na Laetha Geal M'Óige”, entrambi ad opera dell’ospite Davy Spillane .
A rendere famoso e celebrato il sound di Enya, però, non è solamente la riproposizione di atmosfere irish in chiave atmosferica, quanto la combinazione di queste con i suoni ed i colori della musica etnica mondiale, seguendo un sentiero piuttosto vicino alla World Music; “Storms in Africa” dimostra come la tradizione celtica si possa unire ai ritmi caldi e tribali dell’Equatore e ad armonie vocali quasi ‘nere’, mentre la super-hit “Orinoco Flow”, una vera icona della musica di Enya e tutt’oggi il pezzo più famoso della sua produzione, è caratterizzata da un chorus coinvolgente e da un groove inebriante di pianoforte e sintetizzatori – al contrario, la splendidamente inquietante “Cursum Perficio” inverte questo percorso d'attualizzazione in quanto pare tornare indietro di secoli, per merito dei suoi toni medievaleggianti e dei maestosi cori in latino, sfruttati per dare origine ad un brano che sappia alternare rassicuranti spiragli di luce ad angoscianti ombre.
La magia di Enya sta proprio nel saper dare non solo personalità ed organicità, ma soprattutto attualità, a suoni dotati d’intrinseco fascino, aggiornandoli al nostro tempo senza per questo snaturarli; le sue melodie, che paiono uscire da sogni e leggende, sono un balsamo per le orecchie, mentre il suo canto, puro ed angelico, è indirizzato direttamente allo spirito.
“Watermark”, il gioiello più prezioso creato dalle sue mani e dalla sua voce, è un vero miracolo d’eleganza, equilibrio e gusto – ma, soprattutto, dimostrazione di uno straordinario talento.