- Brian Eno - musiche, synth
1. Emerald And Lime
2. Complex Heaven
3. Small Craft On A Milk Sea
4. Flint March
5. Horse
6. 2 Forms Of Anger
7. Bone Jump
8. Dust Shuffle
9. Paleosonic
10. Slow Ice, Old Moon
11. Lesser Heaven
12. Calcium Needles
13. Emerald And Stone
14. Written, Forgotten
15. Late Anthropocene
Japanese bonus track:
16. Invisible
Small Craft on a Milk Sea
Sessantadue anni e non dimostrarli.
Al di là di un aspetto esteriore impeccabile nonostante l'avanzare dell'età, Brian Eno ha ancora le sembianze del giovane produttore/sperimentatore/genio tuttofare che ha attraversato a mo' di figura mitologica prima gli anni '70 del glam, dei Roxy Music e delle prime sperimentazioni ambientali (suoi capolavori del decennio Before and After Science del 1977 e il celeberrimo Music for Airports del 1978), poi gli anni '80 del nuovo Pop e dello storico sodalizio con gli U2 e infine quegli anni '90 in cui si è imposto come tra i migliori e i più ambiti produttori della musica contemporanea.
Insomma, un pezzo di storia che in quarant'anni di musica ha fatto di tutto e che ancora ha voglia di mettersi in gioco, anche a costo di far scricchiolare la sua mastodontica discografia. Non è infatti un mistero che il Brian Eno del 2000 (specialmente sotto il profilo compositivo) abbia tirato fuori dal cilindro poche cose realmente interessanti, preferendo piuttosto riciclare - con poca fortuna - le sue storiche collaborazioni con David Byrne e Robert Fripp.
Parlavamo di un Brian Eno ancora giovane dentro nonostante l'età e Small Craft On a Milk Sea (suo primo lavoro uscito per la Warp) esce proprio a dimostrazione di questo spirito che proprio non ne vuole sapere di invecchiare. Lo fa in maniera ancora più decisa rispetto alle precedenti e più ricercate uscite, perchè vedere - o meglio ascoltare - un sessantaduenne divertirsi con giochetti e ghirigori techno non è cosa da tutti i giorni.
L'ultimo lavoro di Eno, ovviamente, non è solo questo, non è solo riscoperta dell'elettronica underground, non è solo bisogno di divertimento, di sperimentazione ludica. E' anche ritorno alle sue inossidabili origini e di conseguenza a quella musica ambientale che il genio di Woodbridge non ha mai abbandonato, non solo perchè suo padre fondatore ma perchè suo inarrestabile e geniale esponente. Il problema è che ritrovarsi a fare i conti nuovamente con questo Brian Eno è tutto fuorchè un'esperienza stimolante e nuova: Small Craft On a Milk Sea è infatti un disco che, al di là delle sperimentazioni elettroniche vere e proprie (il beat trascinante di Horse, la technoide Flint March, il tribalismo computerizzato di Paleosonic, le meno riuscite Dust Shuffle e Bone Jump) si immerge in un ritualismo ambientale scarno e già conosciuto e che, inoltre, aggiunge poco e nulla alle precedenti (e seminali) lezioni sintetiche enoiane.
Un ambient, quello dell'ultimo lavoro, sì arioso ma anche estremamente fragile; un ambient che si lascia segmentare da atmosfere oblique, a tratti amare, il tutto didatticamente giocato su questo prevedibile contrasto tra dolcezza (l'onirica opener Emerald and Lime, le soporifere Complex Heaven e Lesser Heaven) e angosciante minimalismo compositivo (il silenzio di Calcium Needles, la bellissima Written, Forgotten e i brividi di Late Anthropocene, nella versione giapponese accompagnata dal lieve glitch di Invisible).
Dopo le poco memorabili performance dell'ultimo decennio (a volte deludenti come nel caso di Everything That Happens Will Happen Today, composto assieme a David Byrne proprio in occasione dei 25 anni del loro capolavoro My Life in the Bush of Ghosts, 1981), Brian Eno fa ritorno e non cambia l'andazzo qualitativo della propria carriera solista odierna, dando alle stampe un disco che - al di là di qualche buona intuizione e di un minimalismo a tratti molto ben espresso - annoia e colpisce nel profondo troppo raramente.