- Marco - batteria
- Pontus - basso
- Andreas - chitarra
- Simon - chitarra
- Ricki - voce
1. Powertrain
2. Enemy
3. Mainstream king
4. Sliced & diced
5. Rock & roll school
6. Elvis in Brooklyn
7. Superstar
8. Glam Star Cabaret
9. Back With The Bullets
10. Hello Hell
Behind Enemy Lines
Debutto discografico per gli svedesi The Enemies, gruppo dedito ad un hard rock 'n' roll scandinavo in stile Hardcore Superstar e Private Line.
Il disco sembra molto affrettato e poco curato con le solite idee già sentite e risentite senza un pizzico di originalità. Il prodotto sembra interessante all’ascolto dei primi pezzi ma arrivati a neanche metà del disco è difficile trovare idee innovative che cancellino la noia nella quale ci si trova immersi. Il cantato risulta troppo duro e stonato e dà anche fastidio in alcuni passaggi già di per sé banali e tirati. Il cantante si trova spesso in difficoltà a dare il giusto tono a passaggi molto veloci e rock n’ roll e questo crea una sensazione di fastidio a dir poco sgradevole. Insomma un debutto da dimenticare e su cui c’è da lavorare molto per correggere i tanti (troppi) errori che sono presenti in questo Behind Enemies Lines.
Le canzoni più interessanti, come già detto, sono le prime: l’esordiente Powertrain ha una struttura accettabile in classico stile rock ‘n’ roll ed un ritornello abbastanza azzeccato e carino ma che crolla inesorabilmente dopo pochi ascolti e che risulta molto tirato nella sua ultima apparizione. Enemy, il singolo apripista dell’album, suona molto di sentito e strasentito anche se si fa ascoltare abbastanza piacevolmente. Carino il mixaggio tra questa track e la precedente. La terza canzone, ovvero Mainstream King, è forse la più interessante: un'intro country apre il pezzo che ha una buona struttura ed un buon assolo che richiama l’intro stessa. Finalmente troviamo un ritornello decente che non risulta scontato e tirato. Non si può certo dire lo stesso di Sliced and Diced, pezzo veloce che si perde però nella banalità con il solito assolo rock ‘n’ roll sentito già un migliaio di volte. La canzone che segue è forse la più brutta e indecente del disco: con il suo ritmo lento e noiosissimo Nasty Idol risulta gravemente carente di idee ed insufficiente sotto tutti i punti di vista. Davvero inascoltabile. Elvis in Brooklyn è un altro episodio davvero brutto, dove la voce del cantante risulta a tratti irritante e scandalosa. La struttura della canzone è noiosa come poche con quel ritmo quasi psycho-billy fatto davvero male. La successiva Superstar risolleva un po’ le sorti del disco ma non tanto da far dimenticare i passaggi per nulla convincenti appena sentiti. La canzone sfiora a mala pena la sufficienza e non presenta assolutamente alcuna idea innovativa, cadendo anch'essa nel baratro dell’anonimato assoluto.
In Glam Star Cabaret l’unico e vero cabarettista sembrerebbe il cantate con la sua voce ridicola e piatta che non riesce a cambiare tonalità. A far ridere inoltre è una struttura davvero brutta e il fatto che i cinque abbiano già finito le idee a metà del loro disco d’esordio. La struttura monotona di queste canzoni sembra riciclata all’infinito e davvero povera di idee. Nulla aggiunge ala modestia del disco questa Back With The Bullets, tanto noiosa quanto inutile come la successiva Hello Hell, fiacca e priva di mordente. Con la conclusiva Rock ‘n’ roll School i cinque Svedesi si infliggono da soli la punizione per un'opera davvero scarsa.
Concludendo, ci sono davvero pochissimi spunti da salvare in un disco che finirà nella oramai grande buca dei dischi anonimi che nessuno si ricorderà già dopo qualche mese dall’uscita. Un lavoro con qualche soluzione sì interessante, ma sfruttata in modo pessimo e privo di carattere.