Voto: 
7.7 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Prophecy Productions/Audioglob
Anno: 
2007
Line-Up: 

:
- Iskandar Hasnawi
- Renaud Tschirner
- Nathalie Barbary
- Sébastien Roland
- David Kempf
- Esteri Rémond


Tracklist: 

:
1. Ophis Puthon
2. A World In Their Screams
3. Ondes De Sang
4. Le Devoreur
5. Les Fleuve Infini Des Morts
6. Je Rassemblais Tes Membres
7. Stasis
8. Borèe
9. La Carrière d’Ombre
10. J’ai Touchè aux Confins De La Mort
11. Urserpens

Elend

A World In Their Screams

E così si conclude anche il ciclo Winds per i franco-austriaci Elend. A World In Their Screams, in ritardo rispetto al progetto originario – iniziato nel 2003 e che doveva finire a inizio 2006 – costituisce il terzo capitolo di quello che è il secondo ciclo completo del gruppo (dopo Officium Tenebrarum). A conclusione dunque della loro ultima fatica, troviamo undici brani neo-classical/dark ambient oscuri e opprimenti; la linea stilistica di Sunwar The Dead viene infatti notevolmente estremizzata, in un condensato funebre di cenere e polvere. Risultato? Quasi un’ora di musica tetra e maestosa, degna davvero di un poema classico.
In quanto a novità, il “tormento” – o “miseria”, nella traduzione dal termine tedesco – semplificano l’apparato linguistico che li vedeva sfoggiare nel precedente album addirittura quattro lingue – inglese, francese, greco e tedesco – con liriche qui preminentemente in francese; in particolare queste assumono le modalità di un parlato appena sussurrato, che contribuisce in modo decisivo alla creazione di atmosfere lugubri e pesanti, come testimoniano diverse soluzioni sinfoniche auliche e intrise di un’area maligna (Le Devoreur).

A rafforzare poi questo onnipresente senso di disagio e morte, sta un insieme di suoni noise, atti a creare dissonanze sottili e agghiaccianti. Gli Elend così tessono una fitta trama di situazioni emotive e sonore, capaci di avvolgere l’ascoltatore in un mondo di tenebre e insicurezza. Tale senso di inquietudine è proprio il concetto che sta alla base del capitolo conclusivo della trilogia, come a voler esprimere un senso finale di sofferenza e disperazione. Miriadi di frammenti sonori si scagliano taglienti e sinistri sull’ascoltatore, in Je Rassemblais Tes Membres, come un reale impeto d’assalto. Molto evocativi e da pellicola horror, i fraseggi di violini nella successiva Stasis, in antitesi con il titolo stesso, sottolineano l’incapacità di un ritorno alla quiete. Proprio il settimo brano funge da cardine dell’intera opera, in qualità anche di brano stilisticamente meglio riuscito. E’ a partire da qui che il ritmo accelera fortemente, a forza di urla e ombre, per poi rallentare nuovamente, denso però di un senso di nausea e malessere spirituale. Vengono in questo modo gettati sulla tela numerosi schizzi fantastici ed epici, una vera e propria miniera di emozioni per aspiranti scrittori, alla ricerca di forti sensazioni.
Ricco di simboli e collegamenti tra la sfera sonora e quella concettuale, A World In Their Screams è il degno capitolo conclusivo di un ciclo davvero valido, grazi al quale gli Elend hanno potuto dimostrare tutto il loro valore e confermare la loro realtà artistica come unica e autentica in tutto il mondo.


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