- Farkas Zoltán - voce, chitarra
- Farkas Csaba - basso
- Szakács József - batteria
- Schrottner Tomas - chitarra
1. Outcast
2. I Choke
3. Ambush In The Night
4. I´m Against
5. We Rise
6. Red I
7. Who Can I Trust? (Prayer)
8. Leave Me Alone
9. Fuel My Fire (Prodigy Cover)
10. I Confront My Enemy
11. Hell Is Here
12. Chamunda
Outcast
Molto prolifici nella loro produzione musicale, con ben sei album e un dvd pubblicati in un decennio, gli ungheresi Ektomorf ritornano nel 2006 con il loro settimo platter, Outcast, opera che come sempre cerca di conciliare le influenze Thrash del quartetto con lo spinto Hardcore di numerosi passaggi.
La nuova uscita ha un sapore arcano e misterioso nelle sue dodici tracce, abbastanza ricche di inserti acustici che spezzano il ritmo devastante tessuto dalle chitarre e dalla batteria: la voce di Zoltàn Farkas è in pieno stile Hardcore, con quel tono sporco simil-growl che accompagna le intere composizioni.
La title-track apre il disco in modo poderoso, descrivendo l’atmosfera cupa che permeerà gran parte delle successive canzoni. Basti ascoltare I Choke per comprendere quale direzione stilistica abbiano assunto gli Ektomorf, sicuramente migliorati dalle tanto discusse releases precedenti. Le sezioni più cadenzate di I Choke vengono subito seguite da vicino dalle chitarre acustiche tribali di Ambush In The Night, originali e melodiche nel loro breve incedere. Anche in questo caso la matrice Hardcore/Thrash è evidentissima sia nella determinata voce di Farkas sia nelle ritmiche estreme di Szakàcs.
I folli cambi di tempo trascinano l’ascoltatore nel vortice Ektomorf, fatto di velocità ed aggressività: I’m Against costituisce il migliore capitolo dell’opera, intricato nei riff di chitarra quanto maligno nei patterns di batteria.
Leggermente ripetitivo e sottotono il resto dell’album, in cui si salva la possente We Rise, troppo fedele ai canoni tipici dell’Hardcore; Red I e Leave Me Alone potevano essere sviluppate con più cura, nonostante riescano a trasmettere una carica e un’energia uniche dalle graffianti chitarre. Who Can I Trust? (Prayer) è invece un episodio prettamente Folk, dal sapore sud-orientale ed antico.
Da sottolineare anche la presenza della cover Fuel My Fire, di Prodigy, priva di elettronica e descritta in termini Metal, con le solite chitarre a dominare sul resto dell’architettura musicale.
Pertanto, Outcast contiene soluzioni parecchio convincenti al suo interno, che raccolgono in un unico sound i più violenti Hardcore, Metalcore e Thrash Metal. Sicuramente più valido del precedente Instinct, Outcast riuscirà a coinvolgere un buon numero di amanti di questi generi con il suo mood pesante ed impetuoso, capace di penetrare in profondità grazie ai suoi sprazzi melodici, costituiti per lo più dagli inserti etnici e folk delle chitarre.