- Blixa Bargeld (Christian Emmerich) - Voce, Chitarra
- Mufti F.M. Einheit (Frank Strauss) - Percussioni
- N.U. Unruh (Andrew Chudy) - Percussioni
1. Tanz debil (3:23 )
2. Steh auf Berlin (3:47)
3. Negativ Nein (2:27)
4. U-Haft-Muzak (3:41)
5. Draussen ist feindlich (0:49)
6. Schmerzen hören (2:32)
7. Jet'm (1:24)
8. Kollaps (8:04)
9. Sehnsucht (1:21)
10. Vorm Krieg (0:20)
11. Hirnsäge (1:55)
12. Abstieg & Zerfall (4:28)
13. Helga (0:39)
Kollaps
“Kollaps”, il collasso, è il debutto di uno dei progetti più sconvolgenti, geniali ed innovativi apparsi nel panorama Rock dell’ultimo ventennio del 1900, gli Einstürzende Neubauten. Questa band influente e fuori dagli schemi fu creata nel 1980 a Berlino dal chitarrista Blixa Bargeld (futura spina dorsale dei Bad Seeds di Nick Cave) in collaborazione con alcuni giovani membri dell’avanguardia locale, tra cui le due artiste Beate Bartel e Gudrun Gut (che lasceranno il gruppo pochi mesi dopo), il chitarrista (allora quindicenne) Alexander Hacke e la coppia di percussionisti N.U. Unruh e F.M. Einheit, folli sperimentatori che forgeranno la timbrica dei primi lavori del gruppo.
Nel 1981, dopo qualche singolo/EP d’assestamento (“Fur Den Untergang” e “Kalte Sterne”, quest’ultimo comprendente una vera e propria gemma, la deviatissima title-track), il progetto teutonico rilascia per la Zick Zack questo “Kollaps”, primo prodotto di una ‘macchina’ inesauribile di grande musica. “Kollaps” ha poco a che fare con il Rock tedesco degli anni ’70 ed è già lanciatissimo negli esperimenti degli anni ’80; taglia i ponti con il kraut-rock degli Amon Düül, elimina la spiritualità della Kosmische Musik dei Popol Vuh e la componente onirico-spaziale dei Tangerine Dream, si allontana dall’elettronica con spunti mainstream dei maestri Kraftwerk e infine approda sui lidi scoperti pochi anni prima dagli sperimentatori inglesi Throbbing Gristle: è quella “industrial music” di cui gli Einstürzende Neubauten diverranno grandi protagonisti con il loro spirito avanguardista.
Il suono di “Kollaps” deriva dai live shows che gli EN mettevano in scena all’epoca: eventi distruttivi, teatrali, in cui alla strumentazione Rock, ridotta all’osso (chitarra e voce), si sostituiva una strumentazione anomala, alternativa, praticamente fai-da-te. Tra martelli pneumatici, bidoni, trapani, attrezzi meccanici, barre metalliche e plastiche a percuotere acciaio e cemento, scarti della società industriale, Bargeld e compagnia de-costruivano il suono della musica, riducendolo a battiti, rumori, feedback, echi distruttivi, urla scomposte – i due percussionisti inventavano ritmi partendo dallo zero dei rifiuti prodotti da Berlino: è la creazione che nasce dall’annichilimento.
Oltre alle basi percussive, il sottofondo (che in realtà non è background, ma attore principale!) dei vari episodi di “Kollaps” è il rumorismo sfrenato provocato dalle varie registrazioni e dall’utilizzo dei vari strumenti non convenzionali; ma ciò che più stupisce è come anche le musiche proprie del Rock vengano ridotte a ‘semplice’ minimalismo meccanico-industriale: è il caso ad esempio della chitarra, resa afona ed ossessiva, incapace di produrre accordi portatori di qualsivoglia profondità ed anzi appiattita a semplice propaggine metallica delle braccia di Bargeld. La voce dello stesso Blixa suona filtrata e manipolata, anch’essa un prodotto dell’industria, della fucina automatica, della fabbrica: ogni lamento è un grido improvviso, espressionista, scomodo, capace di ridurre in frantumi qualsiasi emozione romantica e di plasmare invece un’atmosfera allucinata, da periferia degradata, da mondo post-moderno meccanizzato e sconvolgente.
Perfetti esemplari del teatro Einsturzende Neubauten sono elaborazioni come l’estenuante titletrack “Kollaps”, otto minuti in un crescendo ossessivo guidato dai lamenti di Bargeld, la danza techno-tribale “Tanz debil”, il rumorismo totale di “Steh auf Berlin”, gli abbozzati schizzi pianistici di “Sehnsucht” e l'araldo “Negative Nein”: ogni secondo di un brano come questo mostra le potenzialità del suono di “Kollaps”, solo all’apparenza scarno, ma capace in realtà di mostrare le brutture e le sensazioni del mondo odierno attraverso i suoi stessi rumori, i suoi stessi suoni, le sue stesse architetture.
Scioccante manifesto di un programma sperimentale che per tutti gli anni ‘80 creerà masterpieces a ripetizione, “Kollaps” non mostra ancora gli Einstürzende Neubauten al top della loro visionaria creatività, ma ne rappresenta l’incipit, il momento più devastante a livello di concretezza sonora, assieme al successivo, più maturo, “Zeichnungen des Patienten O. T.”. Tirando le somme, “Kollaps” è un disco che merita di essere ascoltato da ogni amante della primigenia sperimentazione industriale di inizio anni ’80.