- Francine Boucher - voce
- Brandon Patton - chitarra
- James Urias - chitarra
- Duane Cowan - basso
- Kirk Clarrison - batteria
1. Burning With Life
2. Expressions Of Flesh
3. Voices In A Dream
4. Towers Of Silence
5. The Forgotten Goddess
6. The Kingdom Within
7. Circles In Stone
8. Garden Of The Gods
9. Lost Beneath A Silent Sky
10. Adrift
The Forgotten Goddess
I Californiani Echoes of Eternity sono l'ennesima band che cerca di amalgamare gothic e soluzioni progressive, coronando il tutto con la ormai immancabile "female vocalist". Dopo un autoprodotto debutto omonimo, ecco il contratto con la Nuclear Blast e il primo full lenght del combo americano, The Fogotten Goddess. L'album in realtà contiene tutte e tre le canzoni presenti nel debut Ep:Voices In A Dream, Towers Of Silence e The Kingdom Within.
Per quaranta minuti la band si cimenta in un prog-goth discreto dal punto di vista qualitativo: sulle chitarre vengono costruite tutte le trame che accompagnano la bella Francine nella sua esibizione. La front-woman è onestamente dotata, in grado di avvolgere gli elementi compositivi insieme tra loro. Il vero difetto di questo album è l'originalità, mi spiego: prendete un album dei The Gathering e suonateli contemporaneamente, non c'è differenza. Il primo treno di canzoni, due delle quali come detto in precedenza già presenti nella self-release, non offrono eccessivi elementi di spunto, se non il fatto di essere discreti brani ascoltabili, che non appesantiscono il pubblico con eccessivi virtuosismi o parti di chitarra estremamente elaborate da risultare troppo staccate dalla visone globale dei pezzi. La title track The Forgotten Goddess si trova esattamente a metà album, è insieme a Voices In A Dream la canzone più riuscita del platter, anche se l'eco ai Leave's Eye anche in questo caso è più che palese. I brani nonostante le improvvise accellerate da parte di Kirk Clarrison non mutano mai da quella sensazione di abbandono che avvolge tutto l'album, la fredda malinconia è sempre presente per tutta la durata dei pezzi, e qui diamo atto alla band di aver costruito egregiamente un lavoro emotivo sorretto da una spina dorsale ben congegnata. Ultima menzione va fatta per Garden Of the Gods, brano che nel complesso può riassumere molto bene il concept degli Echoes of Eternity, e che è impreziosito da chitarre arpeggiate leggermente che si contrappongono molto bene agli strumenti elettrici. Adrif chiude il tutto esattamente come era iniziato, con una traccia strumentale di un minuto e mezzo circa, ma che al contrario dell'opener, è molto meno sentita dal punto di vista emotivo, nonostante la presenza di Francine e dell'ormai inflazionato vocalismo melodico.
Onestamente è difficile tirare delle conclusioni, certo è che i non accaniti fan delle gothic goddess difficilmente digeriranno un album già di per se poco, per non dire per nulla, innovativo. I brani sono tutti più che discreti, musicalmente gli spunti progressive sono mirati e non soffocano l'armonia generale dei pezzi. Quindi nel complesso una quarantina di minuti ascoltabili senza troppe pretese, lasciatevi dunque guidare dalle vostre esigenze musicali.