Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Sony
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Simon Le Bon - Voce
- Nick Rodhes - Tastiere
- John Taylor - Basso
- Roger Taylor - Batteria

Guests:
- Justin Timberlake - Voce e produzione in Falling Down
- Timbaland - Voce in Nite Runner e Skin Divers
- Dom Brown - Chitarre
- Simon Willescroft - Sax in Dirty Great Monster

Tracklist: 

1. The Vallet
2. Red Carpet Massacre
3. Nite Runner
4. Falling Down
5. Box Full O' Honey
6. Skin Divers
7. Tempted
8. Tricked Out
9. Zoom In
10. She's Too Much
11. Dirty Great Monster
12. Last Man Standing

Duran Duran

Red Carpet Massacre

Chi li dava per finiti, chi ancora li adora senza pudore, chi non finisce mai di criticarli, chi non si accontenta mai dei loro lavori e ne brama sempre di nuovi. Sappiate che con Red Carpet Massacre ne avrete di parole da sprecare, a prescindere se lo si voglia criticamente annichilire o positivamente giudicare. Ah, mi ero dimenticato che il gruppo in questione sono nientepopòdimeno che i Duran Duran; si, ancora loro, quegli ex giovincelli di Birmingham adesso adulti signori nonchè, per un bel lasso di tempo, padroni del pop marchiato '80s. Invidiati, bersaglio di una delle più grandi manifestazioni di odi et amo annotate negli almanacchi della musica, esteti del suono ballabile e pacchiano, i Duran Duran, che lo si voglia o no, hanno fatto storia. Senza di loro, diciamocelo, il synth pop, la wave più dance oriented e in generale tutta la musica degli anni ottanta non sarebbe sicuramente stata la stessa, che poi la band di Simon Le Bon l'abbia segnata in maniera positiva o negativa è un parere che spetta alla volontà di ogni singolo spettatore.

Con Red Carpet Massacre, che segue di tre anni il precedente Astronaut e di due l'ultimo Greatest Hits del gruppo, i Duran Duran ritornano sulle scene col loro inconfondibile stile, anche se le modifiche apportate a livello sonoro e compositivo sono molte, abbastanza per ritagliare uno spazio personale a Red Carpet Massacre e lanciarlo in un era diversa da quella dei precedenti capolavori, lasciando in questo modo lontane le loro ombre e permettendo ad un ascoltatore (con un minimo di raziocinio di partenza) un giudizio che non vada a cercare compromessi o paragoni, un giudizio, insomma, su un disco che da solo va giudicato, senza guardare ne avanti ne indietro.

Red Carpet Massacre si muove senza nessuna paura di sbagliare, di fare un passo falso, di cadere nel banale e nell'irritante anche se, invece, a tratti ci riesce fin troppo bene. Sto parlando dei due peggiori episodi del disco, ovvero Skin Divers e Tempted, il primo che si maschera come un tentativo di rievocare in chiave più dance/elettronica alcune atmosfere ricollegabili a quelle passate, il secondo un brano riempito di synth che se da una parte vengono equilibratamente organizzati dall'altra risultano terribilmente irritanti a livello di consistenza melodica. Il discorso cambia con Box Full O' Honey, migliore traccia dell'album, forse per il suo tocco più serio, decisamente più "pop" e meno spudoratamente dance: a scandire le emozioni di questo brano ci sono infatti penetranti accordi di chitarra acustica conditi da precise decorazioni elettroniche e sostenuti da una ritmica elegante e tutt'altro che ingombrante, il tutto racchiuso nell'incontraddistinguibile timbro vocale di un Le Bon che, ancora una volta, si dimostra come sempre in forma. Decisa e dal grande impatto è invece la titletrack Red Carpet Massacre, movimentata e tra le più dinamiche dell'intero lotto e se poi Dirty Great Monster affascina per la sua completezza stilistica (ottimo il refrain di piano finale e l'ausilio del sax di Simon Willescroft), allora sta a Tricked Out imporsi come la canzone più stilisticamente interessante grazie ad un eccellente riffing di tastiera e ad un continuo supporto ritmico/elettronico di ottimo livello.
Peccato però che Red Carpet Massacre non riesca a proseguire su questa linea, non tanto stilistica quanto d'impatto emotivo, seppellendosi in sonorità quasi viscide e prive di quella freschezza che caratterizzava le sopracitate canzoni: Last Man Standing, ad esempio, se prima si apre con un atmosfera piacevole e distesa finisce poi per svilupparsi in banali refrain da squallida pop-band da classifica, e lo stesso vale per She's Too Much molto interessante nell'arpeggio di chitarra con cui si presenta ma altrettanto stantia nel ritornello che tanto sembra un plagio alla peggiore Nelly Furtado di questi ultimi anni (l'opener The Valley e Nite Runner non sono da meno).

Ciò che colpisce dell'ultimo nato in casa Duran Duran è la sua quasi perfetta simmetria con cui i brani vengono divisi in "piacevoli" ed "evitabili": la quantità dei primi e dei secondi è infatti, per il mio modesto parere, pressapoco identica e per questo ricavarne un giudizio critico finale non è assolutamente facile. L'album alterna momenti fantastici (la già nominata Tricked Out su tutte) ad altri, termine permettendo, incredibilmente penosi, irritanti e pacchiani, ma non si tratta più del "pacchiano" per così dire divertente e affascinante con cui Le Bon & co. negli '80s conquistarono estesissime fette di pubblico, bensì è questo un "pacchiano" che va preso nella sua più bassa e negativa accezione. Red Carpet Massacre è, come d'altra parte tutte le uscite dei Duran Duran, un disco che dividerà quasi sicuramente critica e pubblico per la sua carica adolescenzialmente provocatoria (ops, scusate, provocante) e per il suo mixing di sonorità ormai datate e altre elettroniche indubbiamente più legate alla musica di questi ultimi anni. Il mio giudizio rimane, anche se di poco, al di sopra di una sufficienza che il disco soggettivamente merita, perchè i quattro di Birmingham sono apparsi per l'ennesima volta davanti ai nostri occhi e per l'ennesima volta l'hanno fatto senza guardare in faccia nessuno, senza importarsene di ciò che un ascoltatore possa dire sulla loro musica e presentando, anche se in scala un pò troppo piccola, canzoni davvero interessanti.

Io, come dicevo all'inizio, le mie parole le ho spese. Adesso sta a voi dire se Red Carpet Massacre è la più grande caduta di stile di questi ultimi anni di musica o un altro capolavoro dei Duran Duran. O semplicemente... nessuno dei due.

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente