-Jonathan Pierce - Voce, tastiere
-Jacob Graham - Synth
-Connor Hanwick - Batteria, chitarra
-Myles Matheny - Chitarra, basso
-Chris Stein - Batteria
01. Book Of Revelation
02. Days
03. What You Were
04. Money
05. Hard To Love
06. I Don't Know How To Love
07. Searching For Heaven
08. Please Don t Leave
09. If He Likes It Let Him Do It
10. I Need A Doctor
11. In The Cold
12. How It Ended
Portamento
Che il Dio dell' hype sia bendato come sua sorella Fortuna oramai non è più un mistero, ma perché in quel sette giugno di un anno fa abbia deciso di colpire un gruppo come i Drums è ancora affare noto a pochi. Non che il resto dell' indie-rock se la stesse passando bene, attenzione, ma semplicemente mi sono ignote le cause secondo la quale una band che fin da subito si autodefinisce spensierata e simpaticamente copiona di idee altrui finì per ritrovarsi in cima alla lista di gran parte delle classifiche riguardanti la musica indipendente. Oltre alle parole degli stessi, anche la musica non lasciava intravedere forse nemmeno mezzo spiraglio del successo che avrà nell' arco di pochi giorni l' esordio omonimo ed in particolare il videoclip di Let's Go Surfing: mediante evidentissimi rimandi agli Smiths ed alla new wave più affezionata alle tastiere, i Nostri solevano infatti esternare unicamente la loro volontà di suonare un pop cristallino e sentimentale carico di synth, che li porterà ad essere avvicinati più volte alle Shangri-Las, autrici di due album negli anni sessanta ( qualcuno ricorderà la celebre Shout) e capaci, proprio come le quattro batterie di New York, di ritornelli potenti ed efficaci.
Paragone che perdura, o meglio si rafforza, anche in occasione del loro secondo album, Portamento, edito per la Island records, finendo addirittura per essere perseguito dagli stessi Drums, costretti a cambiare line-up a causa della decisione di Adam Kessler di dedicarsi ad una vita di campagna autosufficiente. La struttura compositiva, sebbene in totale il gruppo possa vantare adesso un elemento in più, diventa piuttosto scarna, coadiuvata in maniera massiccia dai soli synth ( qui manipolati dall' ex-chitarrista Jacob Graham) che stavolta costituiscono la base di ogni brano, mentre gli accenni di imperfezione lo-fi dettati dal post-punk qui scompaiono definitivamente, riservando la scena esclusivamente ai tormenti vocali tipici della ventata new romantics degli eighties di Jonathan Pierce. Altro concetto importante da introdurre è quello della coralità di elementi, che contribuiscono ad incasellare i Drums come pop band dai concreti rimandi al surf-rock dei Beach Boys, ancora però fin troppo acerba per essere capace di un disco che si sappia elevare in tale genere. Cosicché se presi singolarmente i dodici pezzi si fanno apprezzare per l' effettiva semplicità portata dalle dodici corde di una chitarra e per la fruibilità di chi sa comporre testi scazzati ed affabili, ma nel complesso di un album qual'è Portamento le trame si dimostrano similari l' una dall' altra, tanto da essere facilmente confondibili per gli stilemi troppo omogenei e ripetitivi. Le prime sei tracce non a caso si dimostreranno ottimamente orchestrate e veramente godibili, mentre nelle restanti sei l' ensemble sarà costretto agli artefici più obsoleti pur di cercare di cambiare le carte in tavola. Da citare senza dubbio le più spigliate Book of Revelation, giocata sulle melodie che erano dei Cure, il lirismo assomigliante al Morrissey di Your Arsenal in What You Were, le scaglie di C86 di Money ed infine la "moderna" Hard To Love. La restante parte, come già annunciato, sarà altrettanto letale per le sorti del disco, da qui in poi incredibilmente carente di spunti originali nonché all' apparenza spento e letteralmente impalpabile. Le basi elettroniche che in apertura avevano fatto la fortuna della gran parte delle tracce adesso vengono adottati per dilatare le atmosfere producendo proprio per questo motivo minuti di puro assopimento. Emblema della differenza che intercorre tra questi due fittizzi lati è Searching for Heaven, un pianto a cascata di synth melanconici che suona più che altro come un tributo agli ultimi Coldplay, ma anche la flemmatica I Need a Doctor e la stonata In The Cold possono essere inquadrate come simbolo di tale carenza ispirativa.
Il ritorno dei Drums, purtroppo, si perde stavolta già a metà disco, peccando di un inspiegabile assenteismo proprio quando il prodotto appareva oramai finito e soddisfacente. Dei giri accativanti quanto elementari quelli di tracce come Days o I Don't Know How to Love che avevano portato a considerare gli autori di Portamento finalmente a delle vere e potenziali next big thing, ma che in realtà verranno spazzati via in un istante dall' atteggiamento nichilista e rinunciatario con cui i cinque affronteranno la parte finale. Un peccato, perché il talento compositivo esternato da quel lampo di luce che è l' EP Summertime! sembrava essersi rianimato nello spirito dei Drums, che adesso si trovano a fare i conti con un disco incompiuto. Il secondo, per la precisione.