- Don Dokken - voce
- George Lynch - chitarra
- Jeff Pilson - basso
- Mick Brown - batteria
1. Without Warning
2. Tooth and Nail
3. Just Got Lucky
4. Heartless Hearth
5. Don’t close your eyes
6. When Heaven Comes Down
7. Into the Fire
8. Bullets to Spare
9. Alone Again
10. Turn on the Action
Tooth and Nail
Negli anni ’80, i vari gruppi e artisti Hard Rock fiorivano da ogni parte, molti dei quali indubbiamente di alto livello qualitativo. Tuttavia non si può dire che questi gruppi eccedessero in originalità, tutti bene o male si influenzavano a vicenda sia nello stile musicale che nell’immagine, sempre portata agli eccessi. Ai Dokken va invece il merito, e sicuramente il loro minor successo commerciale rispetto ad altre band del periodo ne è una dimostrazione, di prendere sì ispirazione dal movimento Hard Rock/Glam ma allo stesso tempo di elaborare un proprio stile, un marchio di fabbrica indistinguibile che verrà targato Class Metal. Sia chiaro, a me non piace etichettare i gruppi con una infinità di sottogeneri, voglio però riconoscere ai Dokken il rispetto che si meritano nell’aver cercato di essere originali. Se infatti nei testi e nella continua ricerca dei cori pos sono ben considerarsi un gruppo glam, musicalmente strizzano molto l’occhio alla New Wave of British Heavy Metal. Riff azzeccatissimi, assoli pirotecnici, batteria galoppante sono elementi imprescindibili delle loro canzoni. Don Dokken diverrà uno dei cantanti degli anni ’80 più rispettati dai propri colleghi. Perfino un certo maestro quale Ronnie James Dio ne riconoscerà a pieno le doti vocali e lo inviterà a partecipare al suo progetto di beneficenza, Hear’n’Aid. George Lynch arrivò quasi ad essere annoverato tra le fila dei guitar hero, i suoi riff, i suoi assoli di chitarra erano sempre molto fastosi, orecchiabili e trascinanti. Il bassista Jef Pilson e il batterista Mick Brown non sono sicuramente meno importanti all’interno del gruppo, infatti il loro contributo non è solamente strumentale ma nei frequenti cori si scatenano con ottime performance. Il tallone d’achille di questo gruppo sarà la discordia tra Don e George che porterà quest’ultimo alla fine del 1988 ad abbandona re la band. Da questa data in poi i Dokken non riusciranno più a ripetere i successi del passato, nemmeno con reunion e nuovi scioglienti.
Tooth And Nail, uscito nel 1984 sotto l’etichetta Elektra, è il secondo album della band, quello che li farà conoscere al pubblico internazionale. Dopo un primo album, Breaking The Chains, buono ma con ancora qualche passaggio poco convincente, ottengono con la spinta adrenalinica di questo lavoro il successo che avevano sognato dal 1979. La prima traccia, Without Warning, è una intro strumentale, crea una grande atmosfera partendo con un arpeggio di chitarra molto melodico e calmo per poi aumentare di intensità con l’aggiungersi di un assolo che spiana la strada alla traccia successiva, Tooth and Nail. In questa canzone sono contenuti tutti gli elementi tipici del sound dei Dokken, ovvero riff orecchiabili, assoli pirotecnici e ritornelli conditi con cori che entrano nella testa per non uscirne più. Anche la successiva song, Just Got Lucky, non tradisce l’iniziale scarica di enegeria. Ad una strofa leggermente più calma affianca una ritornello potente da urlare a venti corde vocali. Heartless Hearth ci fa ben comprendere la forte alchimia che c’è nel quartetto. Per tutta la canzone la melodica voce di Don sia alterna ai cori in un botta e risposta ruspante e ben sostenuto dal ritmo “stoppato” della chitarra di George. Per una volta Lynch preferisce non inserire uno dei suoi possenti assoli di chitarra ma, dopo il secondo ritornello, lascia la scena a Mick Brown che con le sue pelli detta i tempi ad un coro che fa raggiungere il climax alla canzone. Con la quinta track, Don’t Close Your Eyes, si ritorna invece alla “normalità”: Lynch scatenato su riff e assoli mentre Don Dokken si fa sempre più maestoso e imperioso. When Heaven Comes Down non è una ballata, tuttavia, con il suo ritmo più riflessivo, fa riprendere un po’ di fiato dopo cinque canzoni velocissime.
Eccoci così arrivati ad un pezzo che sicuramente ha fatto la fortuna dei Dokken, Into the Fire. I più affezionati avranno sicuramente notato una piccola curiosità su questa canzone. Nel film Nightmare 3 - I guerrieri del Sogno i Dokken partecipano alla colonna sonora con la canzone Dream Warriors (memorabile il video nel quale cercano di fuggire da Freddy Krueger) che verrà poi inserita nell’albun del 1987 Back for the Attack. Tuttavia, in una delle prime scene del film, la protagonista Patricia Arquette sta ascoltando la radio a tutto volume…e indovinate quale canzone? Proprio Into the Fire. Dopo la ruffiana “schitarrata” iniziale, un ispiratissimo arpeggio accompagna la voce di Don fino ad esplodere nel coro del ritornello. Da segnalare sicuramente uno dei migliori soli di chitarra di George Lynch seguito da un ponte altrettanto magnifico nel quale tutto il quartetto canta a meraviglia. Bullets to Spare è forse la canzone più macchinosa e meno ispirata di tutto l’album, ma probabilmen te lo sarebbe qualsiasi altra canzone inserita in scaletta dopo Into the Fire. Non esiste album Hard Rock che si rispetti senza una ballata, ma Alone Again non è una ballata qualunque, è la ballata dei Dokken per eccellenza. Il disco poteva benissimo chiudersi con questa canzone, l’ultima, Turn on the Action, non aggiunge infatti nulla a quanto detto finora.
Nonostante qualche piccola caduta di tono, il disco si lascia ascoltare fino alla fine senza alcun rimpianto. Insieme a Under Lock And Key è sicuramente il miglior album della loro discografia.