- Charles Spearin - basso, tromba
- Justin Small - chitarra
- James Payment - batteria
- Ohad Benchetrit - chitarra, corni, tastiere
- Jason MacKenzie - tastiere
- Dave Mitchell - batteria
1. When Day Chokes the Night (6:38)
2. Minmin (8:23)
3. The Landlord is Dead (5:39)
4. The Apartment Song (3:52)
5. All of This is True (7:46)
6. Bruce E Kinesis (3:39)
7. Goodbye Enemy Airship (12:37)
Goodbye Enemy Airship the Landlord Is Dead
Quando si parla dei Do Make Say Think, non si può non riconoscere che la band canadese, ormai uno dei baluardi post-rock nazionale, non abbia avuto un processo evolutivo e compositivo totalmente in ascesa. Fin dal debut, omonimo, per finire poi con le ultime pubblicazioni discografiche, i Do Make Say Think sono riusciti a costruirsi un suond molto personale, ricco di espressività e sempre alla ricerca di nuove soluzioni. In particolare, il loro secondo full-lenght, Goodbye Enemy Airship the Landlord Is Dead è quello che più di tutti ha segnato una svolta decisiva nello sviluppo musicale del gruppo: dopo un debutto a tratti acerbo ma comunque promettente, la band infatti da alla luce quello che può essere definite come il suo primo masterpiece.
Il titolo del disco è preso pari pari da un opera artistica (anonima) eretta abusivamente in un vicolo di Chinatown, dietro casa di alcuni amici della band. Siamo nell’estate del 1999, e i Do Make Say Think, una volta trovata l’ispirazione per il titolo, terminano di registrare il loro secondo capitolo discografico. La registrazione è alquanto bizzarra: il sestetto canadese infatti si ritira nel fienile dei nonni del tastierista Mackenzie, nei pressi di Port Hope (Ontario), e a scapito della grandissima ruralità del posto, confeziona un album molto ben curato, dai suoni onirici e soffusi.
Si parte con When Day Chokes the Night, e con il suo incipit assonnato e dolce. Per i primi tre minuti e mezzo si odono soltanto dei fraseggi chitarristici, ma successivamente la canzone esplode man mano, diventando una bellissima esperienza psichedelica nella quale si aggiungono alla chitarra anche le percussioni e il sassofono, incastonandosi alla perfezione l’un l’altro. Minmin cambia registro in un lampo, presentandosi molto soffusa e ragionata alle orecchie dell’ascoltatore, incentrata sui fraseggi chitarristici nella prima parte, e sull’accostamento ritmica/effettistica nella seconda. Stesso dicasi per The Landlord Is Dead, climax unico supportato dalle tastiere e agli inserti sassofonistici. Il vortice elettrico qui raggiunge il suo apice, regalandoci una piccola perla nella discografia della band, psichedelica e surreale. Superata la breve ma intensa The Apartment Song, si arriva alla commovente All of This Is True, intrisa di psichedelica e di jazz, piacevole nel suo incedere, sicuramente una delle migliori del lotto. Bruce E Kinesis rappresenta un piccolissimo capitolo di questo mosaico, per poi giungere alla conclusiva Goodbye Enemy Airship. Trattasi della traccia più surreale e onirica di tutto questo Goodbye Enemy Airship The Landlord Is Dead, colpisce soprattutto per l’enorme mole di effettistica presente, data dalla grossa presenza di tastiere e sintetizzatori. Sfumando nel bel mezzo di note di synth, svanisce sia l’ultima canzone che il disco, lasciandoci ben più che soddisfatti.
Goodbye Enemy Airship The Landlord Is Dead è uno dei capitoli più riusciti dell’intera discografia targata Do Make Say Think. Estremamente variegato e d’impatto, il disco diventa una delle perle della produzione del gruppo, aspettando il capolavoro & Yet & Yet. Fatelo vostro e scoprirete, almeno in parte, la grande potenzialità dei Do Make Say Think.