Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Marco Maculotti
Etichetta: 
Hellcat
Anno: 
2002
Line-Up: 

Brody Dalle - chitarra, voce
Casper Mazzola - chitarra, voce
Andy Outbreak - batteria
Ryan Sinn - basso, voce

 

Tracklist: 

1. Sick of It All – 3:10
2. I Am Revenant – 3:28
3. Seneca Falls – 3:01
4. The Young Crazed Peeling - 3:16
5. Sing Sing Death House – 1:43
6. Bullet and The Bullseye – 1:12
7. City of Angels – 3:29
8. Young Girl – 2:42
9. Hate Me – 1:10
10. Desperate – 1:22
11. I Understand – 1:47
12. Lordy Lordy – 2:19

Distillers, The

Sing Sing Death House

Per il secondo album della sua band, Brody Armstrong cambia tutta la line-up: della vecchia formazione rimane solo la chitarrista Casper, che però non appare nè nella foto di retro copertina nè nei concerti promozionali in seguito all'uscita del cd, dal momento che deciderà infatti di lasciare la band.
I due nuovi componenti dei Distillers sono Andy, un ex wrestler, alla batteria, che conferisce un ritmo più potente alle canzoni della band, e Ryan, che sostituisce Fuellman al basso. Quello che colpisce di Sing Sing Death House è la semplicità dei riff di chitarra, che però risulta incredibilmente efficace in un album punk hardcore. C'è da dire inoltre che, rispetto al primo, omonimo cd (Hellcat, 2000) il suono si è fatto un po' meno grezzo e troviamo anche canzoni più soft (Seneca Falls, Young Girl, I Understand) che fanno intuire in qualche modo una rivoluzione melodica che poi giungerà a compimento in Coral Fang (Sire, 2003), ma tutto ciò non toglie potenza a SSDH.

L'album si apre subito alla grande con Sick Of It All, un ringraziamento della band - e della stessa Brody in praticolare - alla musica punk rock che gli ha salvato la vita ("noi suoniamo punk rock'n'roll, se così non fosse non avremmo alcuna anima"). Segue quella che probabilmente è la migliore canzone dei Distillers, non a caso un appuntamento fisso in tutti i concerti della band: I Am A Revenant, episodio nel quale la durezza dell'hardcore si sposa perfettamente con la voce roca di Brody e con le liriche tenebrose che ricordano i Misfits. L'album prosegue poi con la melodica Seneca Falls, una di quelle canzoni nelle quali Brody mette bene in chiaro la sua posizione a proposito della presunta inferiorità femminile rispetto al sesso maschile; il tema trattato è infatti quello dell'emancipazione femminile e la cantante sottolinea ancora una volta la sua voglia di indipendenza.
In The Young Crazed Peeling, una sorta di autobiografia della "regina dei dannati", la cantante, dopo aver raccontato la sua adolescenza in quel di Melbourne, canta il suo amore per Tim Armstrong e racconta di come il cantante dei Rancid abbia cambiato la sua vita; ritorna il tema dell'indipendenza grazie ad un riuscitissimo paragone nella prima strofa; è un pezzo punk-pop retto da un ritmo cadenzato di chitarra mid-ska, reso più aspro dalla voce acida di Brody.
Dopo due ottime canzoni hardcore che ci fanno ricordare l'influenza che i Rancid dell'ultimo cd (RANCID 2000) hanno dato ai Distillers, vale a dire la title-track e Bullet & The Bullseye, entrambe riuscitissime, si passa al pezzo più famoso del cd, nonchè la canzone più amata dai fans: stiamo parlando ovviamente di City Of Angels, della quale è stato fatto anche un videoclip; in questa sorte di implorazione alla sua città Brody si chiede come mai Los Angeles sia chiamata così quando invece si vedono solamente "ali morte"; è un paragone geniale per descrivere L.A., città in cui regna la violenza, le risse tra gang, l'uso improprio di armi da fuoco, la discriminazione razziale e l'abuso di potere da parte della polizia locale, tutti temi già trattati dai padrini Rancid nei primissimi album.
La successiva Young Girl, proposta già come ghost track nel precedente cd e qui rivista, non convince appieno nè per il suono nè per il testo, decisamente troppo scontato mentre la successiva Hate Me, prima canzone scritta per quest'album, è un pezzo di feroce hardcore senza compromessi nel quale Brody urla come una leonessa ferita; tuttavia le liriche di questa canzone denotano un'acerbezza di Brody nel songwriting che si riallaccia a quanto già mostrato in alcuni testi dell'album d'esordio.
In volata finale troviamo la durissima Desperate, con un testo che va avanti per oltre un minuto dicendo solo sei parole e quattro numeri ("1,2,3,4 yeah, questa è una guerra, yeah, 1,2,3,4, yeah, sono disperata...") e con un muro potentissimo formato da riff di basso e chitarra che, ancora una volta, ci ricordano i Rancid di Rancid 2000: un altro esaltante pezzo romboante che mostra quanto la band sguazzi meglio nell'hardcore incontaminato piuttosto che nel punk melodico. Chiudono l'album I Understand, episodio che scorre senza lasciar il segno, e la melodica Lordy Lordy, altra spia verso una rivoluzione sonora melodica.

Concludendo: chi è alla ricerca di un cd di punk rock grezzo, che varia dall'hardcore più sboccato al punk melodico grazie anche alla pluri-espressività della (particolarissima) voce della cantante, avrà trovato pane per i suoi denti con questo disco.
Sul fronte Distillers non troverete mai niente di meglio. Quest'album avrebbe raggiunto la 29° posizione nella Top Indipendent Albums Chart e segnato un capitolo fondamentale nella discografia del gruppo.
 

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