Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
1995
Line-Up: 

- Jon Nödtveidt – Voce, Chitarra solista, ritmica ed acustica
- Johan Norman – Chitarra ritmica
- Peter Palmdahl – Basso
- Ole Öhman – Batteria
Guests:
- It – Seconda Voce in “Soulreaper”
- Legion – Seconda Voce in “Thorns Of Crimson Death”
- Alexandra Balogh – Pianoforte in “No Dreams Breed in Breathless Sleep”


Tracklist: 

1. At the Fathomless Depths (1:56)
2. Night's Blood (6:40)
3. Unhallowed (7:29)
4. Where Dead Angels Lie (5:51)
5. Retribution - Storm Of The Light's Bane (4:51)
6. Thorns Of Crimson Death (8:06)
7. Soulreaper (6:57)
8. No Dreams Breed In Breathless Sleep (1:32)


RISTAMPE:
- Il disco è stato ristampato dalla Nuclear Blast nel 2002; le tracce bonus sono quelle dell’EP "Where Dead Angels Lie" (1996), ovvero due canzoni estrapolate dall’edizione giapponese di “The Somberlain”, una demo-version della titletrack e due cover-songs, una degli Slayer e una dei magiari Tormentor.
- La seconda re-issue risale al 2006 ad opera della The End Records (doppio-CD) e della Norma Evangelium Diaboli (doppio-LP): il disco bonus include un mix alternativo per ogni brano del disco, un demo di due tracce mai pubblicato risalente al 1994 e il già citato EP “Where Dead Angels Lie”.

Dissection

Storm of the Light's Bane

“Years that passed are now centuries
and forgotten seems the fallen ones
But on lived the memories in the spirits of battles’ sons”


“Storm of the Light’s Bane”, opera seconda degli svedesi Dissection e pietra miliare del panorama estremo della scorsa decade musicale, è l’album che ha consacrato il genio musicale di Jon Nödtveidt come uno dei più brillanti della scena Metal del suo periodo; pubblicato nel 1995 per un’etichetta di livello quale la Nuclear Blast (e godendo quindi di una distribuzione eccellente) due anni dopo il già clamoroso debutto “The Somberlain” (del quale poteva sfruttare le critiche positive e il passaparola fra gli appassionati), in un periodo in cui il Black Metal si diffondeva su larga scala in Europa e nasceva il Death melodico svedese (sono di quell’anno “The Gallery” e “Slaughter of the Soul”), “Storm of the Light’s Bane” è riuscito a sfruttare il momento propizio e l’indiscutibile talento dei suoi creatori per assurgere a incontrastato dominatore del connubio fra Black e Death Metal: nessuno, prima d’allora, era mai riuscito ad unire in maniera così squisitamente perfetta i suoni dei due principali filoni estremi del Metal – e chiunque, dopo di loro, si sia impegnato nel tentativo, ha dovuto necessariamente confrontarsi con questo monumentale disco, probabilmente il solo ad aver unificato l’apprezzamento ed il plauso degli amanti dei due sotto-generi.

I Dissection del ’95 differiscono da quelli di “The Somberlain”, oltre che per un diverso chitarrista (Johan Norman sostituisce John Zwetsloot), soprattutto per quanto riguarda l’abilità nel songwriting, oramai giunta a livelli d’eccellenza e per la sempre crescente capacità di combinare in modo organico e fluido situazioni musicali dalla diversa provenienza: il sinistro cantato in screaming e l’atmosfera gelida e tormentata sono tipicamente Black Metal, così come il feeling soprannaturale e maestoso di molte composizioni, o i poetici inserimenti acustici – di provenienza Death sono invece le ritmiche, estremamente varie e ben lontane dalla linearità percussiva tipica del Black Metal di quel periodo, ed anche alcune influenze a livello di riffing: le chitarre di Norman e Nödtveidt combinano la precisione e il groove del Death con le sfumate e diaboliche sensazioni tipicamente restituite dalle 6-corde di stampo Black, per poi mostrare anche diverse influenze più classiche e datate (Heavy ottantiano e Iron Maiden in particolare) durante gli splendidi assoli.
A distinguere i quattro svedesi dalle altre Black Metal bands del periodo sono invece una tecnica strumentale decisamente sopra la media e l’alta qualità di registrazione e produzione dei suoni (debole solo nella resa dei passaggi acustici), entrambi elementi che rendono “Storm of the Light’s Bane” accessibile ad un’ampia gamma di potenziali ascoltatore, e lo portano quindi ad essere uno degli album più indicati per iniziare il proprio percorso d’avvicinamento al Metal estremo.

Altro segno della bontà di questa pubblicazione è l’assoluta mancanza di anelli deboli nella catena di canzoni che compone la track-list: tutti i capitoli del disco sono potenziali hits, a cominciare dal singolo “Where Dead Angels Lie”, tanto famoso quanto trascendentale, aperto da una romantica parentesi acustica prima che il celeberrimo riff d’apertura introduca la maliziosa voce di Jon e la storia dell’angelo sedotto dall’oscurità: ritornello che si stampa in testa al primo ascolto, favolosi break solisti, glaciale intermezzo acustico rotto da urla di dolore, nuova ripresa (“Yet with each crystal of frost that is falling, another story is told…”) e finale che introduce la title-track, brano tiratissimo e discretamente convincente nonostante risulti il meno ispirato dell’opera, soprattutto poiché ricalca sonorità poco prima esplorati da un altro classico della band, “Unhallowed”, anch’esso un brano rapidissimo e sferzante, il cui ritmo è reso avvincente da continui cambi di melodia, ancora più apprezzabili per come confluiscono nel superbo assolo di metà brano.
La trascinante “Night’s Blood”, posta giustamente in apertura, è un brano che trabocca delle migliori melodie di chitarra targate Dissection e possiede il più indovinato degli stacchi acustici della produzione di Nödtveidt: le asce ‘gemelle’ di Johan e Jon creano un’aura terribile ed agghiacciante rimasticando a modo loro armonie prese a prestito anche dall’Heavy Metal, sostenute dalle velocissime staffilate del batterista Ole Öhman: “Our victory is eternal” proclamano, a ragione, Nödtveidt e compagni durante una delle tante sezioni mozzafiato che compongono questa meraviglia estrema.
Ma se l’inizio del disco è fra i più coinvolgenti del genere, la sua chiusura è altrettanto convincente, seppure per differenti motivazioni: laddove “Night’s Blood” e “Unhallowed” puntavano sulla velocità delle loro melodie, “Thorns of Crimson Death”, epica cavalcata di oltre otto minuti, costruisce con pazienza scenari tragici, ombrosi e battaglieri, rappresentati alla perfezione nella classica copertina di Kristian Wåhlin – artwork che risulta d’ispirazione anche per la successiva “Soulreaper”, che fonde la potenza distruttiva dei primi brani con le freddissime raffiche mortifere di “Thorns...”, risultando in una nuova epopea in cui la rugosa e ruggente voce di Jon si fa più temibile che mai, sia durante il sensazionale refrain, sia quando è spalleggiato dalle backing vocals di Tony Särkkä, ovvero It dei conterranei Abruptum, la cui moglie Alexandra Balogh si occupa della breve e triste “No Dreams Breed in Breathless Sleep”, nella quale il solo pianoforte costringe l’ascoltatore a prendere congedo da un disco che rimarrà nella storia del moderno Metal estremo.

I toni dimessi dell’outro pianistico sembrano preludere alle sventure che segneranno la carriera dei Dissection, interrotta due anni dopo dell’incarcerazione del carismatico leader Jon Nödtveidt, e malamente rivitalizzata nel 2004 per una ‘rinascita’ che porterà all’inglorioso disco di commiato “Reinkaos”, episodio decisamente non all’altezza del nome che porta in copertina e che poco ha a che fare con un disco come “Storm of the Light’s Bane”, incontestabile monumento alla grandezza del Nödtveidt musicista e all’importanza dei Dissection nella scena estrema scandinava di metà anni ’90; un album immancabile nelle collezioni di chiunque volesse addentrarsi nei sentieri più pericolosi e maledetti del Rock.

“Through the air again our voices whisper,
awake are now our eyes
for too long closed in slumber
Death Didn’t Prove Our Demise”
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