- Shagrath - voce
- Silenoz - chitarra
- Galder - chitarra
- Vortex - basso e voce
- Mustis - tastiere
- Hellhammer - batteria
1. The Serpentine Offering (05:09)
2. The Chosen Legacy (04:17)
3. The Conspiracy Unfolds (05:24)
4. The Sacrilegious Scorn (03:58)
5. The Fallen Arise (02:59)
6. The Sinister Awakening (05:09)
7. The Fundamental Alienation (05:17)
8. The Invaluable Darkness (04:44)
9. The Foreshadowing Furnace (05:49)
In Sorte Diaboli
Tutti conosciamo la storia dei Dimmu Borgir: dopo aver pubblicato tre autentici masterpiece di Black Metal sinfonico, il complesso norvegese ha optato per una virata stilistica che lo ha portato a suonare un genere ormai lontano da quello degli esordi. Ciò, almeno in parte, è dovuto alla stretta collaborazione fra la band e la Nuclear Blast, etichetta a cui Shagrath e compagni sono legati dal lontano 1997, ovvero dall’anno del loro indiscusso capolavoro: Enthrone Darkness Triumphant. Il nuovo corso dei Dimmu Borgir ha trovato modo di esprimersi anche nel 2005, quando è stata pubblicata la controversa rivisitazione di Stormblåst, uscito originariamente dieci anni prima. Molti fan del gruppo si sono sentiti giustamente offesi da tale operazione, tuttavia essa ha permesso l’entrata in line up di uno dei migliori batteristi della scena estrema: Hellhammer. Questi, per proseguire l’attività con i Dimmu Borgir, ha poi deciso di lasciare gli Arcturus; della serie: la qualità nulla può contro il dio denaro. Comunque stiano le cose, il 2007 vede l’uscita di In Sorte Diaboli, settimo studio album targato Dimmu Borgir.
Per In Sorte Diaboli la Nuclear Blast ha organizzato un imponente campagna pubblicitaria, aprendo addirittura un sito internet dedicato al full lenght. In compenso, però, il disco è apparso in rete quasi due mesi prima della sua effettiva data d’uscita. Il colpevole? Chiaramente un italiano, per giunta giornalista o pseudotale… Ma veniamo finalmente all’album vero e proprio: In Sorte Diaboli è il primo concept nella storia del combo norvegese. Ambientato in epoca medioevale, esso narra le vicende di un sacerdote che inizia a dubitare della propria fede e finisce per schierarsi con il lato oscuro (per saperne di più vi rimando all’intervista). Musicalmente parlando, In Sorte Diaboli presenta alcuni elementi di novità rispetto al ridondante Death Cult Armageddon: stavolta i Dimmu Borgir hanno preferito un lavoro più diretto e meno pomposo, dove le chitarre tornano a rivestire un ruolo principale a discapito delle tastiere, che restano comunque una prerogativa del sound.
Si parte con il singolo The Serpentine Offering, anticipato da un preludio maestoso e ricco di pathos. Il brano vanta un drumming micidiale, e come potrebbe essere altrimenti quando c’è uno come Hellhammer dietro le pelli? Notevole anche il cantato di Shagrath - che comunque ci ha sempre abituato ad ottime prestazioni - così come le parti pulite ad opera di Vortex, il vero asso nella manica della band. In Sorte Diaboli si basa essenzialmente su queste tre componenti, essendo i riffing di chitarra piuttosto anonimi e le tastiere spesso marginali. Purtroppo l’album non convince a fondo, risultando perlopiù scialbo e scontato. Certo, l’attuale formazione dei Dimmu Borgir rappresenta il massimo dal punto di vista tecnico, ma quando non riesci ad apparire malvagio suonando un disco come In Sorte Diaboli significa che qualcosa ha smesso di funzionare. L’unico elemento - non tecnico - che risolleva le sorti dell’album è proprio il cantato in clean di Vortex: senza di esso tracce come The Sacrilegious Scorn e The Invaluable Darkness perderebbero tutta la loro carica evocativa, e con esse l’intero disco. Significativo è poi il fatto che The Fallen Arises, intermezzo strumentali di circa tre minuti, incuta nell’ascoltatore più timore rispetto ai pezzi veri e propri. Insomma, una completa delusione per chi si aspettava un ritorno ai fasti di un tempo.
Musicisti eccezionali, concept meno banale del previsto, produzione stellare: nonostante questi eclatanti elementi In Sorte Diaboli non riesce a colpire nel segno, rivelandosi un semplice e mediocre disco di Black Metal sinfonico. In un 2007 così ricco di sorprese in campo Black (Shining su tutti) non basta suonare per la Nuclear Blast ed avere gente come Hellhammer e Vortex in formazione, occorre metterci del proprio. Oggi, i Dimmu Borgir sembra non siano più capaci di farlo.