- Fuchs - chitarra, voce
- Pitrone - chitarra
- Volk-Man - basso
- Dr. Pest - tastiera
- Sir G. - batteria
1. Wahnsinn
2. Eruption
3. Rock N Roll
4. The Silence Of Sorrow
5. Der Teufel
6. Reiter Maniacs
7. Barmherzigkeit
8. Per Aspera Ad Astra
9. Lazy Day
10. Die Sonne Scheint
11. Roll My Heart
12. Hey-Ho
13. Northern Lights
Samurai
Altro prodotto targato Die Apokaliptyschen Reiter ed altro miscuglio di death, black e folk con l’ineguagliabile dose sinfonica che da sempre li contraddistingue. La band tedesca infatti non accetta compromessi e sembra saper rispondere alla triplice regola che garantisce lo “status-of-art” in musica (coerenza/costanza/fedeltà), anche con il presente Samurai, partorito dopo solo un anno dal precedente Have A Nice Trip che aveva segnato il parziale abbandono del growling. La tendenza all’uso del tedesco, comune solo nel secondo periodo della loro discografia (ed aspetto marginale delle prime uscite) diviene sempre più forte e si tramuta ormai in uno dei tratti salienti del sound della band, sound che in questa uscita diviene talvolta più rock, talaltra più thrash attingendo dalla seconda generazione del fenomeno.
La formazione risulta sicuramente in forma. Le prime due tracce rappresentano la normale prosecuzione del precedente album: sonorità forti, voce prevalentemente clean, appeal “rockeggiante” ed uno speed incalzante. Rock n Roll invece risulta essere la prima puntata delle classiche saghe (chi ricorda Metal Will Never Die e Heavy Metal?) che i Nostri mettono in scena per rinforzare l’imponenza del metal e della propria musica oltre che per diffondere energia in sede live. Il titolo ovviamente dice tutto ed anche i testi restano in linea con gli ideali pomposi (e tipicamente tedeschi) dei loro autori ma l’accoppiata è con Reitermaniacs che prende il nome da un loro celeberrimo brano contenuto in All You Need Is Love (nome usato anche per il sito ufficiale della band nonché per i propri fan) e che con la propria magnificenza lugubre porta l’intera composizione a livelli molto alti. Stessa ambientazione crepuscolare contenuta in Der Teufel che mette in mostra l’influenza profusa (ma anche ricevuta) dal Symphonic Black Metal.
I brani scorrono e pur mancando delle tracce davvero immortali i DAR riescono ancora a dire la loro puntando stavolta su atmosfere più epiche (Per Aspera Ad Astra) nonostante la tastiera di Dr.Pest risulti a volte in secondo piano rispetto alle precedenti produzioni.
Ma ciò che stupisce più di tutti è Lazy Day che rappresenta il passaggio stravagante quasi sempre presente nelle creazioni a nome DAR (e qui ci balza in mente Baila Conmigo): bossa nova con un ritornello reggae fanno intuire che la riproposizione dal vivo sarà quasi impossibile ma la sua presenza (ancora una volta) fa luce sulla indiscutibile trasversalità artistica della band.
Sicuramente un prodotto meno complesso dei primi lavori, al pari del precedente, ma non per questo meno interessante. Un insieme ben amalgamato di riff ed idee finalizzati ad un impiego prevalentemente live dove l’impatto devastante è assicurato.