- Fuchs - chitarra, voce
- Pitrone - chitarra
- Volk-Man - basso
- Dr. Pest - tastiera
- Sir G. - batteria
1. Vier reiter stehen bereit
2. Warum?
3. Sehnsucht
4. Terra nola
5. We will never die
6. Baila conmigo
7. Ride on
8. Du kleiner wicht
9. Komm
10. Das Paradies
11. Fatima
12. Wo die geister ganz still sterben
13. Seid willkommen
14. Master of the wind (bonus)
Have A Nice Trip
Sono sufficienti tre anni per pubblicare un altro capolavoro? Questa è la domanda che durante l’angosciosa e lunga attesa la cerchia di adepti (non definibile fan, considerando la sua risicata numerosità) si è posta instancabilmente a seguito dell’uscita di All You Need Is Love. Molto difficile dare una risposta. Per fortuna i Die Apokalyptischen Reiter sono una band troppo singolare, unica in vari particolari mai definibili come dettagli; e probabilmente questo è l’ennesimo motivo del loro mancato (o non ancora ottenuto) successo sulla scena mainstream. I Die Apokalyptischen Reiter sono l’unica band che ha iniziato la propria carriera cantando in inglese e solo dopo ha sterzato su testi molto più indigesti in lingua madre (tedesco, stavolta presente in misura ancora più predominante); allo stesso tempo non ha mai alleggerito il proprio sound, fedele ad un death/black molto sinfonico, impreziosito dal contributo di ogni singolo membro, Dr. Pest in primis; ancora, quando tutti si sarebbero aspettati un calo di creatività alla quarta uscita discografica in studio viene partorito questo Have A Nice Trip, duro e conciso come un flash che ti apre la mente, ma variegato e riflessivo per altri versi.
Gli anni passano quindi, ma la ricetta principale si può solo che rafforzare: il metal proposto dai Nostri è sempre copioso di trame tastieristiche, grandi dosi di folk e potenti sezioni epiche che in particolare in Terra Nola la fanno da padrone. Ed è proprio tale accostamento tra la durezza linguistica e la soavità delle parti melodiche che genera un sapore particolare non solo in Have A Nice Trip ma nell’intero sound della band.Ovviamente non mancano i pezzi al fulmicotone, tra cui possiamo sicuramente segnalare Warum?, sferzata di crudezza e sinfonia che cela un alone vampiresco perfetto per un film horror; Komm che pur allacciandosi al canonico personale stile e ad una struttura-canzone non inaspettata raggiunge punti di forte maturità grazie anche ad un canto parzialmente pulito ed una tastiera che colora i riff thrashy; Wo Die Geister Ganz Still Sterben, piena di odio, rabbia e di nuovo sinfonia, incastonata perfettamente dopo tracce cupe e riflessive. Non poteva mancare la classica cavalcata reiteriana, We Will Never Die, ben calibrata all’insegna del fan-atismo e se vogliamo di un po’ di (in)sana mentalità manoworiana, in cui si cantano le gesta dei Cavalieri dell’Apocalisse (loro, per l’appunto) e del loro intento di regalare libertà a tutti i propri seguaci tramite la propria musica.
Ma ci sono delle novità nei Die Apokalyptischen Reiter del 2003. Baila Conmigo con il suo stile e testi spagnoleggianti esce fuori da ogni immaginabile canone non solo Die Apokalyptischen Reiter ma teutonico in generale. A dimostrazione dell’ecletticità dei cinque, con un sound a metà tra il tango e una ballad investito di riff heavy solo nella parte centrale, la traccia fa affiorare tutta la passione ed il sentimento che un temerario e glaciale cittadino nord-europeo potrebbe agilmente celare (o non avere del tutto!). Ancora, la mosca bianca, Das Paradies, una ballad groove, lenta, riflessiva ed emozionale, con cori altisonanti e le solite (ma che non stancano mai) trame di Dr. Pest che ci trasportano in un’altra epoca; preziosa e lungimirante, sarebbe davvero un errore imperdonabile non vederla parte dell’approccio creativo dei Die Apokalyptischen Reiter che ancora una volta ci dimostrano di non essere solo riff, screaming e doppiagrancassa. Infine l’orientaleggiante Fatima che non esita ad introdurre parti da pieno headbanging appena ne ha occasione.
In tutto questo preziosismo stilistico resta da citare la bonus track, Master Of The Wind (che ricorda vagamente Child In Time dei Deep Purple) capace di portare una porzione di romanticismo mista a malinconia con un passo cadenzato e caldissimo. Ma con tanta varietà musicale quale sarà il futuro dei Die Apokalyptischen Reiter?