- Bruce Dickinson - voce
- Roy Z - chitarra, basso nella settima, nona ed undicesima traccia
- Ray "Geezer" Burke - basso nella prima, quarta, quinta, sesta, ottava e decima traccia
- Juan Perez - basso nella seconda e terza traccia
- David Moreno - batteria
1. Mars Within
2. Abduction
3. Soul Intruders
4. Kill Devil Hill
5. Navigate The Seas Of The Sun
6. River Of No Return
7. Power Of The Sun
8. Devil On A hog
9. Believil
10. A Tyranny Of Souls
Tyranny of Souls
Uscito nel 2005, Tyranny Of Souls, ultima fatica di Bruce Dickinson, vede luce a ben sette anni di distanza da quel gioiello chiamato The Chemical Wedding. Si sa che gli impegni con la band madre del buon Bruce portano via molto tempo ed è difficile dunque capire come abbia fatto a trovare un momento da dedicare alla sua carriera solista, che ormai va avanti come sappiamo da sedici anni. Il disco si avvale anche stavolta dell’inossidabile collaborazione del chitarrista Roy Z, con il quale Bruce sforna dieci nuove tracce che condensano in sè il discorso musicale intrapreso con Accident Of Birth, sviluppato in The Chemical Wedding e riproposto forse nella sua maniera più diretta proprio in questo Tyranny Of Souls.
Sono svariate le sfaccettature che compongono Tyranny Of Souls. Si inizia con un intro tremendamente oscura, che rispecchia a pieno titolo la sinistra copertina, tratta dal dipinto di Memling, risalente al 1485, The Mouth Of Leviathan. Si poteva comunque fare qualcosa in più per quel che riguarda la composizione della traccia, che rimane in fin dei conti piuttosto anonima. Si passa quindi alla prima vera canzone del platter, Abduction, scelta come primo singolo e che sarebbe stata per gli Iron Maiden buona come il pane. Questa è essenziale come la legge del singolo vuole: strofa, ritornello e l’assolo che non guasta mai, tra un incedere che deve molto alla Vergine di Ferro e soluzioni con riff pesanti e parti di batteria con doppio pedale, le quali starebbero bene persino in una song Thrash. Il refrain è un esplosione di melodica adrenalina a cui l’ugola di Bruce riesce a dare quell’equilibrio epico ed allo stesso tempo aggressivo di cui siamo ormai abituati. Stessa storia per Soul Intruders, che accentua ancor di più la durezza dei riff e prosegue alla grande il discorso di Abduction. I toni oscuri e drammatici fanno di nuovo capolino nelle strofe di Kill Devil Hill, evidenziando il contrasto fra il ritornello epico ed il finale sognante, dove la concretezza di un piano si fonde con i molteplici echi del cantato. La vena acustica di Bruce viene quindi fuori con la ballata di turno: Navigate The Seas Of The Sun, nella quale il cantante mette in rima la sua passione per il volo. Fatta eccezione per un solo di chitarra acustica fin troppo breve, Navigate The Seas Of The Sun è piacevole, anche se forse troppo classica e lunga. Inoltre il ritornello finale ripetuto all’infinito da un senso di lieve noia che invoglia l'ascoltatore a passare oltre.
Incontriamo poi River Of No Return con le sue strofe introspettive che danno un senso riflessivo alla traccia e ci trasportano direttamente alla ben più solare, come suggerisce il titolo, The Power Of The Sun, veloce e melodica, dotata di interessanti intrecci di chitarre e di un ritornello canticchiabile già dalle prime note. Forse è una canzone senza troppe pretese, creata per solo uso consumistico, e può anche stancare troppo in fretta vista la sua immediatezza. Segue a ruota Devil On A Hog e chi ha ascoltato la primissima fatica di Mr. Dickinson, Tattoed Milionarie, sa sicuramente da dove può uscire una traccia così spiazzante. Trattasi infatti di un’allegra canzone dal tipico sound Hard Rock americano, con un gran bel refrain a dire il vero, il quale fa ancor più presa sull’ascoltatore, cui soddisfazione a questo punto diviene indescrivibile. Nella parte finale di Tyranny Of Souls troviamo invece Believil e la titletrack del disco, l’una naturale proseguimento dell’altra. La prima è caratterizzata da evidenti toni Sabbathici, di cui Bruce ha già fatto largo uso anche in lavori precedenti, basti pensare a canzoni quali Cyclops, Starchildren o King Crimson. Qui le note sono ancor più sinistre ed il coro gotico maligno non alleggerisce certo questa splendida canzone, che vede, come già detto, il suo più naturale proseguo nella conclusiva A Tyranny Of Souls. E se nelle strofe di questa si respirano ancora infernali zaffate di zolfo, la melodia e l’epicità ritrovano vigore e si scatenano durante il ritornello, il quale ricorda da vicino le scelte stilistiche che hanno reso, sette anni prima, Chemical Wedding un grande album.
Tyranny Of Souls e un disco lontano da sperimentazioni o particolari ricerche musicali come avvenne per il suo predecessore. E' un'opera prodotta per allietare i propri fan e gli amanti del Metal, scritta da chi sa far bene il proprio lavoro da ormai più di vent'anni. Se non si è alla disperata ricerca del classico album evento, ma si è disposti a godere di composizioni di mestiere, allora è bene ascoltarlo e goderselo. Non serve gridare al miracolo perché semplicemente non c’è niente di miracoloso qui, solo un disco ben suonato, elemento questo di non poco conto oggigiorno.