Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Emil Spleen - basso, tastiera, voce
- Julian Fade - chitarra, tastiera, cori
- Gabriel Straw - batteria


Tracklist: 

1. Secretly The Abyss
2. As Judas Curses
3. Close Ocean
4. Sworn Compassion
5. Theatres

Dialis

Dialis

Dark Rock, sentimento e professionalità è la formula vincente dei Dialis, terzetto italiano che debutta con un ep di qualità straordinaria, che riunisce influenze da acts quali Katatonia, Anathema, Black Heart Procession e un tratto acustico legato alle “ballate della morte” di Nick Cave o dei Death In June. Melodie di desolazione sono tessute dall’intreccio di pianoforte e di chitarra acustica, per un totale di cinque canzoni di qualità elevata, che potrebbero addirittura competere con i capolavori delle bands sopra citate.
I Dialis introducono idee geniali e soluzioni fuori dal comune, costituendo una realtà in grado di affermarsi nell’ambito nazionale non appena una casa discografica avrà offerto loro un contratto.

Secretly The Abyss apre il mini-cd con il suo fascino gotico, votato a riscoprire gli aloni della Wave degli Ottanta ma capace anche di inserire un feeling contemporaneo che stregherà l’ascoltatore. Il punto chiave della musica dei Dialis è il pianoforte, malinconico e struggente, perfetto sottofondo per il tono vocale dimesso e decadente. Un fascino tenebroso permea poi la seconda, acustica, As Judas Curses, dotata di un testo maturo e di giochi vocali di grande effetto: dalla musica dei Dialis, in questo caso ispirata particolarmente ai lavori degli americani Agalloch, prendono forma immagini sbiadite, che trasferiscono sensazioni di desolazione e di abbandono.
I Sisters Of Mercy rivivono in Close Ocean, tipico episodio ottantiano, carico di un’atmosfera lugubre, creata dal sapiente uso del pianoforte e dai magici arpeggi di chitarra.
Il vero capolavoro dell’ep è la quarta Sworn Compassion, per il suo ritmo altalenante inedito a qualsiasi sperimentazione Dark: il pianoforte si esibisce questa volta in motivi irregolari, sfasati rispetto al riff di chitarra e basso in sottofondo e l’ascoltatore è rapito in una morsa che ha un intenso sapore di Anathema.
Theatres chiude in modo onorevole il mini, pur rappresentando un capitolo meno elaborato e meno originale: tuttavia, sicuramente è apprezzabile la proposizione del solito mood posato e meditativo che caratterizza il timbro personale dei Dialis.

Pertanto è una piacevole sorpresa poter ascoltare musica di qualità eccelsa a livello underground e soprattutto da parte di una band italiana. Non si nasconde comunque un certo rammarico per l’assenza di un contratto discografico per questi tre ragazzi capaci di fare del loro sound pura poesia. In definitiva, si consiglia tutti coloro che vogliono avvicinarsi ad una realtà unica del panorama italiano, che plasma il suo stile da recuperi di sonorità del passato e riesce a conciliarle con sperimentazioni innovative ed inedite, di accostarsi alle sensazioni funeree di Dialis, primo ep di una band che farà parlare molto di sé continuando su questo sentiero.

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