Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Steamhammer
Anno: 
1984
Line-Up: 

- Marcel Schmier - voce, basso
- Mike Sifringer - chitarra
- Tommy Sandmann - batteria

Tracklist: 

1. Intro 01:14 
2. Total Desaster 04:06
3. Black Mass 04:00
4. Mad Butcher 03:31
5. Satan's Vengeance 03:16
6. Devil's Soldiers 03:26

Destruction

Sentence of Death

Formatisi nel lonatano 1982 sotto il nome di Knight of Demon, poi cambiato dopo poche settimane in Destruction, Schmier, Mike e Tommy diedero vita ad una delle primissime e più importanti band thrash metal europee. Insieme ai Sodom ed ai Kreator, i Destruction rappresentano tuttora una realtà molto importante nel genere. Gli anni 90 colpirono duramente la solidità della band e di conseguenza la loro proposta musicale, con una successiva ripresa a riportare in vita il genere fatto tanto bene da parte della band sin dal loro esordio discografico, questo EP Sentence of Death. Questo piccolo gioiello nel genere uscì in un periodo di incredibile fermento nel thrash metal e l’apprendistato a base di Venom e NWOBHM è ancora ben radicato in una giovane band che sperava di farsi un nome. Sei canzoni per poco meno di venti minuti di musica bastarono ai Destruction per farsi conoscere molto bene nella scena, anche grazie alla loro vena punk che faceva del loro sound un vero e proprio muro sonoro. L’allora prolifica Seamhammer li mise sotto contratto per registrare l’EP in questione con una copertina a raffigurare questi tre ragazzini con capelli cotonati, borchie e croci capovolte ovunque. Tutto molto in vena 80s come è giusto che sia.

L’apertura del disco è nelle mani di un introduzione a base di voci lugubri e chitarre distorte per sfociare nella storica Total Desaster. I tempi sono veloci, le chitarre taglienti come lame e in primo piano ecco la voce roca, graffiante e ancora immatura di un grande Schmier. La chitarra di Mike si fa notare molto bene grazie ad un riffing arrembante, vario e a dir poco funambolico. La registrazione essenziale che dona anche molto risalto al rullante della batteria è in puro stile vintage e grazie ad essa possiamo cogliere molto bene anche le venature melodiche nella fase solista di Mike. Gli elementi speed metal sono sempre molto presenti anche se le band tedesche si sono sempre fatte notare per uno stile molto più ruvido e diretto di quello utilizzato dalla “concorrenza” statunitense ed i Destruction non sono sicuramente un’eccezione. A tal proposito è da notare la melodia nell’assolo di apertura di Black Mass, seguito da urla lancinanti ed un ritorno di alcuni tempi più veloci con riff rocciosi ed arrembanti. La famosissima scala di chitarra introduce l’ormai celeberrima Mad Butcher, forse prima vera hit da parte della band che ricopre sempre un posto di riguardo nei live della band. I riffs sono veloci e la batteria martella che è un piacere. Il ritornello occupa una bella pagina di storia del thrash mentre in questa versione la voce di Schmier è maggiormente roca e non si lancia sovente in quegli acuti dal timbro immaturo che ritroveremo in futuro.

Come si diceva in precedenza, l’assalto sonoro operato da questa band non aveva nulla da invidiare alle realtà più famose dell’epoca ed essi ce lo dimostrano con la ferale, veloce Satan’s Vengeance anche se in occasione del ritornello possiamo ancora una volta notare una leggera apertura melodica: le chitarre tra alcuni arpeggi e assoli assumono un timbro più disteso ad introdurre nello stesso modo l’ultima Devil’s Soldiers. Tuttavia, presto le melodie spariscono  e gli up tempo subentrano al fine di dare la giusta pesantezza ad una canzone discreta ma non esaltante se comparata a quelle precedenti. Ad ogni modo, i Destruction con questo esordio danno già prova di possedere tutte le capacità per fare il salto di qualità (che sarebbe arrivato molto presto) in un genere allora in piena espansione. Ecco a voi i primi vagiti una delle realtà di spicco della scena e non ci sono giovani di adesso che tengano.  

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