- Sasha Blanch - voce
- Martin F. Jungkunz - chitarra, basso
- Christian Beyer - pianoforte, tastiera
- Jens Reinhold - batteria
1. Kiss Of Ashes
2. A Lovelorn Requiem
3. The One Who Ceased To Breathe
4. Musique De La Decadence
5. Farewell In Blue
6. The Shallow Sea (re-recording)
7. Letters From A Coffin
8. Cathartic Revelation
9. Humanity As A Child
10. Lucid Lullaby
11. Inner Peace
A Requiem in Winter’s Hue
Si sente fin dal primo ascolto che sicuramente i tedeschi Despairation con questo quarto album, A Requiem in Winter’s Hue, non hanno avuto paura di sperimentare.
Colpisce molto, innanzitutto, la scelta del suono pulito dei tasti bianchi e neri con quello di una chitarra elettrica distorta e ruvida, come nella prima traccia del disco, Kiss of Ashes.
In A Lovelorn Requiem invece la voce si assottiglia nella strofa grazie a un fine gioco elettronico, per poi esplodere in tutto il suo potenziale nel ritornello, mentre The One Who Ceased To Breathe fonde le forti caratteristiche hard rock con il timbro possente e folk della voce, in una ballata malinconica che lascia il fiato sospeso.
Accattivante e piacevole risulta l'elegante Musique de la Decadence, dal ritmo sincopato e funky che Sasha Blanch riesce a seguire alla perfezione.
La voce sognante di Farewell in Blue richiama alla memoria quella di Dave Gahan, perché costringe a chiudere gli occhi, a vagheggiare, fino alla sorpresa orchestrale di Letters From a Coffin e dei suoi magnifici ritornelli tra chitarre elettriche e violini.
Cathartic Revelation è la traccia più sperimentale del disco, di cui il blues e il pianoforte jazz sono i protagonisti.
Il disco si conclude con una ballata “piano-voce” degna dei migliori Porcupine Tree, Inner Peace, dai classicheggianti rimandi che avvolgono l’ascoltatore appunto, nella più profonda pace.
A Requiem in Winter’s Hue è un disco composto da undici tracce ben fuse (forse troppo) che hanno come tormentato oggetto di riflessione il commiato; ognuna di queste ha una sua particolarità dal punto di vista stilistico e ritmico e fanno sicuramente intuire le più profonde influenze musicali da cui il gruppo ha potuto attingere, che vanno dal Gothic Metal al Jazz.
Sicuramente questo lp dal buon carattere innovativo e formale non può essere considerato come una brutta “intesa musicale” da parte dei Despairation: il gruppo, ha infatti contribuito a creare un stile molto personale ma soprattutto intrigante, che supera di molto tutte le prove precedenti; ancora creatrice di dubbi risulta però la voce del cantante, sicuramente molto adatta per il genere, ma poco versatile, addirittura un po’ pesante in alcune tracce, soprattutto nella metà del disco;
Il potenziale dell’album è sicuramente da non sottovalutare, ma ci troviamo davanti a un gruppo ormai sulla scena da dieci anni (l’autoprodotto Winter 1945 è del ’98) che ha sicuramente arricchito e impreziosito la sua tecnica, ma a cui manca una piccola spinta propulsiva per avere successo anche in Italia.