-Giuseppe Peveri - Voce, chitarra
-Sig. Solo - Pianoforte, organi
-Gianluca Giambini - Batteria
-Nicola Faimali - Basso e contrabbasso
-Enrico Gabrielli - Sax, flauto, arrangiamenti fiati
-Rodrigo D' Erasmo - Violino
-Daniela Savoldi - Violoncello
-Raffaele Kohler - Tromba
-Luciano Macchia - Trombone
-Domenico Marmone - Sax baritono
-Daniele Plentz - Percussioni
-Massimo Martellotta - Arrangiamenti archi
01. Due Volte Niente
02. Piccolo Destino Ridicolo
03. Saldati
04. Casa Tua
05. Cuore di Pietra
06. Giudizio Universatile
07. Da Varese a Quel Paese
08. Io Sì
09. Puntino sulla i
10. La Settimana Enigmatica
11. Pensiero Associativo
12. Rette Parallele
Io Tra Di Noi
Non gli avevamo nascosto niente. C' erano troppe aspettative per il nuovo disco di Dente, non gli potevamo nascondere niente. Giuseppe Peveri, da par suo, non si è nascosto ma anzi ha scoperto il petto, pronto a ricevere tutte le critiche del caso. Ma, tranquilli, ancora una volta non ha fallito. È riuscito solamente a spostare l' asticella un poco più in alto, non senza ridare importanza alla parola cantautorato italiano che, di questo periodo, significa già molto. Impossibile fallire con una tale capacità di scrittura, ancora più facile se ad accompagnarti uno stuolo di musicisti d' eccezione: nel nuovo episodio Io Tra Di Noi, infatti, sono ben dodici a comparire in line-up, di cui non manca praticamente niente. Doverose citazioni per l' inossidabile Sig. Solo al piano ed organo, per un Enrico Gabrielli al sax e flauto come al solito devoto alla causa di Stakhanov ed anche per Rodrigo D' Erasmo ai violini, membro degli Afterhours reduce dai soliti gossip italiani. Ma più che per le individualità, il lavoro funziona soprattutto grazie al magnifico lavoro corale, di gruppo, che conferirà maggiore qualità ed arrangiamenti carichi di buon gusto e garbo. D' altra parte, ti chiudi in studio con un personaggio del calibro ( 35?) di Tommaso Colliva cercando di emulare gli ambienti acid-folk dei grandi cantautori del passato ed il risultato alla fine non può che essere soddisfacente, anche quando la lezione impartita da questi ultimi si fa troppo evidente.
Semplicemente questione di qualità, la stessa che Dente paventava sin dagli anni duemila, all' epoca del disco Goodnightclub per nostra sfortuna mai pubblicato, e che adesso in Io Tra Di Noi galoppa a briglia sciolta conscia delle proprie potenzialità e già consapevole del risultato finale. Come allora, il Nostro ha voluto trovare un tranquillo equilibrio tra passato e presente quando ha deciso di rinchiudersi per dieci giorni nella stessa casa di Portoferraio che con lui aveva condiviso l' ansia e l' angoscia di chi stà per lanciarsi in un mondo delicato qual'è quello della musica. Dai vecchi appunti e dalle registrazioni, con in testa le canzoni già finite per quanto riguarda struttura, testo ed arrangiature, si è così potuti passare in fase di produzione, dove il già citato Enrico Gabrielli e Massimo Martellotta - Incaricati rispettivamente di arrangiare fiati ed archi - si sono dimostrati il vero valore aggiunto di Io Tra Di Noi. Mai come adesso un disco di Dente si era infatti dimostrato così effettato e pop, nel senso figurativo del termine, senza far palpitare naturalmente solo per il magnetismo emotivo cui ci aveva ampiamente abituato ma anche per la ricerca, in termini sonori, di un preciso classicismo per alcuni versi riscontrabile con i vari Cristina Donà e Brunori Sas. Disponendosi in un possibile parallelo tra i nuovi nomi, il Peveri si contraddistingue dal cantautorato moderno per una ricerca enfatica ossessiva che pone nell' incanto - vagamente psichedelico - delle membra mediante soffusi racconti trasmessi sotto forma di liriche il suo punto forte, riuscendo per altro a stabilire un convincente accordo tra le trame De Andrèiane e la nostalgia di L' Amore non è Bello. Ma se Io Tra Di Noi è soprattutto il disco più malinconico di Dente lo si deve in particolar modo all' assetto da band a quattro acquisito per l' occasione. Oltre che un gusto a dir poco variegato per la musica pop d' autore, per la prima volta infatti dallo spaccato riescono ad uscire brani gustosamente influenzati dai soliti noti, con Endrigo, Tenco e Battisti ancora in testa.
Per esempio Anima Latina, già ripresa quest' anno dai Verdena con Wow ma qui inserita in un contesto tipicamente Dentiano e decisamente a suo agio che non può far altro che migliorare le sorti del lavoro. Diretta testimonianza la forniscono l' orchestrina elettrica ironica di Piccolo Destino Ridicolo ed i minuti finali di Rette Parallele, che suonano come un tributo senza veli. L' attaccamento a certi valori dei sixties è ben rappresentato nella sviolinata disco di Giudizio Universatile, atto tremendamente teso verso l' infantile scanzonatezza di Lucio Dalla, per altro ricercata con un tiro meno solenne nella successiva Da Varese a quel Paese. Ma buoni consensi arrivano anche laddove il lavoro si tramuta in un affare modesto ed intelligente, totalmente acustico nel poetico intro Due Volte Niente e tipicamente italiano nel singolo Saldati, anche se alla fine perfettamente riassunto in Io Sì. Lampi di genialità infine nei cabaret da pianobar di La Settimana Enigmatica ( in cui compare di nuovo la figura di Irene) e nello strombazzare di Pensiero Associativo.
Senza snaturarsi, Dente con Io Tra Di Noi porta avanti la sua sincera quanto ambiziosa avventura musicale, che trova qui uno sbocco fondamentale e forse decisivo. Gioca a fare il grande, Giuseppe Peveri, rapportando la sua essenza con il passato: ciò che ne esce fuori è un disco evoluto, che non si dimentica di adottare gli standard abituali ma che non disdegna di tentare nuovi procedimenti compositivi sempre all' insegna di un certo conservatorismo a favore della sua amata chitarra. Ancora una volta, questione per romantici.