Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Etichetta: 
Nuclear Blast
Anno: 
2011
Line-Up: 

Vogg  - Guitars 


Heinrich - Bass 


Krimh - Drums 


Rafal Piotrowski - Vocals 

Tracklist: 

1. The Knife  04:34  


2. United  05:26  


3. Carnival Is Forever  08:51  


4. Homo Sum  04:35  


5. 404  05:10  


6. A View from a Hole  06:13  


7. Pest  03:38  


8. Silence  04:18

Decapitated

Carnival is Forever

Se dovessimo citare una band nell’ambiente estremo del metal che ha avuto meno fortuna negli ultimi anni, sicuramente i Decapitated dalla Polonia vincerebbero.


Prima di tutto, qualche cenno alla storia della band. Il nucleo primigenio ha avuto origine nel 1996 grazie al cantante Sauron, al batterista Vitek ed al chitarrista Vogg, ai quali si unì il bassista Martin l’anno successivo. In un periodo in cui il death metal stava dando segni di cedimento a livello di idee, nuove leve come i Decapitated portarono linfa all’apparato e ben presto il gruppo si ritagliò una bella fetta di notorietà nell’ambiente. Il loro bagaglio tecnico invidiabile, specialmente se rapportato alla loro giovane età, abbinato ad uno stile estremo cominciò a mietere vittime sin dal loro debutto Winds of Creation (2000). Dopo due ottimi lavori come Nihility (2002) e The Negation (2004), Sauron decise di abbandonare la band. Fin qui nulla di irrecuperabile. Al suo posto subentrò l’anno successivo Covan ma ciò che accadde il 29 ottobre del 2007 segnò per sempre la storia del gruppo. Un terribile incidente in Bielorussia vide coinvolti il tour bus dei Decapitated ed un tir che trasportava legname. L’esito fu drammatico: Vitek perse la vita qualche giorno dopo in ospedale, Covan entrò in coma e tutt’ora non si hanno notizie certe riguardo le sue condizioni di salute. La band si sciolse poco tempo dopo, ovviamente.


Ora, a distanza di quattro anni da quel terribile fatto ritroviamo la band capeggiata dal chitarrista Vogg, unico rimasto del nucleo originario. Al suo fianco nominiamo il batterista Krihm e Rafal Piotrowski alla voce. Tanta pubblicità fu fatta per questo ritorno sulle scene ed ora ne analizzeremo il prodotto, questo nuovo Carnival is Forever. La nuova fatica discografica del gruppo amplifica le passate influenze alla Meshuggah/Pantera per un risultato ben differente rispetto a dieci anni fa. Se stavate aspettando un album veloce e tagliente ne rimarrete delusi ed anche il nuovo arrivato dietro al microfono, pur possedendo una notevole potenza vocale, ha un timbro decisamente più orientato al metalcore che comunque risulta amalgamato con il nuovo corso musicale della band.  


Si inizia con i tempi sincopati di Knife, il suo groove roccioso nelle chitarre e la sua impronta moderna già ben tracciabile anche nelle seguenti voci filtrate. Parecchie influenze provengono anche dalle ultime leve del death metal moderno svedese per un’introduzione spiazzante. Gli stop and go delle chitarre sono abbastanza arrembanti ma le caratteristiche delle produzioni passate dei Decapitated sono pressoché inesistenti. Buona la prova del nuovo entrato a sedersi dietro le pelli, il quale massacra la sua doppia cassa a dovere durante la successiva United. Tra blast beats improvvisi e ricadute nel groove dei tempi medi, la canzone si regge bene anche se l’abuso delle voci filtrate ne rovina lo stile brutale in più parti. I novi minuti della title-track puntano tanto sui chiaroscuri musicali, tra stacchi acustici e l’entrata del groove pastoso della chitarra. Capirete anche voi che questo stile non ci azzecca nulla con quello che potremmo aspettarci dal gruppo. Una batteria che crea un tappeto di doppia cassa e continui riffs “spezzati”, da alternarsi ad arpeggi lugubri, non bastano a rendere elettrizzante questa canzone.


Le influenze dei Pantera di inizio anni 90 si fanno palesi nel riffing di Homo Sum che di death metal ha ben poco, figuriamoci di brutal tecnico anche se alcuni blast beats cercano di ingannarci. Le sezioni soliste della sei corde non hanno né capo né coda e tutto si esaurisce in lunghe note trascinate, andando a finire in quella 404 che sembra uscita dalle peggiori pubblicazioni dei Soulfly. Un’accozzaglia di suoni –core e synth che ha del ridicolo. View from a Hole segue grossomodo le stesse coordinate della title-track se non fosse solo per la presenza di alcune sezioni leggermente più impulsive che aumentano la velocità di esecuzione di alcune parti. Chiudono il disco la tagliente Pest (forse la traccia che si avvicina maggiormente come stile agli ultimi lavori della band) e la strumentale The Silence, interamente basata su arpeggi in tonalità pulita dal mood decadente.


Posso cercare di capire il colpo subito dalla band a causa di quell’incidente maledetto e di conseguenza posso anche capire questa sbandata dal nome Carnival is Forever. Per questo decido che il lavoro comunque si merita la sufficienza. In fondo trattasi di una lavoro di mediocre metalcore/death metal, ottimamente suonato e prodotto. Questo mio voto, tuttavia, non si ripeterà in futuro se la band dovesse ritornare sulla scena con idee come queste.

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