- Rotten - voce
- B.Undertaker - chitarra
- Corpse - chitarra
- Kassara - batteria
- Kuolio - basso
Guests:
- Turbo V-J (Machine Men) - chitarra in Lepra Lord e Panzer Holocaust
1. Return Of The Nemesis
2. Venom preacher
3. Lepra Lord
4. Graveyard Witchery
5. Deathrash Legions
6. Napalm Satan
7. Panzer Holocaust
8. Morbid Mayhem
9. Valley Of The Corpse
Deathrash Assault
Dopo un esordio al dir poco coinvolgente, Deadmeat Disciples, i finlandesi Deathchain tornano alla carica con il loro secondo atteso capitolo, Deathrash Assault, titolo quanto meno azzeccato, visto la miscela dei due generi in modo accurato ed impeccabile. Seppur infatti il singer Rotten abbia una attitudine vocale palesemente death, il sound é molto ricco di entrambe le correnti musicali: in pratica, se i Destruction suonassero Swedish Death, suonerebbero cosí.
Un inizio fulmineo questo Deathrash Assault, con Rotten che con un growl spiazzante annuncia Return Of The Nemesis. Piccola drum-session di Kassara d’apertura, chitarre taglienti, e via all’headbanging, atteggiamento che si puó tranquillamente mantenere per quaranta minuti, in quanto l’album non ha un secondo di calo riguardo il groove. Lepra Lord la prima perla del disco, molto diretta e scandita, vede inoltre la presenza di J-V dei Power-Metallers Machine Men come guest, regalando un assolo piú lento e lezioso, senza ammorbidire il tiro del brano peró. Anzi, piú si ascolta questo disco, piú nomi della “vecchia scuola” vengono alla mente, non solo quella Americana, ma anche la teutonica dei Kreator. Un album che prosegue con le combinazioni di Bobby Undertaker e Corpse, che si spartiscono i riff e i soli, costruendo trame strette ed efficaci, pungenti. Come in Deathrash Legions o la successiva Napalm Satan, dove il growl famelico di Rotten viene sopportato a dovere da Kassara, che dietro le pelli da forza e vigour ad un suono che non ne vuole sapere di rallentare e stancarsi. Infatti Panzer Holocaust, decisamente la prima “traccia lenta”, non cala di intensitá, ma l’inserimento per la seconda volta di J-V dona raffinate soluzioni melodiche con eleganti parti di chitarra rilegate alla trama thrash dei due chitarristi titolari. Il finale di questo album é molto particolare, in quanto la seconda “lenta” si trova in ultima posizione. Stiamo parlando di Valley Of The Corpse, che risulta avere nelle parti acustiche una atmosfera piú triste, malinconica, eterna. Le due tracce sono divise tra loro da Morbid Mayhem, brano che riepiloga le caratteristiche del disco e che riporta alta l’adrenalina prima della conclusione. Da rilevare anche il basso ermetico di Kuolio, che a tutti gli effetti suona come terza chitarra in pratica, non solo in questa traccia, ma su tutto il disco.
Band giovane, suono aggressivo, deciso, solido. Un connubio perfetto di thrash moderno e old school, il tutto amalgamato da accurato death di matrice svedese. Sono conosciuti in Scandinavia giá dall’esordio, purtroppo nel resto d’Europa si stanno muovendo ancora come realtá underground. Da tenere monitorati, perché c’é un vero diamante grezzo qui.