- Devon Graves aka Buddy Lackey - chitarra, voce, flauto, pianoforte
- Adel Moustafa - batteria
- Roland Ivenz - basso
- Roland "Rolls" Kerschbaumer - chitarra
1. Spiders and Flies (06:05)
2. Sirens (04:27)
3. The Love of Hate (03:42)
4. Why? (06:32)
5. The Coldest Days of Winter (03:32)
6. Wings of Faith (04:37)
7. Toy Rockets (05:31)
8. Waiting for the Answer (05:43)
9. Just Like a Timepiece (07:20)
10. Lady of Rain (03:31)
The January Tree
Il progetto Deadsoul Tribe, nato nel 2001 ad opera di Devon Graves, cantante e mente degli Psychotic Waltz, prende forma in questi ultimi anni, che hanno visto la pubblicazione di due album consecutivi discreti e abbastanza convincenti. Il terzo full-lenght rappresenta per tutte le bands un punto significativo di conferma o di rottura con i lavori passati e questo The January Tree ha tenuto sospesi i fans degli Psychotic Waltz per diversi mesi: il sound tuttavia non si è discostato così fortemente dalle composizioni dell’ex gruppo di Devon, uno dei primi pionieri del Progressive Metal mondiale.
Prodotto dall’Inside Out come i precedenti, The January Tree non ha riscosso grande successo sia tra gli appassionati del Progressive, sia tra la critica internazionale: risulta un lavoro spesso freddo, estraneo all’ascoltatore e non costruito ottimamente. Nonostante ciò le canzoni, lente come quelle dell’omonimo Dead Soul Tribe e di A Murder of Crows, sono apprezzabili e non si discostano dal timbro di Mosquito e di Bleeding (Psychotic Waltz).
Le sezioni ritmiche in particolare assumono un valore rilevante, in quanto il batterista egiziano Adel Moustafa disegna riffs ricchi di tamburi e vicini agli esempi del moderno Alternative Rock di Tool e A Perfect Circle.
La copertina dell’album è una delle più affascinanti in ambito Prog poiché mostra l’albero a cui è dedicato il titolo dell’opera con uno sfondo ocra e un sole che, pur essendo ancora abbastanza alto in cielo, non riesce ad illuminare perfettamente il paesaggio circostante. E così si presenta il sound del cd, cupo e misterioso, posto nella penombra prodotta dal groviglio dei rami dell’albero ormai spoglio.
Il ritmo scandito dai tamburi di Spiders and Flies, la traccia iniziale, non varia nel corso dei sei minuti di lunghezza, coinvolgendo alquanto l’ascoltatore; solo dopo le buone Sirens e The Love of Hate, incisive nel testo e aggressive nei toni di basso e chitarra, avverrà una temporanea caduta di The January Tree. I brani che si susseguono costituiscono un passo falso all’interno dell’album, un momento da dimenticare per il quartetto Progressive.
Why? e The Coldest Day of Winter sono sempre dotate dell’atmosfera mesta che caratterizza ogni lavoro di Graves, ma risultano noiose e insostenibili alla lunga; Wings of Faith, con gli effetti elettronici e l’introduzione del flauto suonato da Graves in persona risolleva le sorti di The January Tree, perché la sua velocità sveglia l’ascoltatore, quasi sopito dalle monotone tracce precedenti.
Da qui entra in scena il flauto, interpretato alla Ian Anderson (Jethro Tull), che nella settima Toy Rockets cerca di creare melodie quasi Folk andino su una base prettamente Alternative. Il connubio è molto buono, ma ogni canzone dell’album non testimonia le abilità della band, trascurando soprattutto l’impatto diretto con il pubblico e chiudendosi in se stessa senza destare particolare attenzione. E così trascorrono lentamente Waiting for the Answer, influenzata dallo stile di Tool e Fates Warning e la lunga ballata Just Like A Time Piece, un episodio gradevole, in cui la tastiera gioca il ruolo principale per la buona riuscita. I Dead Soul Tribe si avvicinano così ai Threshold di Critical Mass, sempre conservando gli elementi tipici del loro suond malinconico e decadente.
Infine Lady of Rain chiude il disco con le sue note di pianoforte e con la voce di Devon mai così espressiva all’interno dell’opera; la sua angosciante parte centrale richiama alla dimensione di smarrimento di The January Tree, ma non riscatta completamente un full-lenght che i Dead Soul Tribe avrebbero potuto costruire meglio, senza perdersi in passaggi stancanti e cercando con ciascuna traccia di differenziarsi dal livello di sperimentazione musicale di A Murder of Crows, evolvendo ulteriormente il proprio timbro.
Invece la pubblicazione del 2004 ripete il percorso tracciato dai due album precedenti, non introducendo elementi dinamici che possano far comprendere le doti compositive dei Deadsoul Tribe, formazione che in futuro forse farà parlare di sé come nuova erede dei defunti Psychotic Waltz, ma che per il momento non eguaglia i suoi predecessori.