Voto: 
7.9 / 10
Autore: 
Marco Lorenzi
Genere: 
Etichetta: 
Vagrant
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Chris Carrabba - voce, chitarra acustica
- Dan Bonebrake - basso, voce
- Mike Marsh - batteria, voce

Tracklist: 

1. The Brilliant Dance (03:02)
2. Screaming Infidelities (03:45)
3. The Best Deceptions (04:14)
4. The Ruined Puzzle (02:52)
5. Saints and Sailors (02.33)
6. The Good Fight (02:27)
7. The Standard Lines (02:27)
8. Again I Go Unnoticed (02.17)
9. The Place You Have Come to Fear the Most (02:56)
10. The Bitter Pill (03:13)

Dashboard Confessional

The Place You Have Come to Fear the Most

Dopo appena un anno dall'uscita di The Swiss Army Romance nella sua primordiale veste, Chris Carrabba si ripete, lanciando sul mercato con Vagrant il secondo volume della sua produzione. The Places You Have Come to Fear the Most è il titolo, un pò lungo e difficile da ricordare, ma incisivo ed efficace a tal punto da anticipare il suo filo conduttore.
Sembra la seconda parte del predecessore, con otto pezzi inediti, più la riedizione di Screaming Infidelities e della bellissima Again I Go Unnoticed che tanto avevano affascinato in The Swiss Army Romance. Una stranezza, questa, che trova in parte spiegazione nella limatura degli arrangiamenti: più pacato e "pulito" per Screaming Infidelities, con ritmo più incalzante e l'inserimento delle percussioni in Again I Go Unnoticed.

The Brilliant Dance è una ballata densa e piuttosto dolce, il lato più romantico di Carrabba direbbe qualcuno, che funge probabilmente da anello di congiunzione con quanto il giovane cantautore americano ci aveva proposto in precedenza. La sua musica sembra volerci prendere per mano, in una malinconica serata d'estate quando, dopo un'incomprensione, si guarda il telefono in attesa di vederlo brillare con il nome che corrisponde alla persona amata. Sono i versi che Carrabba cuce alla sua musica con la consueta naturalezza a lasciarci ancora una volta stupiti.

So you buried all your lover's clothes
and burned the letters lover wrote,
but it doesn't make it any better.
Does it make it any better?

Discorso pressochè identico per The Best Deception, che Carabba ci propone come consuetudine in versione acustica, ripercorrendo i sentieri di un'adolescenza segnata da amori fugaci ed illusori che svaniscono con la stessa velocità con cui si può voltare la pagina di un libro.
La vera novità del disco è senza dubbio un sostanziale passo avanti verso quelli che saranno, di lì a qualche tempo, i veri Dashboard Confessional. Archi e percussioni fanno da contorno alla voce ed alle note della chitarra di Carrabba in The Ruined Puzzle, fino ad arrivare ad una vera e propria sezione ritmica in Saints And Sailors. E' l'anticipo di quanto vedremo combinare a Carabba e soci non più di dodici mesi più tardi.
The Good Fight riprende il filone interrotto poco prima. Ancora batteria, protagonista questa volta, con la chitarra a fare da contrappunto ad un nuovo arrivato, il pianoforte, che non sarà certo disdegnato da Carrabba in altre sue performances. Claimed you as my only hope / and watched the floor as you retreated sussurra la giovane voce, che (volendo fare un appunto) appare più impostata in questo secondo suo lavoro. Carabba ritorna all'essenzialità della chitarra in Standard Lines prima di proporre, come anticipato, una versione rivista e per così corretta di Again I Go Unnoticed.

C'è maturità, forse maggiore consapevolezza di avere per le mani uno strumento efficace (in senso lato, non nel caso specifico della sua chitarra). Carabba dipinge la traccia che dona il nome al disco (The Places You Have Come to Fear The Most) con istintività. E' forse questo il pezzo che vale il prezzo del biglietto, come si suol dire. E' mal celata la sua voglia di urlare a tutti And the grave that you refuse to leave / the refuge that you've built to flee / the places you have come to fear the most. Le sue parole arrivano dritte al cuore di chi ascolta ed è forse questo il pregio maggiore che possiamo attribuire a Carrabba.
The Bitter Pill, ideale per i titoli di coda, chiude non senza qualche rimpianto o meglio, qualche aspettativa mancata, il secondo capitolo della discografia targata Dashboard Confessional.
Sono quasi trenta minuti di musica diretta ed emozionante, per gli amanti del genere. Trenta minuti di indifferenza, forse, per chi le note dolci e a volte smielate non le manda giù tanto facilmente. Una cosa è certa, in The Places You Have Come to Fear the Most manca qualcosa. Quel qualcosa che ci aveva fatto sgranare gli occhi (o meglio, le orecchie) all'ascolto del suo predecessore.

La tanto attesa conferma di Carrabba arriva, per carità (le 500.000 copie vendute non sono un caso), ma la spontaneità di The Swiss Army Romance è un ricordo che qui appare leggermente sbiadito. Saranno batteria ed archi troppo marcati a graffiarne la brillantezza? Probabile, perchè a noi Carabba piace da solo, sullo sgabello di un pub, con la sua chitarra sottobraccio.
Come un pittore, seduto al centro di una piazza, mentre ritrae la realtà.

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