Nocturno Culto - Vocals, Guitars, Bass
Gylve Fenriz "Kaptein Vom" Nagell - Drums, Vocals, Bass (on 4), Guitars (solo, on 2)
1. Dead Early 04:49
2. Valkyrie 05:14
3. Lesser Men 04:55
4. The Ones You Left Behind 04:16
5. Come Warfare, the Entire Doom 08:38
6. Leave No Cross Unturned 13:49
The Underground Resistance
Dall’uscita di Too Old Too Cold, i Darkthrone sembrano vivere un’involuzione. So che può sembrare una cosa ridicola da dire, siccome il loro stile sin dal principio non concedeva nulla all’innovazione o alla raffinatezza. Tuttavia, gli album a seguire si distinsero per una propensione al black/thrash con evidenti influenze heavy per una proposta spiazzante per molti, me compreso. Bathory, Venom ed Hellhammer tornano a giocare un ruolo chiave nella proposta dei norvegesi e di colpo si ritorna in un periodo storico del genere, prima della nascita di estremismi vari, quando per sembrare cattivi bastavano delle borchie e dei giubbotti in pelle.
The Underground Resistance è l’ultimo prodotto partorito dalle menti malate di Fenriz e Nocturno Culto e sin dal titolo capiamo che nulla è cambiato. Dead Early, che con la sua lugubre introduzione mostra già influenze heavy/thrash, prosegue in puro stile 80s grazie ad uno speed metal sporco. Nocturno Culto al microfono imposta la sua voce su roche tonalità, evitando lo scream black metal ed il tutto funziona. Con Valkyrie si arriva alla vera hit del disco, una traccia epic dal retrogusto Bathory ma anche dalla spiccata vena heavy metal. Tra rallentamenti e veloci ripartenze si respira il vero approccio viking con voce su tonalità pulite a contrastare con il riffing grezzo e serrato. Con Lesser Men l’atmosfera si fa nuovamente oscura ed opprimente, con un riff penetrante ed alcune linee soliste glaciali. Qui le atmosfere death metal si fanno più udibili, specialmente nel timbro vocale mentre i tempi mutano spesso, tra partiture al limite del doom ed improvvisi uptempo.
Ritornano prepotentemente le influenze punk/speed nella ferale The Ones You Left Behind, canzone che sembra essere un misto di Exciter e Venom in una bolgia di riffs e vocals veramente particolari, al limite del bizzarro. Sicuramente una tra le composizioni più particolari del duo e devo dire anche una tra le più riuscite. Il riff piazzato nel mezzo possiede un’anima epica che cozza (nel senso buono) con l’oscurità di un primordiale heavy metal. Il doom metal di Come Warfare, the Entire Doom puzza di Hellhammer lontano un miglio. Del gruppo storico di Tom G.Warrior, i Darkthrone ne riprendono il riffing essenziale e quasi punk, le lugubri linee soliste, le voci roche e sofferte e la struttura lineare. Alcune velocizzazioni sono benvenute anche se l’intera traccia vive dei riff alla Black Sabbath e con seguenti atmosfere, sicuramente non solari.
La finale Leave No Cross Unturned si distingue per un approccio molto diretto. Il riffing è tipicamente speed ed il ritornello è ben piazzato per essere cantato a squarciagola. Le vocals durante le strofe si sporcano di una certa tonalità viking che centra in pieno l’obiettivo. I tempi medi, ancora tipicamente Hellhammer style, odorano di black primordiale e sono lì per mietere vittime tra gli ascoltatori. In tredici minuti, i Darkthrone stupiscono ancora una volta e ci regalano un album solido e paradossalmente innovativo e fresco, pur proponendo metal anni 80! Da coloro i quali, seppur giovanissimi, hanno vissuto quell’epoca non ci si poteva aspettare di meglio. E ditemi voi se non c’è band più adatta a tale scopo.