- Mikael Stanne - voce
- Frederick Johansson - chitarra
- Martin Henrikson - chitarra, basso
- Anders Jivarp - batteria
1. Zodijackyl Light (3:59)
2. Razorfever (3:16)
3. Shadowlit Facade (3:25)
4. Archetype (4:29)
Enter Suicidal Angels
Un anno dopo il capolavoro del Death Metal svedese chiamato The Gallery, i Dark Tranquillity ripropongono un nuovo ep, uscita sicuramente convincente per alcuni aspetti, ma la peggiore della formazione scandinava.
Perfette aperture melodiche contrapposte a passaggi ritmati e veloci, prima esperienza elettronica, decadenza totale con trovate tutt’altro che evolutive: così si presenta Enter Suicidal Angels, costituito da quattro tracce delle quali una si trasformerà in una perla futura per la band di Goteborg, mentre le rimanenti o resteranno nel dimenticatoio o verranno completamente eliminate dalla memoria dei fans inorriditi.
La canzone geniale e innovativa per il sound di Stanne e compagni apre il mini della durata totale di quindici minuti: è Zodijackyl Light, in cui i riffs di batteria seguono con precisione il cantato straziante di Mikael, distinguendosi dal muro aggressivo di sottofondo, formato dalle melodie delle chitarre elettriche; quando il growl scompare per lunghi tratti quelle stesse chitarre si abbandonano ad assoli aggraziati e leggeri che corrono nella memoria dell’ascoltatore, preparandolo alla sfuriata successiva. Si nota in questo brano l’attenta opposizione di momenti rapidi seguiti da parti centrali che si distendono, senza però lasciar trasparire gli elementi tipici di The Gallery: già con Zodijackyl Light si può osservare un piccolo cambiamento che porterà i Dark Tranquillity ad incidere gli album consecutivi.
Proseguendo con la mediocre, ma pur valida Razorfever si è immersi e circondati da una barriera violenta e impenetrabile, generata dalle chitarre intrecciate in assoli stile Power Metal e dal cantato impetuoso che sorgono all’improvviso da una brevissima introduzione di tastiera oscura ed elettronica.
I ritmi insostenibili della batteria si attenuano in una zona centrale Progressive, che lascia spazio a ottime idee compositive, ancora lontane però dal sound definitivo del gruppo, caratteristica forse mai esistita durante i loro continui mutamenti stilistici.
Meno articolato è il terzo pezzo Shadowlit Facade, contraddistinto dal duetto tra Stanne e le chitarre, nelle ininterrotte scale e nei temi ritmati e precisi: insomma una canzone che si insinua con facilità nella mente di chi ascolta, ma che, dopo un’attenta analisi, è banale e non mostra particolari qualità.
L’ep potrebbe terminare anche dopo questa terza traccia, perché la critica sarebbe positiva e costruttiva per il lavoro svolto in preparazione delle successive uscite post-The Gallery; ma Mikael preferisce utilizzare questo mini-cd per sperimentare l’elettronica, verificando se in futuro fosse possibile un accostamento tra il Death sempre composto e suonato per più di cinque anni e gli obbrobri Dance creati da un sintetizzatore. Il risultato è Archetype, fortunatamente modello mai considerato come essenziale dopo la release di Enter Suicidal Angels.
Perciò purtroppo si deve riconoscere che questa orma dei Dark Tranquillity non appartiene al sentiero finora tracciato, percorso e stampato nell’inquietante copertina dell’ep: i Nostri si dimenticheranno presto di questa registrazione e torneranno ai grandi livelli anticipati dal supremo “The Gallery”.