- Frank Breuninger - Voce solista;
- Steffen Doll - Chitarre;
- Claudio Nobile - Tastiere;
- Winny Zurek - Basso;
- Uwe Mayer - Batteria.
01. Hands up
02. Empty faces
03. Slave of time
04. Send them to hell
05. Chase your dreams
06. Maniac
07. Saints beneath the sky
08. Pleasure and pain
09. Believe it
10. Meaning of life
11. Final day (Hidden track)
Empty Faces
Quarto album per i tedesconi Dark Sky, disco che si pone sicuramente sulla scia di tutte una serie di uscite che prediligono atmosfere che tendono ad associare il concetto di melodia con una discreta potenza sonora, cosa che ha assunto una percentuale di rilievo rispetto alle precedenti prove in studio dei cinque di Rottweill.
Il gruppo esiste sin dal lontano 1982 e dopo una buona serie di cambi di line up, riesce ad incidere un primo demo nel 1989, anno per loro fondamentale in quanto riescono a mettersi in luce grazie alla vittoria in un concorso per giovani talenti (The Springboard). Dovranno comunque passare ben 11 anni prima del vero esordio discografico, "Believe it" che avverrà nel 2000, grazie all'interessamento della label tedesca Good Life, etichetta per la quale il gruppo inciderà anche il successivo "Edge of time" nel 2002.
Accasatisi con la AOR Heaven i cinque pubblicano dapprima "Living and Dying", dato alle stampe nel 2005, per arrivare così ai giorni nostri con questo Empty faces, che rispetto alle prove precedenti vede come già accennato prima un maggiore indurimento del suono, prima sicuramente più vicino all' AOR ed al melodic rock di gruppi come ad esempio i Bonfire. Il tutto è certamente dovuto alla produzione scintillante di Markus Teske già con i Vanden Plas, che ha in un certo senso plasmato le pregresse sonorità dei Dark Sky affinandole verso lidi più power, dotandole di arrangiamenti più magniloquenti, vicini a tutta una serie di produzioni che vanno per la maggiore soprattutto in ambiti tedeschi e scandinavi.
Va tuttavia sottolineato che sebbene le canzoni siano tutte di buon livello, (anche la cover di Maniac, che originariamente si trovava inserita nella colonna sonora di "Flashdance" fa qui la sua più che decente figura) quello che manca è anche la voglia di scrivere qualcosa che solletichi l'orecchio di un ascoltatore che avrà già sentito questo tipo di proposta centinaia di volte. Hai voglia di mettere assieme musicisti molto dotati, ottimo ad esempio il lavoro di Steffen Doll alla sei corde, come gli ampi spazi concessi alle tastiere del buon Claudio Nobile, altrettanto buona la prova di Frank Breuninger, cantante che sa il fatto suo, quando però al tirar delle somme non si vuole rischiare granchè, volendo inserirsi a tutti i costi all'interno di un filone, che rischia seriamente a questo punto di essere talmente inflazionato da provocare crisi di rigetto da parte di coloro che non tanto facilmente arrivano ad avere spesso quelle 15/20 euro necessarie per acquistare un nuovo disco.
Certo gli episodi gradevoli non mancano, ci mancherebbe, ed il disco obiettivamente non è male, vedasi la bella Title track, che miscela sapientemente vecchi e nuovi Dark Sky, sia nella ricerca della melodia vincente che viene accoppiata ad un lavoro tipicamente power della chitarra e delle ritmiche. Sarà un caso ma quando i Dark Sky si ricordano dei bei tempi che furono, vengono fuori brani di un certo spessore come la power ballad Meaning of life, che ricorda nei cori gli Scorpions, ma con un tocco di gentilezza in più o la cadenzata Saints beneath the sky, dove le sonorita più AOR tornano prepotentemente a galla. E' tuttavia evidente come il nuovo indirizzo dei Dark Sky, sia comunque messo in evidenza da brani molto rocciosi come l'iniziale Hands up, o l'ottima Send them to hell, di grande impatto, adattissima per aprire i concerti della band.
L'impronta di Markus Teske, la si nota nella ipnotica Slave of time, che ricorda effettivamente qualcosa dei Vanden Plas più energici, quelli di "Christ O" per intenderci, e in Chase your dreams che varia più volte le atmosfere presenti, dando inizialmente l'idea di una sognante ballad, per poi trasformarsi dapprima in una cavalcata chitarristica, ed infine assestandosi in un mid tempo che sfocia in un chorus molto AOR oriented.
Ecco, l'indurimento del suono in questo caso, ha prodotto sicuramente un album gradevole, che potrebbe piacere moltissimo a chi, ad esempio ha apprezzato l'ultima fatica degli Axxis, ma certamente mi preme ripetere un concetto già espresso in questa stesse recensione; non è detto che belle canzoni siano sinonimo di qualità eccelsa, è un pò come quando copiamo con bella calligrafia un tema i cui contenuti sono frutto di altre menti, ottenendo un risultato sicuramente buono a livello formale e di impatto visivo, ma certamente con parecchie lacune di tipo personalistico, per cui non so fino a che punto convenga ad una band che presenta nei suoi ranghi ottimi musicisti, non volere rischiare un qualcosa in più, piuttosto che andare sul sicuro, ben sapendo che il gioco a volte, non vale la candela.
Ecco perchè per i Dark Sky è auspicabile, dopo questa esperienza una maggiore attenzione a sonorità più familiari, che magari unite ad una maggiore esperienza e malizia portino poi a risultati che permettano di raggiungere quella maggiore qualità sicuramente alla loro portata.