- Andrea - voce
- Luca - chitarra, tastiera, seconda voce
- Stefano - basso
- Giovanni - chitarra
- Sergio - batteria
1. Disappear
2. Wasted
3. Dark Dew
4. What I Want
5. Sacrifice
6. Killing In The Name (cover di Rage Against The Machine)
Demo 2006
I Dark Dew nascono a Monza nel 2004 su iniziativa del cantante Andrea e del bassista Stefano, i quali chiamano con loro alcuni amici per completare la line-up, che, dopo qualche cambio di formazione e un po' di live tenuti in giro per la loro zona, si stabilizza definitivamente nel 2006, anno in cui il quintetto lombardo decide di entrare al Frequenze Studio di Monza per incidere questo loro primo EP, contenente cinque pezzi propri e la conclusiva cover dei Rage Against The Machine.
Il loro sound tende a ricercare il giusto punto d'incontro tra il tradizionale hard n'heavy ed il più moderno nu metal, nel difficile tentativo di amalgamare le sonorità tanto diverse di band quali Iron Maiden, System Of A Down e Red Hot Chili Peppers, anche se la produzione non li aiuta poi molto, inoltre i suoni sono quasi sempre artefatti, il song-writing, a tratti piacevole, lascia trasparire buone potenzialità, ma ancora scarsa professionalità, ed anche la pronuncia dell'inglese nel cantato non è proprio impeccabile. Di contro la tecnica dei cinque ragazzi è buona, l'idea di fondo ed alcuni spunti sono particolarmente interessanti, e le varie composizioni che si susseguono nel presente EP mostrano limiti e pregi in realtà molto comuni a gran parte delle giovani band che tentano di emergere.
Delle sei tracce presenti, una di quelle che più convince è Sacrifice, un mid-tempo che ha un tappeto ritmico e melodico particolarmente indirizzato al classico heavy che va a contrastare con il cantato in stile moderno di Andrea, mentre la migliore è forse Dark Dew, un pezzo che parte lento ma che poi sfocia in un ritornello grintoso e dal mood nu/crossover, molto buona anche Killing In The Name, cover dei Rage Against The Machine, fedele all'originale e ben eseguita, in cui non è difficile (com'è giusto che sia) intravedere un song-writing più professionale. Carina la melodica apertura dell'opener Disappear, ma poi il brano si sviluppa in maniera meno convincente, ed anche Wasted e What I Want alternano buoni momenti a parti meno riuscite.
Al momento siamo parecchio lontani dal potere aspirare ad un lavoro professionale, ma gli spunti interessanti e le potenzialità non mancano, a ciò si aggiunga la giovanissima età dei cinque membri della band, ed ecco allora che ci sono tanti buoni motivi per ipotizzare e sperare in lavori migliori.