Tiina Teal - Vocals
Caleb Quinn - Guitars
Steve Hochheiser - Bass
Dennis Butler – Drums
1. In God We Trust
2. Predator
3. Kill Rush
4. Degradation Machine
5. Decline
6. Ashes
7. Genocide
8. This is Not Freedom
Decline
Forse ingiustamente dimenticati nel tempo, i Détente da Los Angeles furono capaci di fare buona musica negli anni 80. Fondati nell’84 dalla compianta Dawn Crosby, ottima vocalist e sicuramente tra le più brutali voci del thrash di quel decennio, nel 1986 i nostri musicisti debuttarono con il loro unico album prima dello scioglimento, Recognize No Authority. Dalla spiccata ruvidità che miscelava in dosi perfette thrash, punk e speed metal, il lavoro in questione si fece ben presto notare nell’underground di allora e divenne un piccolo cult. Seguirono altri due demo prima dello split-up e solamente nel 2010 parte della formazione originale ritorna tra di noi e alla voce troviamo la potente Tiina Teal.
Decline è il titolo del nuovo lavoro ed esso ricalca in modo fedele la strada tracciata dal loro debutto: stesso stile ruvido, produzione grezza, minimalista e stessi testi altamente politicizzati. Sembra che nulla sia cambiato per loro e questa può essere un’arma a doppio taglio in un periodo in cui il metallaro si sta dividendo sempre di più tra i ricordi del passato e le tentazioni moderne. Giudicando soggettivamente il lavoro, non posso che essere felice nel ritrovarli immutati stilisticamente, essendo un irrimediabile nostalgico del vero thrash ani 80 anche se Decline non è certamente un album che farà gridare al miracolo. Il nuovo lavoro dei Détente non aggiunge nulla di nuovo al genere e certamente le canzoni non sono dei capolavori: esse seguono una linea molto semplice nella loro breve durata e dimenticatevi orpelli vari. Si inizia col botto perché la voce incarognita di Tiina ci introduce una già veloce In God We Trust, dalla quale è stato tratto un video a testimonianza di crudeltà varie nel mondo. Gli up tempo sono grezzi nel loro stile, i riffs totalmente “in your face”, supportati da una produzione che più vintage non si può.
Riffs hardcore/punk sostengono le sezioni più di tirate di Predator mentre gli stop and go del basso in Kill Rush donano dinamicità ad una traccia che pur seguendo una linea molto diretta non disdegna momenti rallentati. Come sempre in questi casi, le sezioni soliste sono saldamente ancorate allo stile Slayeriano del periodo e perciò anche qui sorvoliamo sullo stile o sul mero bagaglio tecnico. Arpeggi e momenti doomeggianti fanno da contorno a Degradation Machine in un continuo crescendo di intensità che sfocia nuovamente in selvaggi momenti di up tempo. La voce di Tiina qui è leggermente più malleabile e a momenti essa diventa anche melodiosa ma dal continuo timbro macabro. Il disco seguirà lo stesso stile folle anche per la sua seconda metà e possiamo principalmente segnalare alcuni momenti più grooveggianti di Genocide o la furia incredibile della finale This Is not Freedom, definitiva dimostrazione della potenza vocale della nuova cantante.
Come dicevo in precedenza, i Détente sono ritornati con un onesto album di vintage thrash metal. In questo caso in particolare, non aspettatevi granché dal punto di vista tecnico e del songwriting poiché il punto è suonare pesante e veloce. Produzioni del genere, anche se da alcuni giudicate patetiche, ci ricordano sempre da dove si è partiti per arrivare oggi a band che suonano in maniera sempre più anonima e fredda.