Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Luca Chieregato
Etichetta: 
Lion Music/Frontiers
Anno: 
2008
Line-Up: 

Cyril Achard - Chitarra acustica ed elettrica
Fred Pasqua - Batteria
Lilian Bencini - Basso

Tracklist: 

1. L' inexistence:
2. Arabesque
3. Aguas Marinhas
4. Un Songe
5. La Javanaise

Cyril Achard Trio

Trace

I lettori che seguono con costanza il nostro portale sanno bene che Rockline persegue una linea redazionale aperta a diverse espressioni musicali, le quali hanno spesso come denominatore comune la qualità. Se vogliamo la Lion Music riflette a pieno questa politica, di tanto proponendo materiale che esula dal classico metal e rock alternativo al quale siamo spesso abituati.
 
Il terzetto capitanato da Cyril Achard, che in barba all'originalità si presenta con il monicker Cyril Achard Trio, ci propone un album strumentale di chiara derivazione jazz. L'approccio alla materia è di natura classica, seppur di lettura evidentemente moderna, con altrettanto eloquenti divagazioni in chiave acid e free, fino a toccare punte di fusion. Letto in questo termini Trace, ovvero il titolo del neonato, potrebbe apparire come un platter proibitivo, per cui indirizzato ad un popolo di nicchia. Eppure ascoltando le cinque tracce che lo compongo l'impressione è di tutt'altra natura; i tre musicisti si impegnano al massimo per dar vita ad un progetto raffinato, ma tutto sommato orecchiabile e scorrevole. Ottimo l'operato del chitarrista francese (che forse qualcuno ricorderà per essere stato al fianco di Mike Terrana), espressivo ed elegante in tutte le uscite, in modo particolare nelle efficaci sessioni acustiche che echeggiano nel disco. Di pari passo la ritmica, affidata ai compagni di mille avventure Lilion Bencini e Fred Pasqua, mai invasiva seppur giocata tutta su tempi dispari, alleggerita da gradevoli suoni di spazzola. Come già detto, l'ascolto è reso fruibile da una serie di arrangiamenti, che potremmo definire improvvisati, i quali puntano sulla linearità e che spesso strizzano l'occhio a motivi tipicamente folkloristici. Se da un lato le composizioni non conseguono mai troppo cervellotiche, d'altro canto lo scenario presentato, seppur stratificato, è reso fin troppo esemplificato. Con il trascorrere dei minuti l'attenzione inevitabilmente cala, e le note rischiano di perdere interesse per tramutarsi in "semplice" melodia di sottofondo.

Se, come il sottoscritto, ritenete che questo sia il fine ultimo del platter in analisi, ragion per cui amate questo genere di parentesi, allora Trace oltre che essere di indiscutibile qualità, riuscirà per una volta ad eclissare i frastuoni ai quali siamo abituati. Diversamente mettete in conto, si un prodotto denso di peculiarità, ma nello stesso tempo tanto monotono quanto ostico da digerire.
Siete avvisati!


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente