- Thomas Hedlund - batteria, percussioni
- Andreas Johansson - basso
- Fredrik Kihlberg - chitarra, voce
- Magnus Líndberg - batteria
- Erik Olòfsson - chitarra
- Johannes Persson - chitarra, voce
- Klas Rydberg - voce
- Anders Teglund - tastiera
1. Marching To The Heartbeats (03:13)
2. Finland (10:46)
3. Back To Chapel Town (07:09)
4. And With Her Came The Birds (05:58)
5. Thirtyfour (10:00)
6. Dim (11:46)
7. Dark City, Dead Man (15:49)
Somewhere Along the Highway
Somewhere Along the Highway è la quarta pubblicazione di studio dei Cult Of Luna, band proveniente dalla fredda Svezia e che in soli sei anni ha saputo inserirsi brillantemente nella scena Post Metal mondiale, realizzando lavori ghiacciati e dalle atmosfere sottomarine, figlie del sound Isis. D’altronde la formazione californiana capitanata da Aaron Turner ha rivoluzionato il panorama del Post Sludge, diventando esempio da seguire per numerose altre realtà europee ed americane.
Ai Cult Of Luna sembra essere servito parecchio il tour di supporto agli Isis perché di questa influenza trasuda anche lo stesso Somewhere Along the Highway.
L’album inizia a prendere forma con Marching to the Heartbeats, un’introduzione pressoché trascurabile, priva di accompagnamento ritmico e solo votata a scoprire acidi meandri Sludge che saranno resi più intensi con le tracce successive.
Finland, colossale brano di dieci minuti, si può considerare il vero inizio di Somewhere Along the Highway: in esso si riscopre la reminescenza di Oceanic degli Isis che è profonda e ben studiata, soprattutto nella proposizione dei chiaroscuri delle chitarre. Gli otto svedesi riescono a tessere temi dal timbro dimenticato e drammatico, che rendono Finland un indimenticabile viaggio nelle nostre emozioni. Esso è costituito da un continuo alternarsi di momenti cupi ed introspettivi ad altri più granitici ed impetuosi, ma il tutto è strutturato con cura e precisione, dal lamento di stampo Hardcore alla registrazione non impeccabile che conferisce un sapore grezzo ed antico alla composizione. Anche Back To Chapel Town deve molto alle sperimentazioni di Turner e compagni, per il sound corposo che si plasma mentre la traccia volge verso un crescendo compatto, prima di abbandonarsi alle rifiniture atmosferiche finali.
Più soporifero e sottotono è And With Her Came the Birds, capitolo Post Rock che non disdegna di rivisitazioni Sludge nelle dissonanze marcate dalle chitarre: esso comunque non stupisce per la sua direzione perché abbastanza ripetitivo e piatto.
I Cult Of Luna riescono a dare il meglio di loro negli episodi elaborati e lunghi, quali Thirtyfour e Dim, che si rivelano perle notevolmente variegate al loro interno, con intrecci di chitarra splendidi e mai prevedibili.
Il gruppo infine si concentra sulle accelerazioni e sulle distensioni in Dark City, Dead Man: riecheggiano le sonorità del passato, malinconiche e gelide, mentre prende gradualmente forma un episodio che culminerà con un climax di ottimo livello compositivo.
Bisogna sottolineare con un certo rammarico come il lavoro non si prospetti personale ed originale: troppi i richiami alle altre bands già affermate da più tempo nella scena, quali Neurosis ed Isis, come troppe le somiglianze con altre realtà che si sono sviluppate parallelamente, Callisto su tutte.
Tuttavia, Somewhere Along the Highway è una pubblicazione di tutto rispetto per i Cult Of Luna, eight-piece che dalla Scandinavia ha saputo dare un ulteriore apporto per la creazione di una scena competitiva e territorialmente estesa del genere. Sono gruppi come i Cult Of Luna infatti che costituiscono la risposta europea ad uno stile che ha trovato i suoi massimi esponenti nel continente americano e che è in perenne ricerca di nuove leve su cui fare affidamento.