- Brad Hargett
- JB Townsend
- Kyle Forester
- Andy Adler
- Keegan Cooke
01. Dark Eyes
02. Radiant Door
03. Still As The Night
04. Low Profile
05. Frost Inside The Asylums
Radiant Door
A pochi mesi dalla pubblicazione del fortunato In Love With Oblivion si concedono un secondo giro i Crystal Stilts da Brooklyn, senz' altro una delle più credibili realtà nel panorama revival post-punk della Grande Mela, che precisamente il quindici novembre pubblicano il loro terzo EP, Radiant Door, grazie all' ausilio della Sacred Bones records.
Fattore non di poco conto questo, se consideriamo che il quintetto capitanato da Brad Hargett aveva carpito in maniera perfetta i meccanismi della Slumberland records presentandosi con un lavoro - l' ultimo full-lenght succitato - capace di portare in dote allo stesso tempo i Chameleons nel cuore e l' indie-pop di zona Postcard nella mente, il cui privilegio maggiore fu senz' altro quello di riscuotere consensi favorevoli da parte di entrambe le scene, e che adesso, stretto dalle smanie post-punk della nuova etichetta, si ritrova a percorrere i sentieri del lo-fi alla stessa stregua degli assistiti Blank Dogs e Fresh & Onlys. Giustappunto, per descrivere al meglio i suoni di Radiant Door non si può che far riferimento al gruppo di Tim Cohen, dal quale vengono presi il timbro canoro ed i ritmi, in perfetto equilibrio tra il divertissement improvvisato e la lenta ballata; la parte rimanente della melodia la forniscono le percussioni smussate e l' uso alieno di tastiere et similia, rimembrante nei frangenti più movimentati l' effetto crepuscolare del primo splendido EP d' esordio. In questo senso, dopo che la sgangherata Dark Eyes ha aperto le danze, le altre quattro tracce si divideranno democraticamente, espandendosi verso pietanze Velvettiane a base di spaghetti western, oppure verso lidi pop-psichedelici. Sentire ad esempio la title-track, che nei suoi giochi di chitarre si intrattiene a fondo con l' indie-rock dei Girls Names, a far da apripista a Still As The Night, che veramente sembra uscita da uno dei due lavori solisti che Cohen ha pubblicato quest' anno. Le rimanenti Low Profile e Frost Inside The Asylums, come già detto, si spartiscono cinque minuti ognuno per dar vita ad ottimi condensati new-wave, come la intendevano i Tubeway Army degli esordi.
Radiant Door, al termine dei suoi scarsi venti minuti, è da considerarsi tutto sommato una buona prova, dimostrazione di quanto i Crystal Stilts siano abili nell' intingere la propria ispirazione anche da generi tra di loro diversi, come il folk-rock ed il post-punk. Il risultato non doveva certo fornire un degno seguito al personalissimo In Love With Oblivion, semmai regalare qualche buon singolo dall' effetto immediato: proprio analizzando l' uscita sotto questo aspetto, possiamo affermare che i newyorkesi hanno fatto di nuovo centro.