- Ed Sloan - voce, chitarra
- Mitch James - basso, voce
- Tony Byroads - DJ, voce
- James Branham - batteria
1. Starless (03:56)
2. Cold (03:14)
3. So Far Away (03:26)
4. Colors (03:19)
5. Death Trend Setta (03:35)
6. The Deep End (03:23)
7. No Giving Up (03:35)
8. Dead Skin (03:52)
9. Disco (02:58)
10. The Unknown (03:01)
Crossfade
I Crossfade, da non confondersi con l'omonima band svedese AOR, sono un gruppo post-grunge statunitense che si è fatto notare positivamente con l'album autoprodotto Cold/Dead Skin nel 2002; quella release ha guadagnato loro un contratto con la Columbia, tramite il quale hanno potuto dare alle stampe il loro omonimo esordio.
Il disco è molto breve, supera di pochissimo la mezz'ora, ma ciò non dev'essere visto come un elemento negativo. In questi 30 minuti la band concentra difatti un'accurata selezione di tracce, tutte inferiori ai quattro minuti, assai difficilmente tediose.
La peculiarità del lavoro è l'essere incentrato, più che sulle chitarre, sugli intrecci delle tre voci di Sloan, James e Byroads, creando delle melodie vocali avvolgenti che di fatto sostengono tutti i pezzi.
Starless apre l'album in maniera potente e decisa, con un riffing groovy di derivazione diretta dal nu-metal, ma la struttura della canzone è in realtà sostenuta dai cori vocali.
Cold, presa dal loro precedente demo, è anche il primo singolo, ed è una traccia di poche pretese ma di buon impatto: melodica, ritmata, dalle costruzioni vocali parecchio coinvolgenti.
So Far Away è un altro buon episodio, diretto, semplice e orecchiabilissimo.
Colors, molto più slegata delle precedenti dalle sonorità nu-metal, è un'ottima power ballad post-grunge, e le sue emozionanti e malinconiche strofe la rendono probabilmente il capolavoro del disco.
Le successive tracce sono tutte in costante equilibrio con il nu-metal più diretto e d'impatto e le melodie tipiche del post-grunge, raggiungendo l'apice qualitativo in pezzi come Dead Skin e The Deep End.
L'album viene chiuso abbastanza banalmente da una ballad acustica nella norma, The Unknown.
Sostanzialmente questi Crossfade non dicono nulla di nuovo, ma almeno lo dicono bene.
La loro formula è semplice: mescolano l'idea alla base del sound dei Chevelle (ovvero aggiornare il post-grunge ad un nuovo alternative-rock contaminato) agli stilemi nu-metal più diretti e potenti, suonando spesso e volentieri come i P.O.D. quando il frontsinger non rappa (anche se Sloan si lascia ugualmente sfuggire dei brevi rap, come in Death Trend Setta).
Di proprio, i Crossfade ci mettono una cura lodevole nel costruire le parti vocali, molto spesso malinconiche, che sostanzialmente risultano gli elementi più convincenti e coinvolgenti del lavoro, dato che le tracce sono sostanzialmente funzionali ad esse; il resto lo fanno le liriche, riflessive e per lo più avvolte da un alone autunnale.