- Anton Reisenegger - Voce, Chitarra Ritmica
- Rodrigo Contreras - Chitarra solista
- Dan Biggin - Basso
- Zac O'Neal - Batteria
:
1. 21st Century Paranoia 03:51
2. Crime and Punishment 05:10
3. Incubus 03:44
4. Black Light 03:44
5. The Deluge 04:12
6. Strange Ways 04:40
7. Mobrule 02:56
8. The Infidel 04:09
9. Invasion 04:29
10. Eyes of Temptation 03:41
11. Bastardom 04:00
12. Sons of Cain 05:33
White Hell
Nati in Cile, nonostante essersi poi trasferiti in Inghilterra per motivi economici, i Criminal si formarono all’inizio degli anni 90 da Anton Reisenegger (voce e chitarra) e Rodrigo Contreras (chitarra). Questo nuovo album, White Hell, rappresenta la loro settima fatica discografica (se contiamo il live album del 1998) ed ancora una volta i nostri musicisti sono pronti a deliziarci con il solito assalto a base di death/thrash brutale con influenze groove.
Stranamente, i Criminal non sono mai riusciti a fare il famoso “salto di qualità” poiché pur non essendo un gruppo sconosciuto, essi non sono mai stati visibili ai molti. Diciamo che si sono ritagliati la loro fettina di scena senza venirne veramente fuori al fine di portare la loro musica ad una schiera più cospicua di metalheads. Il loro death/thrash non è così personale certo, ma riserva dei punti di forza che ora andremo ad analizzare. Prima di tutto, mi preme segnalare la potenza di esecuzione dei quattro musicisti qui coinvolti poiché è qualcosa che mi ha lasciato basito sin dalle prime note di 21st Century Paranoia. Lo stile cattura le influenze dalla moderna scena scandinava e i riferimenti a bands come Hatesphere e Darkane si sprecano, intermezzi più melodiosi compresi.
La melodia, tuttavia non eccede mai ed essa si limita solamente a brevi fraseggi delle chitarre al fine di donare varietà. La voce, come in questi casi, si destreggia tra scream e growl. Il groove è maggiormente presente in composizioni quali Crime and Punishment, Incubus, The Deluge e l’incalzante Strange Ways. Sovente le improvvise accelerazioni non mancano, tuttavia la differenza tra queste canzoni e gli assalti frontali di Black Light, Mobrule e The Infidel è evidente. Certo, nella parte centrale-finale del disco l’intensità cala un pelino, complice l’eccessiva durata dello stesso ( a mio modesto parere) e alcune idee non sempre coinvolgenti. Lo stile stesso non lascia molto spazio alla sperimentazione e questo è anche un bene, fatto sta che si può tranquillamente soprassedere su canzoni come Eyes of Temptation e Bastardom quando si sarebbe potuto concludere il disco con la convincente Invasion, la quale unisce perfettamente melodia a brutalità.
In fin dei conti, questo nuovo album dei Criminal non è affatto male per coloro i quali adorano la scena Svedese e spesso trovano che essa si lasci andare a troppe contaminazioni. Potranno anche non essere personali, ma i Criminal ci dimostrano di che pasta sono fatti, pestando duro sugli strumenti e non lasciandosi andare a troppe sperimentazioni.