- Jack Bruce - Basso, Voce, Violoncello
- Eric Clapton - Chitarra, Voce
- Ginger Baker - Batteria, Percussioni, Campana, Glockenspiel, Voce
- Felix Pappalardi - Produzione, Viola, Basso, Organo
Disco 1: In The Studio
1. White Room
2. Sitting on Top of the World
3. Passing The Time
4. As You Said
5. Pressed Rat and Warthog
6. Politican
7. Those Were The Days
8. Born Under a Bad Sign
9. Deserted Cities Of The Heart
Disco 2: Live at Fillmore
1. Crossroads
2. Spoonful
3. Traintime
4. Toad
Wheels of Fire
Dopo il grande successo di Disraeli Gear del 1967, Eric Clapton giunse con i suoi Cream al capolavoro indiscusso del gruppo britannico, nonchè ad una delle più importanti pietre miliari di tutto il blues-rock d'oltremanica di fine anni '60: Wheels Of Fire, ovvero il blues che si infuoca, che si contorce e si dimena sfociando nella durezza del rock. Nient'altro che quel tentativo di contaminazione stilistica che, un pò a torto e un pò a ragione, venne definito "blues bianco". Per addentrarci nelle ormai storiche radici di quel processo evolutivo bisognerebbe però tornare ancora più indietro nel tempo ed analizzare l'ormai storica figura di John Mayall, leader di quegli immortali Bluesbrakers che fecero da ponte di transizione tra il blues revival degli anni '50 e la nuova ondata blues-rock britannica; ma si rischierebbe troppo di allontanarci dal vero oggetto di questa recensione, ovvero di quel gruppo, i Cream per l'appunto, che della prima citata "blues new wave" furono i maggiori esponenti.
Non a caso a comparire tra le fila dei Cream vi sono nientemeno che due allievi prediletti del grande Mayall: Eric Clapton e Jack Bruce, emblemi assoluti del nuovo modo d'intendere il genere nero per eccellenza, oltre che figure seminali per quanto riguarda l'influenza giocata sulla consistente mole di artisti che verranno fuori qualche anno più tardi, sia per quanto riguarda il sound più tradizionale di stampo statunitense, sia per quanto riguarda la nuova sperimentazione di matrice inglese.
Sperimentazione, esatto: nella musica dei Cream, e in special modo nelle release successive all'esordio Fresh Cream (1966), il blues rimane infatti solo in quanto base generica e punto di riferimento essenziale, spingendo il resto dell'assetto compositivo verso orizzonti rock prima d'allora impensabili: non solo la distorta psichedelia di Disraeli Gear, ma anche il cosiddetto "heavy riff" di Wheels Of Fire che segnerà in maniera indelebile tutta la produzione blues-rock inglese a venire. Wheels Of Fire è un disco storico innanzitutto perchè libera il rock da qualsiasi costrizione predeterminata, polverizzando tanto la forma a 12 battute tipica del blues, quanto gli stilemi pop che in quegli anni prendevano il sopravvento con i Beatles, lasciando quindi all'improvvisazione e all'impeto dell'estemporaneità la chiave espressiva principale; e lo è in secondo luogo perchè in esso sono contenute alcune delle più belle, affascinanti e leggendarie canzoni della storia del rock.
As You Said e il suo splendido contrasto chitarra-violoncello, Born Under A Bad Sign e il suo richiamo al blues più rurale e canonico, per non parlare di Crossroads, splendida reinterpretazione del capolavoro di Robert Johnson, o dell'estasi psichedelica di Passing The Time: Wheels Of Fire è un perenne susseguirsi di favole estirpate da un universo blues rock estremamente nuovo e all'avanguardia, giustamente passato alla storia per la sua imprescindibile portata innovativa e per la grandezza e il genio compositivo che dietro a queste perle di rara bellezza si cela. Clapton e Bruce creano così una vastità di colori, di atmosfere e di cornici emozionali che per tutta la durata del disco esplodono nella loro potenza espressiva, soprattutto quando a condurre l'insieme strumentale sono i fantastici allunghi chitarra-basso (Clapton-Bruce, per l'appunto): Politician e i suoi temi scottanti, l'equilibrata Sitting On Top Of The World o ancora l'interminabile assolo live di Ginger Baker in Toad, per finire col capolavoro dei capolavori, la libertà espressiva blues-rock per eccellenza, l'immortale White Room, emblema assoluto del sound Cream con il suo continuo trascinarsi fra le invenzioni chitarristiche di Clapton e il coinvolgente groove strumentale che ne moltiplica la portata espressiva.
Più di questo i Cream non riuscirono a fare, dando alle stampe un ultimo e commovente assaggio della loro musica con il conclusivo Goodbye Cream, prodotto appositamente in relazione all'annunciato scioglimento di quello che fu il primo vero supergruppo nella storia del rock. Wheels Of Fire rimane per tutti i motivi sopraelencati l'opera blues rock anni '60 per eccellenza, ponendosi come simbolo incontrastato di un genere che continuerà a vivere basandosi quasi esclusivamente sulle invenzioni dei personaggi che su questo capolavoro immortale hanno scalfito la loro indelibile firma.