- Dani Filth - voce
- Paul Allender - chitarra
- Charles Hedger - chitarra
- David Pybus - basso
- Adrian Erlandsson - batteria
1. Under Pregnant Skies She Comes Alive Like Miss Leviathan
2. Dirge Inferno
3. Tonight In Flames
4. Libertina Grimm
5. The Byronic Man
6. I Am The Thorn
7. Cemetary And Sundown
8. Lovesick For Mina
9. The Foetus Of A New Day Kicking
10. Rise Of The Pentagram
11. Under Huntress Moon
12. Temptation
Thornography
Non è mai facile entrare in contatto con un album dei Cradle Of Filth, specialmente in un periodo di poca brillantezza compositiva quale quello che ha seguito il già tanto criticato Damnation And A Day (2003). E se Nymphetamine aveva rappresentato una pubblicazione che riusciva a far intravedere qualche buono spiraglio ormai raro per la band capitanata da Dani Filth, il settimo album di studio Thornography appare in confronto più che deludente, sebbene il celebre e tanto acclamato front-man l’abbia definito come il migliore lavoro mai concepito dalle menti dei cinque vampiri inglesi.
Estremamente pesante da sopportare nella sua vena gotica estrema, Thornography è scarno di tutti quegli elementi convincenti che avevano caratterizzato gli ottimi lavori della prima parte della carriera dei Cradle Of Filth: la pubblicazione del 2006 assume la forma di un grande calderone in cui Dani e compagni inseriscono in modo disomogeneo tutto ciò che è passato nella loro mente durante l’estate 2005, periodo di stesura delle dodici tracce che formano il platter.
Non una nota di merito alla formazione inglese in Thornography, poiché appare quasi inconcepibile accostare sezioni orchestrali a sconnesse parti di chitarra distorta o riunire sotto un unico sound Gothic e Black con voci clean, scream, ruggiti immaturi e lamenti insostenibili; le canzoni hanno una struttura disorganica, le poche discrete idee esibite dalle chitarre e dalla tastiera vengono vanificate dal tono acuto e torbido di Dani, brutto da ascoltare e addirittura scadente nel suo approccio. Anche la batteria è poco varia negli accompagnamenti, ma questo elemento può considerarsi quasi tradizionale per i Cradle Of Filth.
Thornography è un album improvvisato, privo di brani complessivamente discreti, perché intriso di una banalità estrema che molti fans della band non riusciranno ad accettare pur confrontando l’uscita del 2006 con lo splendido Midian: dal punto di vista lirico infatti non c’è coesione tra le diverse parti del disco e i temi trattati sono i più disparati, mai uniti da un filo conduttore che faccia risultare Thornography un’opera ricercata e ben meditata.
Basti ascoltare Dirge Inferno e Tonight In Flames, canzoni migliori dell’album, per capire la qualità generale delle nuove composizioni, del tutto scollegate nella loro struttura interna e scontate nella forma assunta. La quarta Libertina Grimm è difatti l’esempio più concreto della tendenza dei Cradle Of Filth a non conferire importanza al complesso del pezzo: porzioni distaccate e mal interpretate da Dani si susseguono noiose e monotone nella loro direzione.
Sicuri ormai del loro predominio economico in fatto di panorama Metal estremo, i cinque di Ipswitch non hanno sviluppato efficacemente il proprio full-lenght: l’apparizione di Ville Valo (HIM) sulla quinta The Byronic Man è a dir poco ridicola, perché il leader della band gotica finnica non ha aspetti in comune da spartire con i Cradle Of Filth.
Cemetery And Sundown e Lovesick For Mina mettono in evidenza invece come Dani riesca a rovinare con il suo timbro acerbo composizioni interessanti, avviatesi in modo valido; strappa un sorriso finale (perché grottesca e kitsch) la cover Electro-Goth Temptation dei Heaven 17, gruppo inglese Synth Pop degli anni Ottanta.
Rimane solo da chiedersi se Dani Filth preferisca continuare sulla via degli ultimi tre lavori o se intenda variare il suo registro stilistico: l’ibrido genere proposto dai Cradle Of Filth è di gran lunga inferiore a quello di altre realtà europee del filone gotico, sebbene i vampiri inglesi siano riusciti a guadagnarsi un gustoso contratto con la Roadrunner Records, diversi tour di successo e un risultato straordinario nelle vendite dei propri full-lenghts.
Ultimo quesito che sorge spontaneo è l’utilità di presentare una copertina al solito empia e cruda nel suo significato, quando l’album non presenta alcuno “spirito malvagio” ma è solo il frutto di una mera e studiata operazione commerciale.