- Alice Cooper - voce
- Keri Kelli - chitarra
- Jason Hook - chitarra
- Chuck Garric - basso
- Eric Singer - batteria
1. Prologue/I Know Where You Live
2. Vengeance Is Mine
3. Wake The Dead
4. Catch Me If You Can
5. (In Touch With) Your Feminine Side
6. Wrapped In Silk
7. Killed By Love
8. I'm Hungry
9. The One That Got Away
10. Salvation
11. I Am The Spider/Epilogue
Along Came a Spider
Torna, dissacrante ed irriverente come sempre, colui che può essere considerato uno dei primi e maggiori esponenti dello shock/horror rock: il vecchio zio Alice infatti si rifà vivo con Along Came A Spider, un concept album incentrato sulle vicende del serial killer Spider e che giunge a tre anni di distanza dall'ultimo e controverso Dirty Diamonds.
Se il tema trattato è sicuramente intrigante e di contro abbastanza abusato, non si può comunque negare che nessuno meglio di Alice Cooper sia in grado di affrontare certe tematiche senza mai cadere nel banale e riuscendo quasi ad aprire uno squarcio sempre in bilico tra la cruda realtà e la teatrale parodia su temi così oscuri ed inquietanti. Per quel che riguarda invece il sound approntato dall'estroverso Vincent Fournier per rivestire di un alone atmosferico tenebroso ed angosciante la storia narrata nella sua ultima creatura discografica, questo sembra ripercorrere l'intero repertorio che negli anni, pur avendo subito le naturali evoluzioni, è sempre rimasto un preciso marchio di fabbrica nell'horror rock dell'artista statunitense, senza però trovare mai le giuste coordinate per creare quei presupposti capaci di condurre ad esiti positivi.
Abbondano i rimandi alla parte più intensa della sua carriera, quella cioè degli anni '70, ben visibili in sfumature retrò e quasi psychedelic e in un riffing spesso in pieno stile hard rock classico, alcune sporadiche concessioni alle sonorità più melodiche e glamour degli anni '80 (I'm Hungry), che comunque sembrano un po' stonare nel contesto complessivo, e considerevoli immissioni di innesti modernisti quasi industrial ripescati da alcuni suoi lavori del nuovo millennio, come Brutal Planet (Wake The Dead o I Am The Spider). Il tutto poi completato da una produzione ruvida e grezza, da un'interpretazione talvolta inespressiva e da arrangiamenti piuttosto scarni ed anzi minimali, che purtroppo rendono ancor più scialba la prova del geniale ed estroverso cantante americano.
Ciò che ne viene fuori è un hard rock contaminato e mai inquadrabile in precisi e definiti canoni, che se da un lato riesce quantomeno a mantenere, seppure a fatica, un certo senso di continuità e linearità, dall'altro si rivela spesso di faticosa assimilazione e comunque mai in grado di catturare e coinvolgere l'ascoltatore nelle trame oscure di questa narrazione. Saranno pur carine le ballad, che non a caso sono tra quelle più legate alla classica forma di hard rock firmato Alice Cooper, con Killed By Love che scivola in maniera languida e quasi scontata, rimanendo tuttavia piacevole grazie a quel suo gusto retrò e vagamente influenzato dai Beatles, mentre una maggior personalità e forza espressiva viene fuori da Salvation, una delle composizioni che maggiormente porta con sé l'inconfondibile quanto indelebile trademark di casa Fournier, ma rimane il fatto che appaiono come slegate da un telaio generale che si snoda invece tra soluzioni ora moderniste ed ora retrò, ma spesso prive dell'appeal necessario a conquistare l'ascoltatore.
Si assestano su livelli accettabili un paio di altre tracce quali Vengeance Is Mine, che vede anche la partecipazione del chitarrista Slash, o Wrapped In Silk, ma sembra essere veramente troppo poco per togliere dall'ultima release di zio Alice l'amaro sapore della mezza debacle, anche tenendo conto della massiccia presenza di brani davvero modesti, alcuni dei quali addirittura pessimi, come I Know Where You Live. Un vero peccato, perché l'idea del concept sembrava intrigante, ma spesso è mancata proprio la nota abilità di Alice Cooper nel ricreare la veste sonora più adeguata al caso.