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- Robin Guthrie – chitarra
- Elizabeth Fraser – voce
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1. When Mama Was Moth
2. Five Ten Fiftyfold
3. Sugar Hiccup
4. In Our Angelhood
5. Glass Candle Grenades
6. In The Gold Dust Rush
7. The Tinderbox (Of a Heart)
8. Multifoiled
9. My Love Paramour
10. Musette And Drums
Head Over Heels
Sarà stato forse qualcosa nell’aria o forse una semplice coincidenza, ma è nel binomio 1983-84 che possiamo identificare la più netta svolta della storia della Dark Wave, in corrispondenza poi con i primi decisivi passi in terra goth. E’ qui infatti che si toccò l’apice artistico di un intero genere musicale, con una serie di opere destinate a occupare perennemente nicchie di culto in Europa e in tutto il mondo. L’ondata di masterpiece è senza precedenti: Japanese Whispers (1983) dei Cure (sicuramente la loro opera concettualmente più rivoluzionaria), Subsequent Pleasures (1984) dei Clan Of Xymox, Burning From The Inside (1983) dei Bauhaus, Fetisch (1983) dei Xmal Deutschland, After The Snow (1983) con cui i Modern English toccano il culmine del loro successo, i Sex Gang Children di Song And Legend (1983) e della fantasmagorica Sebastiane, i primi passi dei Dead Can Dance con Garden Of The Arcane Delights (1984), per Nick Cave dopo l’Ep con i The Birthday Party, Mutiny And The Bad Seed (1983), arriva il grande successo di From Here To Eternity (1984), il grande progetto 4adiano dei This Mortal Coil prende vita con il capolavoro It’ll End In Tears (1984). D’altro canto però questo passaggio temporale celava già in sé i caratteri di un nuovo approccio musicale, quello del dark, e di conseguenza le insegne di uno vecchio, quello della wave post-punk che, con il suo massimo periodo di gloria, assiste anche alla sua inevitabile fine.
E la band che forse più di tutte rappresenta questa terra di nessuno, questo immortale lasso temporale, è proprio una di quelle in forze alla 4AD - storicamente paladina di tutto un modo di concepire e vivere la musica wave, post-punk, goth e ambient – i Cocteau Twins; l’opera risponde al nome di Head Over Heels (1983). Non sono molti i casi in cui la definizione “canto del cigno” si presti a un così adeguato riscontro pratico; le dieci tracce di un album, che nel suo splendore non tocca nemmeno i quaranta minuti, sono una finestra esemplare del passaggio storico dalla dark wave e dal gothic rock al dream pop, da un mood malinconico e drammatico in chiave opprimente e dissonante, a una chiave di lettura basata sulle armonie più rarefatte e su di un'attitudine intimista e spirituale.
Se ci si immerge nell’ascolto della dolce Sugar Hiccup, in quello dell’incalzante e ipnotica In Our Angelhood, si rimarrà estasiati dalla coesione di intenti, dalla compattezza del sound e dalla sinergia strumentale che il combo scozzese mette in opera. Tutto il blocco centrale, da Glass Candle Grenades a My Love Paramour, è improntato da una maggiore rudezza sonora, addolcita poi da melodie malinconiche e incorniciate dai due pezzi indimenticabili della prima produzione firmata Cocteau Twins: Five Ten Fiftyfold e Musette And Drums.
La cura dei dettagli – caratteristica sempre cara sia a Elizabeth Fraser che a Robin Guthrie – è forse l’aspetto che colpisce di più, insieme a una straordinaria capacità compositiva che riesce a rendere aulici nella drammaticità i singoli passaggi di queste due canzoni. Tra dissonanze ed effetti cristallini, tra sviluppi di basso portentosi e strutture ritmiche di batteria molto dinamiche e ammiccanti, la voce della Fraser si esprime al massimo delle sue potenzialità, trasmettendo un microcosmo di emozioni davvero illimitato.
Per certi versi sottovalutato, o forse all’ombra del fratello ingombrante Treasure (da collocare solamente un anno dopo, nel 1984), Head Over Heels non ha in realtà nulla da invidiare al suo successore, ne anticipa anzi alcune conquiste e lo completa in anticipo come una profezia di cui solo i Cocteau Twins potevano essere autori.