- Chris Caffery - voce, chitarra, basso, sax in Worms, batteria in Walls
- Yael - batteria
- Nick Douglas - basso
- Dave Eggar - violoncello
- Paul Morris - piano, tastiera
- Lucia Micarelli - violino
- Ferdy Doernberg - tastiera
- Rachel - violino in Once Upon A Time
- Alex Skolnick - assolo finale di chitarra in Sad
- Marcus DeLoach - voce in The Time
- Nick Chinboukas - tastiera, batteria
- Paul La Placa - tastiera
1. Pins & Needles
2. Sixty-six
3. Torment
4. Walls
5. YGBFKM
6. Sad
7. Chained
8. Worms
9. Crossed
10. The Time
11. Metal East
12. Qualdio
13. The Temple
14. Once Upon A Time (bonus track)
Pins and Needles
Terzo album solista per l'ex chitarrista dei Savatage Chris Caffery, che continua il suo percorso artistico intrapreso nel 2004 con Faces e proseguito l'anno successivo con Warped. Pins And Needles, la sua nuova release, è un album metal difficile da collocare con precisione in uno specifico sottogenere, infatti i brani che si succedono sono tutti caratterizzati da una potenza, un'aggressività ed una violenza rintracciabili solo nel thrash, ma contemporaneamente si nota una forte propensione alla sperimentazione, tant'è che oltre alle connotazioni thrash e progressive, certamente quelle predominanti, il presente lavoro si snoda anche su soluzioni improbabili e più disparate, con qualche incursione persino in territori jazz.
Ne vien fuori una certa varietà ed eterogeneità che non va però ad intaccare la qualità complessiva del disco, anche grazie al fatto che Caffery si è circondato di una schiera di artisti di indiscutibile valore, tra i quali Alex Skolnick dei Testament, e suo compagno nella Trans-Siberian Orchestra, mentre la presenza di diversi strumenti, quali violino, violoncello, sax, piano, oltre ai più tradizionali basso, chitarra e batteria, sta a dimostrare la volontà dell'artista di sperimentare e rivisitare diversi stili e generi.
L'opener e title-track Pins & Needles è veloce e potente, molto orientata al thrash e con un lungo intermezzo strumentale dal sapore simil-funky ad anticipare la sfuriata finale, un riff incalzante e lacerante apre Sixty-six, pezzo che richiama un po' alla mente gli Annihilator del periodo di Alice In Hell, in possesso anche di un refrain catchy ed angosciante al tempo stesso, le atmosfere e le melodie continuano a mantenersi cupe e violente anche in Torment, che si snoda tra ritmiche veloci ed incalzanti votate al thrash e melodie horror/glam alla Alice Cooper, un brano senz'altro curioso e particolare, quasi in bilico tra la parodia e l'horror, sono invece i rintocchi del basso ad introdurre Walls, altro pezzo particolare che mischia le carte in gioco creando un risultato a dir poco indescrivibile ma piacevole, e che si concede persino un'incursione in sonorità jazz affidate al piano di Paul Morris. Quando parte YGBFKM si ha quasi la sensazione di ascoltare i Pantera, causa soprattutto quel riff, ma è anche la potenza e la cattiveria del brano a richiamare alla mente quelle sonorità, ottimo poi il drumming di Yael, mentre c'è spazio anche per una bellissima apertura melodica posta all'incirca a metà brano, ancora all'insegna della potenza e della violenza sonora e di melodie ed atmosfere all'insegna dell'horror/glam Sad, Chained mostra invece sonorità quasi votate all'hard rock grazie anche ad una linea melodica più ariosa e meno aggressiva, senza però perdere quell'irruenza che caratterizza l'intero lavoro, si tratta davvero di un gran bel pezzo, le distorsioni e la voce bassa e gutturale caratterizzano le strofe di Worms, canzone ancora influenzata da quella prima ondata glam legata all'effettistica e a tematiche horror, sempre potente ed incalzante, concede ancora ampio margine alle melodie specie nel refrain più arioso ed armonioso che sembra contrapporsi alle strofe, e sul finire Caffery si dirige ancora su sonorità jazz, ma stavolta è lui stesso col suo sax ad avventurarsi in tali territori. Sono i cambi di tempo a caratterizzare Crossed, pezzo che alterna parti tirate e violente ad aperture melodiche molto belle, ma che sembra più orientata ad un sound più moderno e contaminazioni progressive, così ogni brano sembra essere un continente a sé mostrando vari motivi di differenziazione ed al contempo di similitudine con gli altri, The Time è uno dei pezzi maggiori, capace di trovare il giusto equilibrio tra dolci aperture melodiche degne di una romantica ballad a parti violente e cattive, addirittura sembra un motivo folkloristico dell'Europa orientale la melodia cha sta alla base di Metal East, in cui la presenza del violino contribuisce in maniera determinante a conferire il giusto sapore orientaleggiante, molto bella anche la breve, strumentale, acustica e quasi interamente arpeggiata Qualdio, che sembra confluire in The Temple, simile infatti alla precedente ma cantata, una doppietta finale che sembra l'unico momento del platter in grado di riavvicinare questo artista alla sua militanza nei Savatage. Infine la bonus track Once Upon A Time riporta il lavoro su coordinate thrash, progressive e sperimentali.
Un lavoro intenso e variegato, difficile da catalogare in un genere preciso, in cui Chris Caffery sembra trovare una giusta via di mezzo tra la potenza e l'aggressività tipiche del thrash e la continua evoluzione, ricerca e trasformazione tipiche del progressive, riuscendo ad inserire nel tutto glam, heavy, hard, funky, folk e jazz, ma con chitarre che si mantengono sempre dure ed assassine, una sezione ritmica violenta ed incalzante, un'interpretazione versatile in grado di passare dal timbro graffiante e roco di Alice Cooper a quello profondo e gutturale del metal più estremo, un risultato complessivo davvero straordinario e particolare che sfocia in un concentrato di potenza, rabbia ed aggressività notevoli. Naturale che tutta questa carne al fuoco richieda una maggiore pazienza ed attenzione e magari qualche ascolto in più prima di cogliere ed apprezzare in pieno tutte le sfaccettature ed emozioni che Pins And Needles può contenere e suscitare.