- Pete Ahonen - voce, chitarra
- Jari Kaiponen - batteria
- Pekka Kolivuori - chitarra
- Jussi Ontero - tastiera
1. Parasite (05:13)
2. Heart of Gold (05:48)
3. Dawn of the Ancient War (04:09)
4. Hell Awaits (04:12)
5. From the Beginning of it All (05:20)
6. Icebound (05:04)
7. Deceiver (03:56)
8. Eye for an Eye (06:37)
9. To Hell and Back (04:14)
10. Against the Madness of Time (04:35)
11. Burned Down the Enemy (08:56)
Burned Down The Enemy
Dopo aver lasciato la tedesca Limb Music dal 2003, i finlandesi Burning Point firmano nel 2007 per la Metal Heaven, che offre loro un contratto per la pubblicazione del terzo full-lenght Burned Down The Enemy: la musica proposta dal quartetto di Oulu è un misto tra Power tradizionale, ritmiche Speed e leggere venature Progressive.
Il disco del 2007 raccoglie tutto il passato della band, avviandosi con Parasite, traccia alquanto insignificante di stampo Speed, ricca di cori e dotata di un approccio vocale impetuoso e solenne. Maestosi sono anche i veloci riff di chitarra, che tuttavia non aggiungono nulla di nuovo al panorama Metal, già colmo di acts simili ai Burning Point.
Più trascinante ed originale è Heart Of Gold, più distesa nelle sue aperture melodiche e più votata a scoprire i meandri del Progressive soprattutto nella direzione delle tastiere e delle chitarre clean.
Burned Down The Enemy si trasforma in un susseguirsi di pezzi Heavy/Power profondamente influenzati dagli Iron Maiden (Dawn Of The Ancient War) o da formazioni tedesche come gli Edguy (Hell Awaits): tecnicamente perfetti, i Burning Point peccano nel fattore personalità, limitandosi ad imitare i canoni di un genere già proposto da innumerevoli realtà nella scena europea. Sono invece episodi come From The Beginning Of It All a rialzare le sorti dell’album, perché emerge l’anima più atmosferica dei quattro finnici, che arricchisce con il suo sound avvolgente ed onirico.
Le sferzate di tastiera emergono con efficacia nelle introduzioni dei brani, come testimonia la cavalcata Power To Hell And Back, ripetitiva e monotona però nel suo incedere. Pete Ahonen si distingue in ogni canzone con il suo timbro incisivo e travolgente, dando il meglio di sé in Against The Madness Of Time, dal mood più tenebroso e chiuso.
Concludendo, Burned Down The Enemy contiene solo poche idee brillanti, rappresentate dalle tracce meno legate al contesto Power, e cioè a quel calderone di bands tutte uguali fra loro e prive di elementi innovativi che possano farle distinguere per personalità.
I Burning Point di strada ne hanno ancora da fare parecchia, per uscire da quel miscuglio omogeneo che è il Power Metal nel nostro continente; essendo però musicisti con una certa esperienza, non sarà poi tanto difficile cambiare direzione di song-writing, puntando su soluzioni inedite senza perdere la grinta attuale.